"Propongono una visione cupa e pessimistica, che sotto il vestito fatto di «amore per il pianeta e inclusività» nasconde in realtà soprattutto l’odio verso tutto ciò che l’Occidente rappresenta"
di Alessandro Speziali*
Quella del 9 febbraio 2025 è stata di certo la «consueta tranvata popolare», come ben sintetizzato nel suo editoriale Jacopo Scarinci su laRegione giovedì 13, ma sarebbe davvero un peccato mandare agli archivi questa votazione federale senza una messa in prospettiva.
Il pregio dell’iniziativa popolare dei Giovani Verdi è che – proprio in quanto giovani – gli aspiranti rivoluzionari ambientalisti hanno avuto il coraggio di dire, a pieni polmoni, quello che i loro compagni senior hanno nel cuore, ma si limitano a ripetere sottovoce. Perché il 9 febbraio, infatti, abbiamo votato non tanto su una proposta precisa, quanto piuttosto su una visione della nostra società, e del nostro futuro, che è condivisa da chi detta il ritmo all'interno del fronte progressista svizzero.
È una visione cupa e pessimistica, che sotto il vestito fatto di «amore per il pianeta e inclusività» nasconde in realtà soprattutto l’odio verso tutto ciò che l’Occidente rappresenta (la famosa oicofobia), con volontà di radere al suolo il mondo così come lo conosciamo. Sarebbe invece davvero bello (probabilmente un pio desiderio), se queste sconfitte alle urne alimentassero – all’interno del fronte rossoverde – la voglia di essere pragmatici e di collaborare in buona fede alla transizione ecologica. E questo abbandonando i tentativi di sabotaggio del nostro modello di crescita e benessere, che passano anche dai numerosi ricorsi contro i cantieri promossi per potenziare la produzione di energia rinnovabile.
La popolazione svizzera – nel respingere anche questa ennesima proposta estrema – ha comunque chiarito di non considerare sorpassato il nostro modello di società, e di essere più preoccupata per temi concreti come l’onere sempre più massiccio dei costi della salute o il futuro delle pensioni. Questo però non significa essere indifferenti in tema di protezione del clima: la Svizzera su questo fronte fa parecchio, benché il nostro Paese incida praticamente zero sull’inquinamento del Pianeta. Una delle cose che facciamo, e facciamo bene, è impegnarci nella ricerca e nello sviluppo di tecnologie pulite da vendere al resto del mondo, quello che inquina per davvero.
Il già citato editoriale de laRegione ricordava uno dei motti con i quali il PLRT ha chiarito il proprio approccio ai temi ambientali: ecologia senza ideologia. Non è solo uno slogan, ma un’attitudine che una forza liberale deve fare propria per due motivi principali. Il primo motivo è che la scienza ci invita a prenderci cura del nostro Pianeta, perché l’aumento delle temperature sta provocando problemi crescenti. È un gesto dovuto, soprattutto verso le prossime
generazioni, che meritano di ereditare da noi un ambiente vivibile (oltre a conti pubblici con un livello di debito tollerabile). Questa responsabilità intergenerazionale va tradotta in pratiche politiche che puntino a un risultato sostenibile non solo in termini ambientali, ma anche economici e sociali.
Il secondo punto saliente dell’approccio liberale ai temi ambientali è la volontà di non cedere alla tentazione di agire con nuove normative e ulteriori divieti. E a proposito di quest’ultimi, il Technologieverbot per il nucleare sarebbe finalmente da superare, per arrivare un giorno a una produzione di energia pulita ed economica.
La via maestra è dunque quella positiva, che crea vero progresso: significa insistere sulla ricerca, introducendo stimoli e incentivi allo sviluppo economico – perché crescita e qualità di vita non sono un ossimoro. Per quanto riguarda il Ticino, la nostra idea è che occorra continuare a fare in modo che la transizione energetica sia sana e solida: ciò avverrà sostenendo le imprese, diversificando la formazione in nuove professioni d scommettendo su nuovi posti di lavoro qualificati (con salari all’altezza). Questa, per noi, è la via maestra e la risposta efficace sia ai conservatorismi caricaturali sia agli ecologismi pseudoreligiosi.
La soluzione liberale è l’unico modo per conciliare progresso ambientale, economico e sociale.
*presidente PLR