Nei prossimi dieci anni il numero di super ricchi potrebbe raddoppiare. L'analisi di Samuele Vorpe, Franco Citterio e Generoso Chiaradonna
A cura della redazione de ilfederalista.ch
Nei prossimi dieci anni il numero di persone con patrimoni superiori ai 100 milioni di franchi residenti nella regione di Lugano, oggi stimato intorno al 40, potrebbe raddoppiare . Lo afferma uno studio recente della società di consulenza Henley & Partners. Le rive del Ceresio sembrerebbero dunque possedere una certa attrattività (anche se la regione, in quest'ottica, non compete con i vertici della classifica occupati dalle grandi metropoli internazionali –New York in testa– né con i principali centri svizzeri, come Zurigo e Ginevra).
Queste proiezioni sono davvero credibili? Il Ticino è già oggi, anzitutto dal punto di vista fiscale, una meta concorrenziale per i grandi patrimoni? Lo abbiamo chiesto a tre esperti: il fiscalista Samuele Vorpe , professore ordinario di diritto tributario alla SUPSI, Generoso Chiaradonna , capo economista del Corriere del Ticino , e Franco Citterio , direttore dell'Associazione Bancaria Ticinese.
Le opinioni dei nostri interlocutori sulla previsione spaziano dal cauto scetticismo al cauto ottimismo. “Difficile fidarsi di queste proiezioni”, osserva Chiaradonna. Più positivo Citterio, secondo cui "possono essere numeri credibili, perché nel confronto internazionale il Ticino è comunque ben posizionato; potremmo essere considerati concorrenziali anche rispetto a regimi come quello di Monaco o del Lussemburgo. Come Svizzera, rimaniamo in una sorta di top five delle destinazioni".
Quasi mille i globalisti
Per comprendere meglio gli snodi della questione, vale la pena analizzare alcuni elementi chiave. Incominciando col porsi una domanda: è possibile stimare fiscalmente quale sia oggi il contributo di questi 40 contribuenti facoltosi e quale potrebbe diventare con il raddoppio dei super-ricchi?
“È risaputo che al gettito delle persone fisiche in Ticino contribuisce in modo significativo un piccolo numero di contribuenti”, spiega Franco Citterio (secondo i dati cantonali in effetti un 3% dei residenti paga circa il 38% del gettito fiscale delle persone fisiche ). Una stima precisa, però, non è possibile, chiarisce Samuele Vorpe: "Le informazioni fiscali sui contribuenti, sul loro patrimonio e reddito, sono coperte dal segreto fiscale. Quindi è complicato fare previsioni, specie sui numeri futuri".
C'è poi un'altra variabile: non tutti i residenti sono soggetti all'imposizione sul reddito. “ In Ticino ci sono circa 800-900 cosiddetti 'globalisti'” , spiega ancora Vorpe. Si tratta di persone che pagano le imposte non in base al reddito, bensì al dispendio : il loro contributo viene calcolato sulla base del valore dell'abitazione, dell'auto, delle spese sostenute localmente. Un regime, questo, particolarmente apprezzato dagli ereditàri.
" Nel loro caso - aggiunge Vorpe - è difficile sapere con certezza quale sia il patrimonio effettivo , poiché non sono tenuti a dichiarare quello detenuto all'estero. Al momento, quindi, non posso farmi un'idea precisa dell'impatto sul gettito".
Entrambi i regimi fiscali – la tassazione secondo il dispendio (presente in Ticino e in pochi altri Cantoni) e l'imposizione ordinaria – risultano comunque piuttosto competitivi nel confronto internazionale . Un punto a favore del nostro Cantone, sottolinea Chiaradonna: “Le persone con grandi patrimoni sono molto mobili e sono seguite da professionisti estremamente aggiornati su vantaggi e svantaggi delle varie 'province' del nostro pianeta”.
Le agguerrite concorrenti del Ticino
Nel confronto internazionale, la concorrenza per attrarre grandi patrimoni si fa sempre più serrata. L'Italia , ad esempio, ha adottato nel 2017 una “flat tax” per i cosiddetti nuovi residenti , ispirandosi esplicitamente al modello svizzero. "La chiamano 'tassazione forfettaria', ed è praticamente copiata da quella svizzera – puntualizza Chiaradonna. È stata introdotta sotto il governo Renzi e, sebbene inizialmente contestata per presunta violazione del principio di parità di trattamento sancito dalla Costituzione, è stata poi confermata dalla Corte Costituzionale come legittimo strumento di stimolo economico".
