Non chiamatele (più) piastrelle! Andrea Gehri racconta la rivoluzione nel settore della ceramica e della pietra naturale. Grazie alla tecnologia e a un potente 'idro-laser'. Le lastre XXL, il tramonto del 'cotto', i materiali che imitano marmo e legno...
L’imprenditore è reduce da due fiere importantissime e ha fatto il pieno di novità. Alcune, ma non tutte, le svela in questa intervista. Le altre le tiene in serbo per Edilespo. E dice: “Un settore nel quale andremo sempre più ad offrire competenza e materiali è quello dell’arredamento"
LUGANO - Marmo, granito, ceramica… Sono i materiali sui quali camminiamo, con i quali, insieme al legno, arrediamo le nostre case, dal bagno alla cucina, oltre a tutti gli ambienti esterni. Da tempo immemorabile, fin dall’antichità. Ma negli ultimi anni il settore delle piastrelle e della pietra naturale ha subito un repentino mutamento. Tanto che oggi, spiega Andrea Gehri, titolare di una delle principali aziende del settore, la Gehri Rivestimenti di Lugano, il termine “piastrella” è diventato obsoleto. O quantomeno inappropriato.
L’imprenditore luganese ha visitato nelle scorse settimane due fiere importantissime per il suo settore, la Cersaie di Bologna, dedicata alla ceramica, e la Marmomacc di Verona, fiera principe per il settore lapìdeo e ha fatto il pieno di novità. Alcune, ma non tutte, le svela in questa intervista. Le altre le tiene in serbo per Edilespo, la biennale dedicata all’edilizia che si terrà a Lugano dal 15 al 19 novembre.
“Iniziamo con la ceramica – racconta -, settore nel quale c’è stato uno sviluppo ulteriore dei grandi formati a basso spessore. Si tratta dei cosiddetti XXL-Size, formati da oltre 3 metri di lunghezza e un metro e mezzo di larghezza a lastra unica. Ecco perché dico che il termine ‘piastrella’ è ormai improprio per il materiale che si trova sul mercato. Quando ho iniziato la mia attività, una trentina d’anni fa, un formato grande misurava 30 centimetri per 30. Oggi un formato piccolo è un 60 per 60. Le ‘piastrelle’ attuali, anzi le lastre superano i 4,5 metri quadrati”.
Una rivoluzione, insomma, come in tanti altri settori. Ed è, come sempre, la tecnologia che consente questi grandi mutamenti.
A questo punto dobbiamo parlare della ‘macchina’
). Una macchina straordinaria, originariamente nata per il taglio del vetro, che è stata adattata al taglio della pietra. Si chiama “Water Jet” perché utilizza un finissimo getto d’acqua ad altissima pressione (oltre 4’000 bar) che taglia marmo, granito e ceramica con precisione micrometrica. Andrea Gehri ha capito che il futuro, nel suo settore, sarebbe passato da lì, da quel minuscolo ma potentissimo ‘laser ad acqua’, e l’anno scorso l’ha acquistato, primo in Ticino. Un investimento importante che sta rivelandosi fondamentale.
“Questa macchina è diventata un mezzo tecnologico indispensabile per poter lavorare i materiali nuovi che il mercato propone, sia nel settore della pietra naturale sia in quello della ceramica. Il taglio ad alta precisione è ormai un’esigenza imprescindibile, e si può effettuare solo con questo macchinario di cui ci siamo dotati l’anno scorso, e che ci permette di tagliare qualsiasi spessore, dagli spessori ridottissimi della ceramica, fino a un minimo di 3,5 millimetri, a quelli ‘a massello’ della pietra naturale che arrivano fino a un massimo di 15 centimetri”.
La Water Jet ha aperto così nuovi spazi di mercato a chi, per tradizione e per mestiere, era considerato un commerciante, un fornitore e posatore tradizionale di piastrelle.
