POLITICA E POTERE
Transizione ecologica, le rivendicazioni dell'OCST
I lavoratori e le lavoratrici, riuniti a Rivera, hanno sottoscritto alcune richieste negli ambiti dell'energia, dell'abbigliamento, della mobilità, dell'alimentazione, della riparazione e della cura

RIVERA - La transizione ecologica e le sfide in merito ad essa insite nel mondo del lavoro sono i grossi temi sollevati dall'OCST in occasione della giornata dei lavoratori. A Rivera sono state sottoscritte alcune rivendicazioni in vari ambiti che vanno verso il rispetto dell'ambiente e delle sue risorse: in particolar modo, sull'energia, sull'abbigliamento, sull'alimentazione, sulla mobilità, sulla riparazione e sulla cura.

In merito all'energia, le lavoratrici e i lavoratori aderenti al sindacato sottolineano come "il Canton Ticino gode di un patrimonio naturale inestimabile: l’acqua e il sole. Chiediamo che queste risorse vengano valorizzate nella misura del possibile per produrre energia che vada a beneficio delle persone, delle famiglie, della comunità e delle attività economiche. Per questo è necessario: sostenere ancora maggiormente famiglie, imprese e comunità nel miglioramento dell’efficienza energetica degli edifici e nell’installazione di impianti fotovoltaici, favorire in questo ambito la produzione locale di pannelli e componenti, favorire, con specifici programmi, la formazione dei giovani e la riconversione professionale di chi perderà un impiego in altri settori. Infatti, per rafforzare la produzione fotovoltaica e idroelettrica, il settore energetico richiederà personale qualificato a tutti i livelli, sostenere l’Azienda elettrica ticinese e le altre aziende elettriche del territorio per i grandi investimenti necessari all’adattamento e al potenziamento della rete e degli impianti e sostenere la riconversione verso la mobilità elettrica: a differenza delle fonti fossili infatti la produzione e la distribuzione di energia elettrica generano posti di lavoro nel nostro cantone e in Svizzera". Si impegnano per "risparmiare l’energia nella misura del possibile evitando gli inutili sprechi come il surriscaldamento degli edifici o usando in modo parsimonioso l’aria condizionata. Si impegnano inoltre per continuare a seguire le indicazioni giunte in occasione della crisi energetica di questo inverno e proporre all’interno delle aziende e tramite le commissioni del personale, progetti condivisi che mirano alla riduzione del consumo energetico e alla promozione delle energie rinnovabili".

In merito all'abbigliamento, "le lavoratrici e i lavoratori dell’OCST, consci del grande impatto sociale e ambientale della cosiddetta Fast Fashion e memori delle lotte condotte fin dagli esordi del nostro sindacato dalle lavoratrici impiegate nel settore tessile in Ticino chiedono che la Svizzera pretenda dalle multinazionali anche all’estero il rispetto delle norme in materia di sicurezza del lavoro e protezione dell’ambiente valide nel nostro paese e il rispetto di condizioni di lavoro dignitose e di salari adeguati, che venga sostenuta la produzione locale, per quanto non sufficiente a garantire tutte le necessità della popolazione, che venga sostenuta la ricerca di tecnologie e sistemi per riorientare la produzione di abbigliamento e di scarpe verso l’on demand in modo da ridurre gli sprechi e riportare una parte della produzione nel nostro Cantone, che già ospita aziende orientate in questa direzione" e si impegnano per "acquistare in modo consapevole ed usare adeguatamente i capi di abbigliamento, riconoscenti alle persone che alle nostre latitudini o all’estero hanno contribuito con il loro lavoro alla produzione di questi abiti e di queste scarpe e consci del valore delle risorse materiali impiegate".

