SECONDO ME
Franco Celio: cosa vuol dire "dare le dimissioni"
Volontarie o involontarie, "sine die" o "con effetto immediato": da De Gaulle a Castex, fino ad Aldi e Bignasca. Un'analisi del significato del termine e delle sue varie declinazioni

di Franco Celio *

“Dare le dimissioni” significa, di per sé, comunicare ufficialmente che non si intende più svolgere un certo mandato. Non sempre, però l’azione è del tutto volontaria. Vi sono ad esempio le dimissioni del primo ministro francese Jean Castex che sono chiaramente involontarie, dovute al fatto che di recente vi è stata l’elezione del nuovo (vecchio) capo dello Stato, e che tale gesto fa parte della prassi, per consentire al presidente della Repubblica, Macron, la nomina di un nuovo primo ministro, in questo caso nella persona della signora Elisabeth Borne, nella speranza che il cambiamento consenta al suo partito di conseguire una vittoria alle prossime elezioni legislative.

Vi sono pure “dimissioni” date per protesta, per denunciare determinati comportamenti che gli interessati giudicano negativi. Normalmente un dimissionario indica la data entro cui desidera essere sostituito e i motivi che lo hanno spinto a prendere la sua decisione. A questa regola vi sono però delle eccezioni. In certi casi. Talvolta vi sono infatti delle dimissioni “sine die” o con argomentazioni puramente laconiche. Un esempio al riguardo è costituito dalla rinuncia del generale De Gaulle alla presidenza della Repubblica francese. Egli scrisse infatti seccamente, il 27 aprile 1969, dopo essere stato sconfitto nel referendum sulla regionalizzazione e la riforma del Senato, in quel suo stile altero che non ammetteva repliche: “Je cesserai d’exercer mes fonctions de président de la République demain, lundi, à onze heures”. In altri casi gli interessati rassegnano invece le dimissioni, per così dire “sine die”. In qualche caso i dimissionari non forniscono invece nessuna spiegazione dei motivi della loro decisione. È questo il caso, alle nostre latitudini, di Sabrina Aldi e di Boris Bignasca, usciti alla chetichella dagli organi direttivi dell’associazione “sindacale” TiSin, ciò che ha dato modo a un avversario dichiarato di detta associazione di parlare di “arte della fuga” provocata forse perfino da calcoli elettorali. In altri casi si parla invece ”dimissioni con effetto immediato”, quando proprio qualcuno non vuol più saperne di rivestire una determinata carica.

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