"Da Berna segnale chiaro: gli aiuti sono finiti. Senza un intervento cantonale, a settembre, molte piccole e medie realtà economiche rischiano di sparire"
di Rupen Nacaroglu*
È arrivata l'ora che il Cantone intervenga. Siamo in molti ad attendere da giorni che si riattivi la discussione sul prolungamento delle misure straordinarie di aiuto all'economia. Siamo in molti ad aspettare da giorni che tornino d'attualità le difficoltà che stanno affrontando le attività economiche che non hanno più nessun sostegno da parte della Confederazione. È da giorni che, deluso, mi rendo conto che non ci sono l'energia e la volontà politica necessarie per affrontare il tema.
La decisione di ieri del Consiglio Nazionale di non trattare la questione prima della seduta di settembre rappresenta un segnale molto chiaro, anzi due: da una parte sembra proprio che a Berna si sia deciso di non sostenere più gli indipendenti e le piccole e medie imprese a conduzione famigliare; dall'altra si sono finalmente rotti gli indugi: a Palazzo federale c'è la volontà di responsabilizzare i Cantoni affinché prendano in mano il destino di questi soggetti economici.
È un ragionamento molto semplice: in diversi settori il lento ritorno alla normalità è ancora, ahimè, molto lontano, così come la possibilità di tornare a lavorare. L'emergenza per tutti questi imprenditori è pertanto lungi dall'essere terminata. Terminati però, dal 31 maggio, sono tutti gli aiuti che le categorie succitate ricevono dall'ente pubblico. Parlo di tutte le piccole società che come dipendenti hanno i soci stessi, piccole società spesso a conduzione familiare in cui sono impiegati marito e moglie e che, se attive in un settore che non è "tornato alla normalità", si ritrovano oggi ai piedi della scala nella medesima situazione d’incertezza che ha caraterizzato i mesi di lockdown.
Nel frattempo, la Confederazione è intervenuta con sistemi efficaci e puntuali anche se insufficienti. I Cantoni invece sono rimasti quasi tutti immobili ad aspettare “mamma Helvetia”. Ed è proprio per questo che adesso è arrivata l'ora che i Cantoni si attivino con forza a sostegno delle categorie economiche in evidenti difficoltà e questo, soprattutto, per scacciare lo spettro dell'intervento comunale, obbligatorio e necessario, degli istituti assistenziali. Perché è di questo che si tratta: se la Confederazione non interviene, sussidiariamente tocca al Cantone e di seguito al Comune. Attenzione, non stiamo parlando di poche e sporadiche situazioni ma di tantissime realtà economiche che a settembre rischiano di non esistere più, destinate a fallire e con loro, senza aiuti, tutti i loro dirigenti / dipendenti.
È davanti agli occhi di tutti: la situazione di emergenza economica e produttiva è lungi dall'essere terminata ed è per questo che è arrivato il momento che siano i Cantoni ad intervenire. È necessaria l'istituzione di un fondo straordinario e urgente a sostegno di tutte quelle attività, indipendenti e PMI, che la tanto agognata normalità non l'hanno ancora né rivista né assaporata.
Non ci sono scorciatoie o altre soluzioni praticabili. Se la Confederazione non si muove è il Cantone che deve fare in modo che le attività economiche - e con loro le persone - non siano costrette a pesare sulle casse assistenziali trasformando l'attuale crisi economica in una ben più grave crisi sociale.
*Consigliere Comunale PLR Lugano