“Un settore nel quale andremo sempre più ad offrire competenza e materiali – spiega Gehri - è quello dell’arredamento, perché proprio grazie a questo apparecchio siamo in grado di realizzare anche elementi d’arredo, vale a dire tutti i componenti legati a piani di lavoro per la cucina, tavoli, intarsi, o elementi per i mobili, come i rivestimenti per le ante in pietra naturale. Un settore che fino a poco tempo fa non solo ci era precluso ma era anche impensabile per chi fa il nostro lavoro”.
Ma la tecnologia non si ferma al taglio ad alta precisione. La tecnologia consente oggi di creare ceramiche ‘camaleontiche’, che imitano altri materiali, dal legno al marmo.
“Grazie alla tecnica digitale – spiega l’imprenditore - si posso rappresentare i marmi e i legni più pregiati in formato ceramico. I materiali originali vengono fotografati da diverse angolature e queste rappresentazioni vengono importate nell’impasto della ceramica con risultati sorprendenti. Sfido chiunque a distinguere ad occhio nudo certe ceramiche dal legno o dal marmo che riproducono”.
Ma il vantaggio qual è? “Rispetto al legno – dice Gehri – la ceramica garantire maggiore praticità e durabilità e un costo inferiore. Un legno pregiato costa nettamente di più della ceramica, che non richiede manutenzione, ed è molto adatta, per esempio, a chi realizza immobili a reddito: quando cambia l’inquilino non devi rilamare il parquet, per esempio. Ma penso anche a chi deve pavimentare uno spazio aperto: la ceramica è un prodotto praticamente indistruttibile, a differenza del legno che deperisce, e grazie alle nuove tecnologie garantisce un alto livello estetico”.
A questo punto due parole sulla ceramica vanno dette: è composta da argilla, feldspati, minerali e ossidi, tutti prodotti ricavati dalla natura, miscelati, dosati, pressati, e cotti a oltre 1'200 gradi. Ed è un materiale storico, già utilizzato in tempi antichissimi.
Sul fronte dei colori il mercato propone un ventaglio quasi infinito. Ma la tendenza, come nella moda, è quella di rievocare colori naturali, e dunque anche elementi che si trovano in natura, come il legno e la pietra.
E il ‘cotto’ che fine ha fatto?
“Esiste ancora ma non… resiste – spiega Andrea Gehri -. È un materiale decisamente in disuso e ha patito la rivoluzione che c’è stata negli ultimi anni nel settore ceramico. Resiste invece la pietra naturale, soprattutto nelle costruzioni e nell’arredamento di medio e alto standard. In questo settore il rinnovamento è garantito anche dalla costante scoperta di nuovi giacimenti che portano nuove pietre sul mercato. E anche qui, grazie alle nuove tecnologie e ai nuovi materiali si ottengono prodotti di grande eleganza. Il cliente di alta gamma che costruisce predilige la pietra, che mantiene immutato il suo fascino fin dall’antica Grecia. Dunque marmi, che oggi vanno per la maggiore, e graniti”.
A proposito di graniti, il Ticino vanta in questo settore una lunga tradizione…
“Senza dubbio – conclude Gehri – ma i materiali autoctoni hanno vita dura, per due motivi principali: la storica mancanza di coesione nel settore, e la qualità del granito, che di fatto è monocolore. Ci sono pietre bellissime, ma ci muoviamo sempre nell’ambito del grigio. I graniti ticinesi hanno un’ottima qualità e una grande resistenza, ma soffrono la concorrenze estera sia sul piano estetico sia su quello economico, perché da noi i costi di estrazione sono elevati. Come in tutti i settori, il settore della pietra naturale deve confrontarsi con una concorrenza globale, che parte dall’Italia - i marmi di Carrara sono conosciuti fin dai tempi dei romani e hanno un altissimo valore estetico – e arriva alla Cina e Brasile… Dove c’è terra c’è pietra...”.