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Storia del dottor Shipman, medico di famiglia e serial killer
Ha assassinato non meno di 215 dei suoi pazienti, di età compresa dai 41 ai 93 anni, in un periodo che va dal 1978 al 1998. Fu tradito da un'iniezione di troppo. E aveva una cella come quella di Hannibal Lecter

di Massimo Picozzi

13 gennaio 2004. Gran Bretagna, Yorkshire, prigione di Wakefield. Lo trovano che è già morto, impiccato nella sua cella costruita con le pareti di vetro infrangibile, come quella di Hannibal Lecter ne “Il silenzio degli innocenti”. 

Qualche polemica, giusto perché l’avevano sistemato così, proprio per paura che si togliesse la vita, e magari si poteva impedirlo. Ma in fondo si trattava di un serial killer, e l’indagine per accertare eventuali responsabilità della polizia penitenziaria viene presto archiviata.

Certo che un assassino seriale come Harold Shipman non si era mai visto.

Le sue vittime non erano giovani e belle studentesse, adolescenti smarriti o bambini indifesi. Lui uccideva le sue pazienti. Perché Shipman, di mestiere, faceva il medico di famiglia. Siamo nel 1997 quando un certo Alan Massey, titolare di un’impresa di pompe funebri a Hyde, nota una strana ricorrenza. Non soltanto gli assistiti del dottor Shipman muoiono con insolita frequenza, ma quando Massey arriva per offrire le sue competenze, trova i defunti già vestiti di tutto punto. La voce si sparge, e arriva al coroner, poi alla polizia, che controlla i registri del dottore e scopre che Shipman ha completamente riscritto i rapporti dopo la morte delle sue vittime. 

E poi succede un’altra cosa, che finisce per segnare il destino del killer.

Nell’agosto del 1998 viene ordinata l’esumazione  della salma di Kathleen Grundy, ottantunenne conosciutissima nella comunità locale, deceduta improvvisamente poche settimane prima. La morte di Kathleen Grundy ha provocato uno shock profondo in tutti quanti la conoscevano, perché sembrava in piena di salute ed era infaticabile nelle sue attività caritatevoli. 

Quando gli amici, allarmati dalla sua assenza, sono entrati in casa sua, l’hanno trovata sdraiata sul divano, perfettamente abbigliata, e senza vita. Chiamato immediatamente, il Dr. Shipman compilava un referto di morte naturale, dichiarando di avere visitato la donna poche ore prima, per cui l’autopsia non era necessaria. 

La notizia del decesso veniva subito comunicata alla figlia, Angela, che, di ritorno a casa dopo il funerale, riceveva però una strana telefonata del notaio di famiglia, il quale affermava di avere una copia del testamento di Ms Grundy. 

Angela sapeva delle volontà sottoscritte dalla madre nel 1986, e quando si trovava davanti un foglio poveramente abbozzato e mal battuto a macchina, capiva subito che era un falso. Anche perché in quell’atto erano destinate 386.000 sterline al dottor Shipman.

Non le restava che andare alla polizia, dove trovava il detective Bernard Postles che condivideva i suoi dubbi, mentre il laboratorio d’analisi scopriva la verità. La causa della morte di Kathleen Grundy era da attribuire ad un’overdose di morfina, e la dose letale le era stata certamente somministrata entro tre ore dal decesso. Inevitabile, a questo punto, aprire un’indagine su tutti i pazienti del medico, deceduti mentre erano affidati alle sue attenzioni.

Ufficialmente il Dottor Harold Shipman ha assassinato non meno di 215 dei suoi pazienti, 171 donne e 44 uomini, di età compresa dai 41 ai 93 anni, in un periodo che va dal 1978 al 1998. 

Le ragioni per cui Shipman ha ucciso probabilmente non potranno mai essere comprese con certezza. Nessun segno di violenza, nessun rimando sessuale, e, a parte il caso Grundy, nessun movente. I serial killer amano intrattenersi con la vittima, spesso in rituali sadici, ma le vittime di Shipman sono morte serenamente, nelle loro case confortevoli.

Alcuni  hanno pensato che odiasse le donne in età avanzata, altri che tutta la storia dipendesse dalla sua infanzia e dal rapporto con la madre. 
Una storia che val la pena raccontare.

Harold Frederick Shipman nasce il 14 giugno del 1946 da una famiglia della classe operaia. La sua infanzia è pesantemente condizionata dalla madre che mostra costantemente atteggiamenti di superiorità rispetto a vicini e conoscenti, e impone al figlio quando giocare e quale compagnia sia più opportuno che frequenti. 
Harold è il preferito dei suoi tre figli, quello su cui la signora Shipman ripone la maggior parte delle sue speranze, il ragazzo che la renderà orgogliosa e di cui potrà vantarsi. Tra tanti giovani vivaci e disordinati, entusiasti e confusi, Harold è l’unico a mostrarsi sempre curato, sempre in camicia e cravatta. 

Ma poi succede che la signora Shipman, la sua adorata madre, scopre di avere un tumore ai polmoni in fase terminale. Quando la donna inizia a deperire, il figlio si trasforma in un sostegno e una presenza indispensabile. Ogni giorno, terminate le lezioni, Harold torna a casa di corsa, prepara una tazza di the per la madre, si siede al suo capezzale a parlare con lei. Con il progredire della malattia, la signora Shipman inizia a soffrire di dolori lancinanti. Ancora non esistono le siringhe munite di micropompa che permettono il rilascio continuo e progressivo di analgesici, così è il medico di famiglia l’unico capace di somministrare farmaci e sollevare la donna dalle sofferenze. 

Non c’è alcun dubbio che Shipman rimanga  colpito ed affascinato da come l’iniezione di morfina sciolga il dolore e gli restituisca una madre ancora presente.
La donna muore il 21 giugno 1963, lasciando nel figlio e un’immagine indelebile, stampata nella sua mente: la paziente con la tazza di the accanto, capace di trovare sollievo in una dose di oppiacei.

Che il movente delle decine di delitti commessi da Harold Shipman sia legato al desiderio inconscio di ricreare una scena che lo aveva così turbato, è un’ipotesi suggestiva.

Certo il medico della morte, ha lasciato tanti indizi dietro di sé da far pensare che volesse essere scoperto e fermato. Ma altri sono convinti che la distorta percezione di una superiorità mai dimostrata, lo abbia convinto d’essere invulnerabile, che nessuno lo avrebbe mai identificato. Si sbagliava.

 

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