Piero Marchesi accusa e segnala: "L’iniziativa che propone di plafonare il canone radiotelevisivo a 200 Franchi annui è dietro l’angolo e a quel punto anche in Ticino ci saranno molti che non saranno più disposti a firmare assegni in bianco"
di Piero Marchesi*
L’articolo 2 cpv. 1 della concessione tra la Confederazione e la SSR, di cui la RSI fa parte, cita: “La SSR progetta la propria offerta editoriale autonomamente e agisce indipendentemente dallo Stato e da singole entità sociali, economiche e politiche.” Ci sono altri articoli altrettanto importanti che determinano i compiti dell’azienda verso la Confederazione - e il popolo-, ma questo lo ritengo il più significativo.
Sono certamente uno dei sostenitori del servizio pubblico, soprattutto da svizzero di lingua italiana, regione che beneficia molto della solidarietà del resto del paese.
I principi contenuti nell’articolo evidenziato sono però in gran parte disattesi perché l’indipendenza dell’informazione è parecchio deficitaria. Soprattutto nella Svizzera italiana.
La RSI ha costantemente privilegiato alcuni temi politici dimenticandone altri. Mi riferisco ad esempio al problema dei cambiamenti climatici, lecitamente portato alla ribalta da una ragazzina svedese e da molti ambientalisti, oltre che da diverse manifestazioni di piazza. Il tema ha certamente la sua legittimità e merita di essere trattato dai media, ma con dovuta proporzione e imparzialità rispetto ad altri eventi che accadono nel paese e nel mondo.
Ogni sera al Quotidiano o al TG della RSI si assiste almeno a un servizio, se non due o tre, sui cambiamenti climatici. E quando i cambiamenti climatici non c’entrano, perché la cronaca riporta un semplice smottamento di poco più di una carriola di terra in qualche valle ticinese, il giornalista di turno trova comunque l’appiglio per attribuirne la causa al fenomeno mondiale.
È inutile negare che questa martellante informazione abbia portato acqua al mulino dell’area rosso-verde in occasione delle recenti campagne elettorali, spero questi ultimi abbiano almeno ringraziato la direzione RSI.
Un altro esempio è l’ampio spazio dedicato ai presunti danni della Brexit all’Inghilterra e al fatto che secondo i sondaggi il popolo avrebbe eletto chi contrastava l’uscita dall’UE. Un’ampissima copertura fino all’esito delle urne, quando il popolo inglese ha invece deciso di affidarsi a chi la Brexit la vuole davvero portare a termine, la copertura della RSI si è ben presto dissolta.
Di esempi di imparzialità potrei farne molti altri anche a livello locale, come quando commentando l’arresto di un ex politico ticinese non veniva mai dimenticato di aggiungere che era stato un ex presidente dell’UDC ticinese, quando invero non lo era più da oramai 11 anni.
Casi simili,ma con protagonisti politici di sinistra ancora in attività, vengono invece trattati con estrema discrezione.
Prima di esporre pubblicamente queste critiche ho espresso più volte la mia opinione e quella del partito che rappresento ai diretti interessati, ricevendo tutte le volte una sistematica chiusura alla critica, tipico atteggiamento di chi non è confrontato con la concorrenza del libero mercato.
Mi dispiace per i molti professionisti che lavorano nell’azienda con passione e competenza, perché per l’imperizia e arroganza di alcuni loro manager, finiranno anch’essi per pagarne le conseguenze.
L’iniziativa che propone di plafonare il canone radiotelevisivo a 200 Franchi annui è dietro l’angolo e a quel punto anche in Ticino ci saranno molti che non saranno più disposti a firmare assegni in bianco.
*presidente UDC