Il segretario di OCST nel suo discorso in occasione del Primo maggio tocca diversi temi, da Divoora agli aumenti previsti delle casse malati
di Riccardo Ricciardi*
Nel momento in cui la guerra infuria in Ucraina e gli appelli di Papa Francesco e delle Nazioni per la pace e il diritto dei popoli all’autodeterminazione sembrano inascoltati, ci ritroviamo a festeggiare il lavoro in occasione del Primo Maggio.
Lo facciamo in condizioni meno drammatiche, certo, ma nondimeno preoccupanti per le lavoratrici e i lavoratori confrontati con pressioni sui redditi legati all’aumento di prezzi di beni e servizi, che erodono il potere di acquisto dei redditi delle famiglie.
Tutto questo incide ancora di più sulle lavoratrici e sui lavoratori ticinesi che subiscono, come abbiamo ancora recentemente denunciato, i salari più bassi della Svizzera.
Ad aggravare la situazione gli annunciati aumenti dei premi della cassa malati: già si parla di un aumento di oltre il 3 per cento nel nostro Cantone. Sono necessarie misure importanti e chiediamo un serio intervento in questo ambito dalla politica nazionale: non si può continuare a sostenere che in Ticino i salari sono più bassi perché il costo della vita è inferiore, salvo poi avere i premi di cassa malati più alti della Svizzera. Nel nostro cantone, com’è immaginabile, questi premi consumano una quota del reddito disponibile del 30% superiore agli altri cantoni.
Iniziano a farsi sentire forti richiami alla politica perché intervenga, per esempio limitando i premi ad una quota del reddito disponibile. Una misura che Meinrado Robbiani, allora consigliere nazionale, aveva già proposto, purtroppo senza successo.
La precarietà del lavoro minaccia i nuovi contesti lavorativi, che in occasione del nostro ultimo Congresso avevamo indicato come a rischio: in particolare quelli legati alla Gig economy. Come hanno dimostrato i contratti indecenti imposti alle lavoratrici e ai lavoratori da un’azienda che gestisce una nota piattaforma di consegna a domicilio. Su questo fronte siamo presenti e manteniamo alta l’attenzione pronti a denunciare le situazioni di sfruttamento in un mercato del lavoro che rimane, sotto diversi aspetti, teso e spesso privo di adeguate regole contrattuali in Ticino.
Come abbiamo accennato, tra i fattori che incidono sui redditi delle persone in questo periodo difficile figurano i prezzi delle materie prime e fra queste l’energia, necessaria per tutti, per l’economia come per le famiglie.
“Le sfide del lavoro nella transizione ecologica” è il tema che abbiamo scelto per avviarci su un percorso nuovo nel nostro ruolo di associazione che rappresenta il lavoro e i lavoratori e desidera promuovere la loro partecipazione in un momento di grande trasformazione come quello che stiamo vivendo. Con il ciclo di incontri che iniziamo oggi, il sindacato OCST vuole esprimere la fiducia nei valori che fondano la nostra azione nella società e nell’economia, ed essere soggetti attivi, che non vogliono subire la cattiva sorte che sembra minacciarci da
più parti.
Alla luce del particolare ruolo che ci ha affidato la recente riflessione cristiana in campo economico – un esempio su tutti quella condotta dal prof. Stefano Zamagni – e che si è magnificamente resa esplicita nell’iniziativa “L’Economia di Francesco”, tra le analisi svolte è emersa la convergenza tra portatori di interesse, cioè tra capitale e consumatore. Per ridurre i prezzi al consumatore ne fa le spese il lavoratore, che si vede diminuire il proprio reddito e il proprio potere di acquisto. La contraddizione che emerge finisce per essere quella tra consumatore e lavoratore e non più come in passato principalmente tra capitale e lavoro.
Desideriamo riflettere su questa contraddizione e sulla responsabilità che abbiamo come consumatori e come sindacato che rappresenta i lavoratori nell’ottica del vero bene comune, cioè il bene di tutti e di ciascuno. Ci impegniamo per un mercato responsabile verso tutti e dal
nostro punto di vista rispettoso di chi, uomo e donna, lavora.
Nell’intervista all’economista inglese Kate Raworth, che ha avuto un ruolo importante ne “L’Economia di Francesco”, (intervista, pubblicata nella rivista del DEAS della SUPSI “Ìride” il mese di maggio dell’anno scorso,) l’autrice del famoso libro “L’economia della ciambella” indica il prossimo passo per la crescita di un modello economico equilibrato, non un altro libro, non una teoria, ma – e cito rimandando all’intervista integrale nel sito della SUPSI – “la creazione di
un’organizzazione che aiutasse a cambiare radicalmente il modo di fare economia”, così è nascono i “Laboratori di azione economica della ciambella”, e ci piacerebbe collaborare con un’iniziativa di questo tipo in Ticino.
Tornando al tema della serata di oggi, il mercato energetico è caratterizzato in questo momento da rischi legati all’approvvigionamento e al rincaro dei prezzi, fattori questi che condizionano, come abbiamo visto, il funzionamento di numerosi settori produttivi e sono tra le cause del rincaro che minacciano i redditi.
Oggi iniziamo con il primo ospite, che ci onora della sua partecipazione in occasione del nostro Primo Maggio “anticipato”, il direttore dell’Azienda Elettrica Ticinese, con cui OCST ha un significativo e stretto rapporto che risale lontano nel tempo e che si traduce in una relazione leale e, penso di poter dire, conveniente per le parti, nel contratto collettivo di lavoro per i dipendenti dell’AET, recentemente rinnovato dai colleghi sindacalisti attivi nel settore energetico.
Perciò ringrazio il direttore Roberto Pronini per aver accettato il nostro invito. Iniziamo dal tema energetico, che, come accennato, tratteremo – senza averlo previsto – anche in relazione all’urgenza che emerge dall’attualità delle effettive difficoltà di approvigionamento legate al conflitto dichiarato dalla Russia e dalla necessità di sviluppare vettori alternativi adeguati ai bisogni e rispettosi delle esigenze ambientali anche nel nostro “piccolo” Ticino.
*Segretario cantonale OCST