OLTRE L'ECONOMIA
Appalti pubblici dimezzati dal 2021. L’allarme della Società Svizzera Impresari Costruttori Ticino: “Manteniamo alti gli investimenti per preservare il tessuto economico cantonale”
La SSIC lancia un appello ai committenti pubblici a non farsi abbagliare dai falsi risparmi sugli interventi di manutenzione e di miglioramento del loro patrimonio immobiliare. “Non è il momento di frenare la leva economica degli investimenti"
TiPress/Alessandro Crinari

BELLINZONA - Il numero medio di appalti pubblicati sul Foglio Ufficiale del Cantone Ticino è in continua diminuzione. In pochi anni, da valori superiori alle tre gare di appalto, in media, per settimana si è passati a 2,52 nel 2022 e addirittura a 1,58 nei primi tre mesi del 2023.

Una tendenza, quella riscontrata già dallo scorso autunno, che preoccupa molto gli impresari costruttori ticinesi. Per questo, la Società svizzera impresari costruttori Sezione Ticino (SSIC) reagisce con fermezza invitando i committenti pubblici a non farsi abbagliare dai falsi risparmi sugli interventi di manutenzione e di miglioramento del loro patrimonio immobiliare.

Questo segnale d’allarme, la SSIC Sezione Ticino lo aveva già lanciato verso la fine del 2021, ottenendo un’apprezzata reazione con una media riscontrata nel 2022 pari a 2,52 gare d’appalto pubblicate sul Foglio Ufficiale per settimana. “Considerando i concorsi pubblicati finora nel 2023, tale media scende a un misero 1,58 appalti a settimana. Spesso ci viene risposto che gli Enti pubblici fanno capo con maggiore frequenza alle procedure ad incarico diretto o invito, evitando così il concorso”, spiega la SSIC. “Sarebbe positivo, anche se dai contatti quotidiani che abbiamo con le imprese ciò non traspare e lo conferma il calo delle riserve di lavoro e la spietata corsa al ribasso a livello di offerte”.

Analizzando il numero e l’importo delle licenze di costruzione rilasciate in Ticino negli ultimi mesi si nota come l’attività edilizia si stia focalizzando su interventi di modesta entità e che riguardano in gran parte gli artigiani edili che rientrano nei settori dei risanamenti e dell’uso di energia rinnovabile per gli edifici. “Nulla in contrario a tutto ciò - commenta la SSIC - ma le opere da capomastro scarseggiano sempre più. Il generale alto grado d'incertezza globale degli ultimi anni e l’aumento significativo dei tassi d’interesse, con gli avvenimenti delle ultime settimane legate al Credit Suisse che non hanno di certo aiutato, rappresentano difficoltà in più per gli investitori privati. Conosciamo gli ingenti investimenti pubblici che sarebbero necessari nell’edilizia e nel genio civile e per questo chiediamo coraggio nel continuare ad investire.

“Non è questo il momento di frenare la leva economica degli investimenti anche se siamo coscienti delle forti pressioni politiche per risanare le finanze in tempi non facili come l’attuale. Tra l’altro, e lo ribadiamo spesso, ritardare interventi di manutenzione corrente o di rinnovamento delle infrastrutture sono dei falsi risparmi perché poi si cade inevitabilmente nella spirale degli interventi d’urgenza o addirittura radicali, molto più onerosi rispetto alla corretta manutenzione”.

Inoltre, il perdurare di questa situazione porterà inevitabilmente le imprese a dover ridurre gli effettivi, procedendo pure a delle disdette di contratti di lavoro. Purtroppo, i segnali che ci giungono da Confederazione, Cantone e Comuni sono chiari e mirano al risanamento delle finanze a breve termine e pertanto la tentazione d'intaccare gli investimenti è grande anche perché non richiede particolari sforzi per rivedere i compiti di questi Enti pubblici.

“Manteniamo un buon livello d’investimento se vogliamo preservare il nostro tessuto economico cantonale”. È questo l’appello che la SSIC Sezione Ticino rivolge in particolare agli Enti pubblici per evitare di innescare effetti negativi anche sul piano occupazionale.

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