SECONDO ME
Marchesi: "Cassa pensione dello Stato: basta privilegi con i soldi dei contribuenti"
"I primi a votare No dovrebbero essere i giovani docenti, i poliziotti fino a 55 anni, i dipendenti dello Stato e di tutte gli Enti affiliati che sono ancora lontani dall’età pensionabile. Ecco perchè"

di Piero Marchesi*

In passato c’è chi aveva osato definirla “la Rolls Royce delle casse pensioni”, ma in realtà se guardiamo i dati oggettivi, la IPCT, la cassa pensione dei dipendenti dello Stato, è una vecchia utilitaria che fa ruggine da tutte le parti. Il confronto con altre casse pensioni pubbliche è impietoso. L’IPCT ha un grado di copertura del 65%, quella dei Grigioni del 113%, quella di Lucerna del 109% e quella di Berna del 95%.

Ad aver causato questo dissesto sono più fattori, uno di questi il passaggio dal primato delle prestazioni a quello delle contribuzioni, che ha permesso di definire la rendita dei pensionati non sulla base di una percentuale dell’ultimo salario, bensì sul capitale realmente accumulato, aspetto risolto solo dopo il 2012. Ma anche l’elevato tasso di conversione, che per l’IPCT è ancora del 6,05%, quando le casse pensioni private sono tutte inferiori al 5%. Anche qui il confronto con le altre casse pensioni degli altri Cantoni è emblematico. 5,20% di Lucerna, 4,86% di Zurigo, 4,80% a Berna.

Nel 2012 i contribuenti ticinesi hanno iniettato nelle casse della IPCT ben 500 milioni di Franchi, ogni anno nei conti pubblici c’è un importante somma a risanamento della cassa pensione dello Stato e ora, siamo ancora chiamati a mettere mano al portamonete. Non per risanare la IPCT, bensì per decidere se stanziare altri 22 milioni l’anno per mantenere un tasso di conversione più alto della media e maggiore di quanto la IPCT possa garantire.

Signore e signori, ecco i privilegi! I ticinesi che lavorano nel privato si sono visti decurtare progressivamente il tasso di conversione a meno del 5%, e di conseguenza pure la loro rendita pensionistica, per i dipendenti pubblici invece si vuole chiamare ancora una volta alla cassa i contribuenti per garantire prestazioni che nessuno nell’economia privata e nemmeno nelle amministrazioni pubbliche degli altri Cantoni riceve.

Anche se venisse accolta la proposta in votazione ben presto verremo ancora chiamati alla cassa. Lo dice chiaramente il perito della IPCT che ha valutato solamente nel 50% la probabilità che la cassa pensione possa raggiungere il grado di copertura minimo dell’85% entro il 2051 previsto dalla legge.

È evidente che l’obiettivo dei partiti che sostengono questa proposta – PLR, Il Centro, PS, Verdi e partitini di sinistra – sia quello di nascondere le loro responsabilità, rimandando a un’altra puntata il risanamento dell’IPCT. Tutti sanno che il discorso è solo posticipato e che, paradossalmente, dire di Si il prossimo 9 giugno significherebbe distogliere l’attenzione dall’aspetto principale, ovvero che la IPCT ha un debito di 3 miliardi (più alto di quello del Cantone) e che le rendite in futuro non potranno essere garantire se non con una drastica riforma, che dovrà necessariamente chiamare alla cassa anche i pensionati d’oro che beneficiano di rendite che non hanno maturato.

I primi a votare No dovrebbero essere i giovani docenti, i poliziotti fino a 55 anni, i dipendenti dello Stato e di tutte gli Enti affiliati che sono ancora lontani dall’età pensionabile, perché se vogliono avere una minima certezza di ricevere una pensione quando sarà il loro turno, allora devono ora obbligare i partiti storici ad ammettere le loro responsabilità e a promuovere una profonda riforma, rifiutando l’ennesimo inutile cerotto.

*presidente UDC

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