SECONDO ME
"Basta spennare", Boris Bignasca: "Ceto medio, ultima chiamata"
"Se l’iniziativa per la piena deducibilità dei premi di cassa malati non dovesse passare, il messaggio politico sarà chiaro e devastante"
TIPRESS

di Boris Bignasca *

Il 28 settembre non si voterà soltanto su un’iniziativa popolare della Lega. Si voterà sul futuro del ceto medio in questo Cantone. Quella fascia di popolazione che lavora, paga, contribuisce e che raramente beneficia di sussidi o agevolazioni, ma che puntualmente si ritrova al centro del mirino fiscale.

La posta in gioco è altissima: se l’iniziativa per la piena deducibilità dei premi di cassa malati non dovesse passare, il messaggio politico sarà chiaro e devastante. I premi continueranno a salire senza freni, mentre la quota deducibile rimarrà ridicola, sempre più lontana dalla realtà dei costi sostenuti dalle famiglie. Intanto, il governo – incapace di frenare l’esplosione della spesa pubblica e inefficace nel contenere i costi sanitari – potrà fregarsi le mani. Un “no” all’iniziativa sarà interpretato come un lasciapassare per nuove tasse. Nei corridoi di Palazzo il sussurro diventerà certezza: «Se il popolo non vuole sgravi, allora vorrà nuove imposte».

È una dinamica pericolosa, che colpisce chi tiene in piedi il Paese. Il ceto medio non ha più margini: ogni aumento di premio è un colpo e ogni tassa aggiuntiva è un passo in più verso il baratro. Non è un’esagerazione: siamo davanti a una scelta che farà da spartiacque per i prossimi anni. Vogliamo uno Stato che serve i cittadini o cittadini che devono servire lo Stato?

Oggi lo Stato tassa perfino i soldi che non abbiamo più, già divorati dai premi di cassa malati. Un paradosso intollerabile. Se non si mette fine a questa stortura, il sistema diventerà insostenibile e sarà il ceto medio a pagare, ancora una volta, il prezzo più alto.

Chi pensa che “tanto non cambia nulla” sbaglia di grosso. Un voto contrario significherebbe legittimare l’attuale deriva: costi sanitari fuori controllo, nessuna riduzione delle spese statali e nuove imposte all’orizzonte. In sostanza, un “no” equivarrebbe ad arrendersi.

Per questo l’appello è forte: se il ceto medio non si ribella ora, in futuro potrebbe non avere più occasioni per farlo. Questa potrebbe essere l’ultima chiamata. La campana sta già suonando, e non suona per altri. Suona per i cittadini, per le famiglie, per chi lavora e tiene in piedi lo Stato senza ricevere nulla in cambio.

* capogruppo Lega dei ticinesi

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