Il Consigliere nazionale UDC: "Un sì alla 13esima AVS non implicherà il taglio di altre spese, ma maggiori imposte e prelievi salariali"
*Di Paolo Pamini
L’AVS non sta bene e la recente riforma che ha appena aumentato l’IVA dal 7.7% all’8.1% assicura un finanziamento solo fino al 2030. L’approvazione della 13esima AVS comporterebbe maggiori prelievi salariali e ulteriori aumenti dell’IVA, colpendo le fasce meno abbienti.
L’iniziativa sulla 13esima AVS mira a ripartire ancora più risorse nella popolazione svizzera, spingendo verso più socialismo previdenziale anziché verso maggiore responsabilità personale. La sinistra sostiene che possiamo finanziare un aumento delle rendite per tutti, ma non dice come. Se gli anziani guarderanno egoisticamente solo alle loro tasche, affonderanno le mani in quelle dei loro figli e nipoti, chiamati a pagare ancor più imposte e contributi in nome di un patto generazionale di fatto rotto.
Non fraintendiamoci: anche in Svizzera ci sono anziani in difficoltà. Perché la sinistra non proposto un aumento delle prestazioni complementari? Si potrebbero oppure defiscalizzare le rendite AVS, con un effetto simile alla 13esima ma solo a vantaggio dei pensionati locali e non di quelli all’estero.
Ovviamente sarebbe meglio aiutare i nostri anziani anziché spendere miliardi di franchi per asilanti o per programmi di aiuto allo sviluppo. Tuttavia, visti gli equilibri politici a Berna un sì alla 13esima AVS non implicherà il taglio di quelle altre spese, bensì maggiori imposte e prelievi salariali.
La 13esima AVS è ingiusta verso i giovani, molto costosa e non mirata su chi ha bisogno. Essa rompe del tutto il patto generazionale, con i babyboomer che si godrebbero una mensilità in più a spese delle generazioni future, oltre a decenni di debiti causati dalla continua crescita dello Stato.
*Consigliere nazionale UDC