Il presidente UDC ci scrive: "Sarebbe un passo fondamentale per garantire una formazione scolastica più orientata alle reali esigenze del mercato del lavoro"
di Piero Marchesi*
Una parte significativa del mondo della scuola, come esemplificato in un’opinione dei docenti Nina Pusterla e Paolo Calanchini “Il gran ballo della scuola” pubblicato su La Regione il 20 novembre, sembra ritenere che il diritto di occuparsi di temi educativi sia prerogativa esclusiva degli addetti ai lavori, escludendo così ogni possibilità di dialogo con l'esterno.
Questa visione, che si fonda sulla presunzione di detenere l’unica verità, non solo risulta limitante, ma può diventare addirittura pericolosa. Se ogni settore della nostra società fosse regolato da una logica simile, avremmo esclusivamente fiscalisti a occuparsi di fisco, poliziotti della sicurezza, ingegneri delle costruzioni, senza che alcun altro soggetto possa esprimere un parere, anche se fondato. Tale atteggiamento non favorisce la crescita e il miglioramento, ma rischia di contribuire al ristagno di sistemi che, per definizione, dovrebbero essere dinamici e aperti.
In questo contesto, la posizione dell'UDC è chiara: la scuola non può essere separata dal mondo economico. È fondamentale che i nostri giovani, una volta concluso il loro percorso educativo, siano preparati ad affrontare il mondo del lavoro con le competenze e le attitudini necessarie per inserirsi attivamente e con successo nel contesto economico. Continuare a trasmettere l'idea che aspetti come l’impegno, la competizione e la dedizione siano secondari, quando nella realtà sono tra i requisiti fondamentali nel mercato del lavoro, non fa altro che creare un divario tra l’educazione scolastica e le reali necessità del mondo professionale.
Alcuni Cantoni, ad esempio, hanno già avviato un’importante sinergia tra scuola ed economia, con benefici concreti per le nuove generazioni. La scuola deve essere vista come un primo passo verso il mondo del lavoro, non come un entità separata o antagonista all’economia. Solo con una connessione stretta tra questi due mondi sarà possibile offrire ai giovani le migliori opportunità per sviluppare le proprie ambizioni, assicurando che possano affrontare con successo le sfide professionali future.
Proprio per questo motivo, sostengo la proposta di separare il Dipartimento delle Finanze da quello dell'Economia e suggerisco di accorpare quest’ultimo all’Educazione. Sarebbe un passo fondamentale per garantire una formazione scolastica più orientata alle reali esigenze del mercato del lavoro. In questo modo, si potrà pianificare una formazione che non solo stimoli i sogni e le ambizioni dei giovani, ma che allo stesso tempo li prepari ad affrontare le sfide del mondo economico, evitando di inseguire come un mantra l’inclusività a discapito della qualità.
Per realizzare tutto questo, è essenziale che anche la scuola e i suoi docenti dimostrino l'attitudine giusta e siano aperti al dialogo, accogliendo proposte e visioni esterne. Il rifiuto a priori di opinioni differenti, come quello espresso dai due docenti, non aiuta la scuola a crescere e non permette di affrontare le sfide del futuro con uno spirito costruttivo e collaborativo. Solo mettendo in relazione il mondo della scuola e quello dell’economia, sarà possibile garantire ai nostri giovani un futuro prospero, evitando che si formino disoccupati o persone incapaci di competere in un mondo sempre più esigente.
*presidente UDC