Anche per Samuele Vorpe la concorrenza fiscale tra Stati è un dato di fatto. "Il regime italiano può risultare, in alcuni casi, più vantaggioso rispetto a quello svizzero. Va detto però che in Svizzera la tassazione globale esiste da tempo, mentre in Italia è stata introdotta solo di recente. Al momento appare stabile, ma resta da vedere se Roma manterrà questa impostazione. L'aliquota minima è già passata da 100mila a 200mila euro".
Il confronto tra i due Paesi si estende anche alle imposte di successione . Per Vorpe, da questo punto di vista, l' Italia potrebbe avere una posizione leggermente avvantaggiata.
Vi sono poi differenze significative nelle condizioni offerte: “ A chi vuole essere annoverato tra i globalisti in Svizzera” , riprende Chiaradonna, “è vietato svolgere attività lavorative dipendenti sul territorio . L'Italia, invece, non pone questa limitazione: chi aderisce al regime forfettario può svolgere attività lucrative sul territorio italiano, pagando imposte supplementari solo sui guadagni prodotti all'interno del Paese.
La Svizzera , tuttavia, mantiene alcuni vantaggi strutturali difficilmente replicabili. “La stabilità politica è un fattore chiave ”, osserva Vorpe. Anche il trattamento fiscale dei guadagni da capitale gioca a favore della Confederazione. “In Svizzera, gli utili da capitale generati sulla sostanza privata sono esenti da imposte ”, spiega.
Ciò significa che la vendita di una partecipazione in una società non comporta il pagamento di imposte sull'eventuale plusvalenza. Ma si viaggia su una lama sottile: “Se l'attività di trading diventa particolarmente intensa, il contributore può finire per essere considerato un commerciante professionale di titoli”, avverte il professore. In tal caso, l'aliquota può passare velocemente dallo 0% fino al 50%, a seconda del volume delle transazioni.
Anche in altre regioni della Svizzera la concorrenza fiscale è agguerrita. In particolare alcuni Comuni del Canton Zugo sono estremamente concorrenziali. “Lì, l'imposta sul reddito si aggira attorno al 22%, mentre in Ticino, nel 2030, saremo attorno al 33-34%”, ci spiega ancora Vorpe. “Il Ticino si è allineato alla media nazionale grazie a una riforma recente , ma resta meno competitivo rispetto a Cantoni come Zugo”.
Quando l'incertezza fiscale fa la differenza
Anche in un Paese storicamente stabile e prevedibile come la Svizzera, il clima politico può tuttavia influire sull'attrattività fiscale. Un caso emblematico è quello dell' iniziativa popolare lanciata dalla Gioventù Socialista (GISO) , che ha proposto l'introduzione di una tassa sulle successioni del 50% sui patrimoni superiori ai 50 milioni di franchi (nota come "Iniziativa per il futuro").
Osserva Samuele Vorpe. "Un'aliquota del genere ha sicuramente dissuaso alcuni potenziali nuovi contribuenti, in particolare provenienti dal Regno Unito. La prospettiva di dover pagare un'imposta così elevata sulle successioni li ha spinti verso destinazioni alternative come Dubai o appunto l'Italia . Iniziative di questo tipo influenzano la percezione di un luogo come destinazione fiscale e, soprattutto, introducono un elemento di incertezza. Le imposte di successione sono un tema sensibile ".
Mettiamo a fuoco. Si tratta dei cosiddetti “ res non dom” (residenti non domiciliati), termine che designa un regime particolarmente favorevole del Regno Unito: esso permetteva di non pagare le imposte sui redditi oi guadagni da capitale prodotti all'estero, ma è stato abolito la scorsa settimana: “La Svizzera avrebbe potuto attrarre molti tra gli ex beneficiari britannici, ma l'incertezza generata dall'iniziativa della GISO li ha portati a scegliere altre opzioni”, precisa Vorpe.
