SECONDO ME
Alberto Siccardi: "A Lugano progetti costosi: ma quanto necessari?"
"Prima di lanciarsi in grandi investimenti, ci vorrebbe un’analisi rigorosa di costi e benefici, dati alla mano. Chi spende i soldi dei contribuenti dovrebbe essere sottoposto a controlli sistematici e severi, e sanzioni a fronte di sprechi o abusi"
TiPress / Elia Bianchi

di Alberto Siccardi *

(Articolo pubblicato in "Spazio Libero" su Corriere del Ticino )

Mezzo milione all’anno: è quanto incassa Lugano ogni anno dai suoi contribuenti, persone fisiche e giuridiche, le aziende. Ce lo ha giustamente fatto notare Marco Chiesa il 16 febbraio, durante la Domenica del Corriere condotta da Gianni Righinetti su Teleticino, come un giusto ammonimento a riflettere sulla possibilità, e la necessità, di migliorare la gestione largamente deficitaria del Comune. Si è in generale assistito a una discussione accesa, ma, purtroppo, al di fuori dello schema fisso che dovrebbe guidare le decisioni finanziarie: l’analisi del perché si fa un investimento, qual è il suo scopo; e poi, tutt’altro che banale, se si hanno i fondi per pagare questo investimento qualora si concludesse che è utile alla cittadinanza. Un caso del recente passato e uno del futuro sono emblematici: il Centro sportivo a Cornaredo con le sue inutili torri gemelle, ormai quasi terminato, e il Centro Congressuale, del quale si comincia «pericolosamente» a parlare, a parer mio, non in modo appropriato e sistematico. Per la gente comune che deve far quadrare i conti per vivere e per gli imprenditori che devono rendere conto del loro operato agli azionisti è inimmaginabile che si faccia un investimento senza studiarne accuratamente la giustificazione, la disponibilità dei fondi necessari e la possibilità che si ripaghi nel tempo. È una regola che, molti dicono, non vale nel pubblico. Ma non è vero: vale in modo forse diverso, ma deve valere comunque anche nel pubblico. E sbaglia chi cerca di assolvere degli sprechi colossali solo perché avvengono nel settore pubblico.

Il Centro Sportivo aveva uno scopo preciso, non finanziario, ma valido: quello di dare ai tifosi uno stadio che permettesse alla squadra di calcio luganese di giocare al livello che le spetta. Abbiamo però speso, approfittando dell’ansia degli sportivi luganesi di avere uno stadio all’altezza, il doppio di quanto necessitava: 400 milioni. Questo senza considerare i grossi sorpassi, invece di 180 per il solo stadio, per costruire anche due torri inutili. Per il pagamento si è adottata inizialmente una formula, quella del leasing, che sarebbe costata in interessi trentasei milioni in più di quanto non costerà. Grazie ad una modifica dello schema finanziario, fortunatamente si è optato in questi giorni per una emissione obbligazionaria con interessi molto più bassi. Lode a chi, anche se tardivamente, ha deciso per le obbligazioni. Ma uno non può evitare di pensare che ci sia un po’ di leggerezza e di approssimazione in certe decisioni. Si è anche ipotizzato di vendere immobili al centro di Lugano e altri beni comunali per alleviare il debito comunale. Se ne parla solo adesso? Nessun piano finanziario ma invece una corsa a spegnere un incendio che era facile prevedere. Speriamo che la vendita dei beni comunali non diventi una speculazione!

Per il Centro Congressuale, il secondo tema che vogliamo toccare, quello dei progetti futuri, si sentono dei discorsi "sognanti", senza alcun tentativo di spiegare cosa ci si aspetta da questo nuovo investimento. Credo farebbe piacere a tutti noi se la nuova amministrazione ipotizzasse uno scenario in cui Lugano avesse ritorni a breve, medio e lungo termine dalla presenza di un Centro Congressuale. Ma indicati in termini reali e con dei numeri, anche se necessariamente approssimati. Il ritorno finanziario di un Centro Congressuale passa attraverso la valutazione dei benefici dell’indotto, come il lavoro degli alberghi e dei ristoranti e l’aumento del turismo da parte dei congressisti che visitano Lugano. Ci vanno bene anche dei numeri «sbagliati», ma almeno dei ragionamenti in grado di convincere della buona volontà e delle capacità realizzative di chi deciderà. Questo si chiede a chi investe i nostri soldi: l’impegno cioè a giustificare prima ed eseguire bene poi. Se veramente le analisi economiche sono incoraggianti, stabilire dove farlo e con quali fondi non può richiedere degli anni. Inoltre: l’attuale palazzo dei congressi non può essere ristrutturato? Sarebbe utile fare uno studio.

Fiumi di inchiostro sono stati versati per denunciare sprechi e sospette malversazioni nel settore pubblico. Ma sempre, o quasi, dopo un po’ tutto tace di nuovo. Permettiamoci allora un sogno anche noi su come potrebbero andare le cose, in materia di investimenti e spesa pubblica. Il compito di un amministratore pubblico è sacrosantamente delicato: egli gioca col nostro futuro e con quello dei nostri figli. Partendo da un aspetto che sovente non viene menzionato, è giusto ricordare che un Paese ben amministrato ha una tassazione bassa, che lascia molto del reddito alle famiglie, che potranno vivere meglio ed educare meglio i loro figli. Le aziende stesse potranno investire di più e il Paese sarà attraente per imprese straniere che volentieri si installeranno nel suo territorio. Qualche anno fa è successo dall’Italia alla Svizzera. Oggi si assiste a un movimento contrario, dalla Svizzera in altri Paesi. Ma il punto è anche un altro. Certe pratiche nel pubblico dovrebbero essere perseguite in modo severo con delle commissioni tecniche specializzate di settore e i responsabili identificati dovrebbero pagare (ad esempio con l’esclusione dai pubblici uffici).

Possono suonare come delle banalità, ma chi non rispetta il denaro pubblico tradisce la fiducia che i suoi elettori gli hanno accordato. E la sola esistenza di una legge speciale e appropriata sarebbe un deterrente efficace. Si parla di formare queste Commissioni. Staremo a vedere.

 
* imprenditore

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