In merito all'alimentazione, sostengono come "la produzione agricola svizzera copre una quota rilevante degli alimenti necessari alla popolazione. Si tratta di un elemento importante per garantire la sicurezza di approvvigionamento e la presenza sul territorio di professionisti competenti attivi nell’agricoltura, nell’allevamento e nella trasformazione alimentare. Le richieste sono che si favorisca la formazione di alto livello in questi ambiti così essenziali, si sostengano queste professioni, garantendo condizioni adeguate al sostentamento, ma anche alla possibilità di effettuare investimenti, che la grande distribuzione favorisca la distribuzione di prodotti agricoli, specialmente ortofrutticoli, non standardizzati. Chiedere una maggiore standardizzazione equivale spesso ad una penalizzazione economica del contadino, ad un grave spreco di prodotti di qualità, ma esteticamente non conformi allo standard". L'impegno in questo caso è quello di "dare la giusta importanza alla qualità del prodotto alimentare, che, essendo naturale, non può essere standardizzato e favorire la stagionalità e la produzione locale anche rispetto a prodotti biologici che arrivano dall’estero".

"La mobilità è il settore in cui si fatica maggiormente a ridurre le emissioni di Co2. In Ticino il rafforzamento progressivo dei trasporti pubblici ha portato alla creazione di numerosi posti di lavoro". Dunque le lavoratrici e i lavoratori dell’OCST chiedono che "si continui nel rafforzamento dei mezzi di trasporto pubblico anche per le zone periferiche, si potenzi la disponibilità di mezzi pubblici per quelle zone ad alta intensità di lavoro che oggi non sono servite adeguatamente, le aziende siano aperte al dialogo nel favorire il telelavoro in condizioni quadro che non limitino le possibilità di carriera o di socializzazione di chi ne usufruisce, si favorisca lo sviluppo di agglomerati urbani nei quali si possano raggiungere i servizi in brevi spostamenti con i mezzi o a piedi, si renda l’accesso ai mezzi pubblici sempre più economicamente sostenibile per tutti. Si tratta di un investimento importante che evita altri costi (viabilità, salute…)". L'impegno preso è quello di "ridurre l’uso dell’automobile negli spostamenti quotidiani e proporre all’interno delle aziende, tramite le commissioni interne del personale, progetti condivisi per migliorare l’impatto complessivo in termini di mobilità, sia per l’uso privato che aziendale, per esempio favorendo le riunioni online, gli spostamenti per motivi di lavoro tramite i mezzi pubblici o la mobilità lenta".

L’OCST, "tramite l’Ospedale del giocattolo e GiocaSolida, da lunghi anni sensibilizza e opera concretamente per favorire il riuso e la riparazione dei giocattoli. Questo ha permesso la riduzione dello spreco e la diffusione di una cultura di rispetto per le cose, che originariamente si rifà ad un rispetto per le persone che le hanno progettate e prodotte e per le risorse utilizzate. È un elemento essenziale dell’economia circolare. Le lavoratrici e i lavoratori dell’OCST chiedono che venga favorita la formazione professionale di persone specializzate nella riparazione di oggetti, elettrodomestici, abiti, utensili, giocattoli, computer. Per questo tipo di attività sono necessarie competenze di alto livello che purtroppo sono sempre più rare da reperire, si faccia opera di sensibilizzazione e di educazione al rispetto, alla condivisione, al riuso e alla riparazione degli oggetti. La diffusione di queste pratiche crea opportunità lavorative interessanti". Le lavoratrici e i lavoratori dell’OCST si impegnano per "favorire il riuso di oggetti che non sono più necessari, la riparazione di quelli rotti e il riciclo corretto di quanto non più riparabile e valutare l’acquisto di oggetti ed elettrodomestici rigenerati, una pratica che permette di risparmiare risorse e favorisce l’occupazione"-

Nel settore della cura, "il percorso compiuto ha permesso di osservare che per una transizione ecologica che sia equa dal punto di vista sociale è necessario che l’economia si orienti verso il vero benessere delle persone. Abbandoni l’unico sterile obiettivo del raggiungimento del profitto, verso una visione più ampia che comprenda i concetti di relazione e di cura. Un’economia che non deve percepirsi come staccata dalla vita comunitaria, ma pienamente inserita e responsabile a tutti i livelli delle proprie iniziative, delle persone coinvolte e delle conseguenze del proprio operato. Le lavoratrici e i lavoratori dell’OCST chiedono  che il Ticino adotti un “Indice di benessere” che consenta di misurare quanto l’andamento economico incida effettivamente sul benessere delle persone".

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