Resta il fatto -facciamo notare- che in Svizzera simili iniziative popolari hanno storicamente poche possibilità di successo . “È vero, le probabilità che una proposta del genere venga approvata sono molto basse”, riconosce Vorpe. "Ma il solo fatto che esista e venga discussa potrebbe una tale ipotesi basta a creare un'incertezza che può scoraggiare i potenziali nuovi residenti. Per tornare ad attrarre grandi patrimoni, è fondamentale dissipare questi dubbi . Per questo motivo il Consiglio federale sta facendo di tutto perché il popolo si esprima al più presto".
Grandi patrimoni: i benefici (non solo fiscali)
Secondo gli esperti, nei prossimi anni l'afflusso di contribuenti molto facoltosi, in particolare globalisti, potrebbe proseguire. " In questo momento , ad esempio, alcuni cittadini americani stanno valutando di lasciare gli Stati Uniti - osserva Generoso Chiaradonna -. Lo fanno per ragioni personali o per timori legati al clima politico. Cercano un luogo in Europa dove stabilirsi". Tuttavia , il contributo fiscale che questi soggetti apportano potrebbe non essere proporzionato alle loro ricchezze. “Il gettito prodotto dai globalisti è probabilmente modesto rispetto al loro patrimonio complessivo” , ammette l'economista.
Ma allora, perché attirarli? La risposta, secondo Franco Citterio, sta nel valore più ampio della loro presenza sul territorio. "Il contributo non è solo fiscale, ma legato al fatto che questi patrimoni si stabilizzano fisicamente da noi. Questo genera ricchezza, investimenti, posti di lavoro. È un circolo virtuoso che consente anche alla gestione pubblica di offrire maggiori servizi , mantenere una pressione fiscale contenuta e finanziare l'assistenza sociale o altri investimenti pubblici".
Per continuare ad essere attrattivi, comunque, non basta contare sui regimi fiscali esistenti. Gli strumenti ci sono, spiega Vorpe: "La tassazione globale resta vantaggiosa. Ma per attrarre davvero grandi patrimoni, il Ticino dovrebbe investire anche nel marketing territoriale. Lugano ha iniziato a muoversi in questa direzione".
Secondo Citterio, la fiscalità è solo una parte del quadro: " Le scelte non dipendono solo da considerazioni fiscali, ma anche da altri fattori : di carattere territoriale, di connettività viaria e di telecomunicazioni, servizi, accesso alla formazione, e così via. Su questi fronti, siamo messi bene , ma esiste ancora margine di miglioramento , soprattutto se ci confrontiamo con altri Cantoni ".
La competizione , ripetiamolo, si gioca anche dentro i confini svizzeri . “Ci sono Cantoni che risultano più favorevoli, soprattutto per le persone fisiche con redditi elevati”, continua Citterio. “Per questo cercare di migliorare ancora la nostra posizione”.
Una delle vie potrebbe essere quella di potenziare ulteriormente il regime di imposizione secondo il dispendio. "Sarebbe interessante rendere ancora più attraente dal punto di vista economico - osserva Citterio - ma bisogna fare i conti con la realtà politica e la situazione finanziaria del Cantone. Ogni misura deve essere accettata anche dalla popolazione . È un equilibrio delicato ". Non a caso, ricorda, “in alcuni Cantoni come Zurigo, la tassazione globalista è stata eliminata proprio perché la popolazione non voleva più concedere vantaggi fiscali ai ricchi”.
Come accennato dallo stesso Citterio, il tema dell'attrattività non può essere certo limitato a elementi di fiscalità. La regione del Luganese, come altri luoghi del Ticino, può vantare, oltre l'eccezionale bellezza del paesaggio e un clima mite, uno stile di vita che coniuga tranquillità e dinamismo culturale e imprenditoriale. Kjell Inge Røkke, facoltoso norvegesesi trasferito nella regione di Lugano negli scorsi anni, aveva dichiarato nelle pagine dei giornali confederati: "Riceviamo un trattamento fiscale abbastanza conveniente, ma questa non è l'unica ragione che può spingere uno straniero facoltoso a trasferirsi in Ticino. Abbiamo un bel paesaggio, c'è una qualità di vita superiore ad altri Cantoni svizzeri, siamo nella città più sicura della Svizzera e siamo al centro dell'Europa. Tutto ciò attira indubbiamente molte persone".