“L’aumento delle transizioni di genere in Svizzera è un tema politico di indiscutibile attualità, ma di cui si conosce e si parla ancora troppo poco. E solleva questioni non solo mediche ma anche etiche, soprattutto quando si tratta di minorenni"
di Giuseppe Cotti *
Nel giro di pochi anni, la Svizzera ha registrato un aumento enorme delle procedure mediche per la transizione di genere. Da pochissimi casi siamo arrivati al picco di 556 interventi chirurgici nel solo 2024, con un aumento di 70 rispetto all’anno precedente. Diversamente rispetto a quanto avveniva nel secolo scorso, oggi le transizioni da donna a uomo sono nettamente preponderanti. La diffusione di questi interventi è quindi un tema politico di indiscutibile attualità, e solleva questioni non solo mediche ma anche etiche – soprattutto quando le persone coinvolte sono minorenni.
Una delle questioni centrali riguarda l'uso dei bloccanti della pubertà. In origine, questi farmaci dovevano essere una risposta temporanea alla disforia di genere: in caso di utilizzo a lungo termine, modalità che oggi prevale, comportano però rischi significativi ed effetti ancora sconosciuti, vista la mancanza di studi approfonditi. La preoccupazione cresce se ascoltiamo la voce di esperti come l'endocrinologo pediatrico Urs Eiholzer, che ha avuto il coraggio di rompere il silenzio che ancora in Svizzera ammanta l'uso di questi trattamenti su pazienti minorenni; lo specialista ha sottolineato il rischio di danni irreversibili e la fortissima spinta cultural-mediatica verso una “bolla affermativa di genere”, che punta a silenziare qualunque riflessione critica.
Questo dibattito è invece in una fase molto più avanzata in altri Paesi – come il Regno Unito, la Svezia e la Finlandia – che dopo la fase di “ebbrezza affermativa”, simile a quella che oggi viviamo in Svizzera, hanno fatto marcia indietro e introdotto severe restrizioni su questi trattamenti nei confronti di pazienti minorenni. Queste Nazioni, una volta considerate “progressiste” e “all'avanguardia nella teoria affermativa di genere”, stanno ora rivalutando la propria posizione a causa delle sempre più chiare indicazioni sulla scarsa sicurezza ed efficacia dei bloccanti della pubertà, e sulle conseguenze irreparabili delle procedure di transizione.
Questi sviluppi pongono interrogativi urgenti per la Svizzera. È fondamentale che il Consiglio di Stato adotti una moratoria sull'uso di bloccanti della pubertà, seguendo l'esempio di altri Paesi, limitando la somministrazione di questi potenti farmaci a contesti sperimentali rigorosamente monitorati. È altrettanto cruciale garantire che le famiglie siano sempre pienamente informate sui potenziali rischi e sui benefici di questi trattamenti, senza ricatti morali come quello – basato su una infame “fake news”, ampiamente smentita a livello scientifico – per cui chi non concede la transizione a un figlio lo sta “spingendo al suicidio”.
In risposta a una situazione realmente problematica, insieme a Fiorenzo Dadò e altri cofirmatari ho presentato un'interrogazione al Consiglio di Stato. La prima richiesta è che vengano condivise le cifre sull'uso di questi trattamenti nel nostro Cantone: la seconda è che siano valutati i margini di intervento per vietarne o limitarne l'uso, a tutela della salute e del benessere dei minori. Allo stesso tempo, analogamente a quanto stanno facendo altri Paesi, occorre che in Svizzera venga avviata una riflessione approfondita sul ruolo dell'educazione e delle politiche scolastiche in relazione a questi argomenti. L’istruzione pubblica è un ambiente che deve rispettare la diversità di opinioni e incoraggiare un approccio critico e informato, senza cadere nell'affermazione incondizionata di posizioni, che potrebbero non essere nell’interesse dei minori.
Un dibattito democratico e libero su questi interventi medici, invasivi e irreversibili, è cruciale per garantire che le decisioni mediche nei confronti dei minori siano prese con la massima cautela. Nello spirito fondamentale della medicina, per cui “per prima cosa occorre non nuocere”, la base di ogni trattamento deve sempre essere un solido fondamento etico e scientifico. La Svizzera, come altre Nazioni, ha il dovere di affrontare queste sfide con responsabilità e sensibilità, garantendo la sicurezza e il benessere dei suoi giovani cittadini.
* Deputato in Granconsiglio - Il Centro ed ex vice sindaco di Locarno