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Metti una sera una volpe in giardino. Che poi ti entra in casa e beve latte come un gatto... Fenomenologia di un animale 'archetipo', tra fiaba e mitologia, tra Oriente e Occidente. Da Esopo a Jung. E l'ho chiamata Sophia
Fa uno strano effetto trovarsi una volpe nel giardino di casa. Più ancora se non fugge impaurita, ma ti guarda, ti studia, ti osserva sorniona, con vigile confidenza… E ti gira intorno guardinga senza perderti di vista un istante… Questo mi è successo ieri sera...
di Marco Bazzi

Fa uno strano effetto trovarsi una volpe nel giardino di casa. Più ancora se non fugge impaurita, ma ti guarda, ti studia, ti osserva sorniona, con vigile confidenza… E ti gira intorno guardinga senza perderti di vista un istante… Questo mi è successo ieri sera.

Sophia, così ho deciso di chiamarla immaginando che sia femmina e ispirandomi al cartone animato di Andrea Lucisano che ha per protagonista una volpe (nel video allegato Lucisano e Sophia intervistano il filosofo Umberto Galimberti sui sentimenti), aveva già fatto una fugace apparizione qualche sera fa. L’avevo adocchiata in giardino rincasando verso le 8. Rientrando ho lasciato la porta aperta perché l’aria era tiepida e pochi minuti dopo me la sono trovata in cucina che mi guardava. Ma è subito fuggita.

Ieri sera è tornata. L’ho beccata che tentava di azzannare un salame sul tavolo del giardino all’ora di cena. È rimasta a girarmi intorno per un buon quarto d’ora. Le ho dato un paio di fette di salame e ha apprezzato. Poi ha tentato di rubare del pane e alla fine se n’è andata trotterellando. Verso mezzanotte stavo per chiudere le persiane e l’ho ritrovata in piedi sul tavolo. Altro incontro ravvicinato. Ho versato del latte in una ciotola e Sophia ha varcato la soglia di casa per berlo, con la diffidenza di ‘Due Calzini’ di “Balla coi lupi”, dopo di che si è dileguata nell’oscurità tornando nel bosco, dove immagino viva e abbia la tana. Durante la notte è tornata a bere il latte che le avevo lasciato accanto alla porta e penso che tornerà ancora una delle prossime sere.

Dopo questo singolare incontro ho cercato di capire il valore simbolico della volpe, con la convinzione che nulla accade per caso, o meglio che il caso ha profonde connessioni con il nostro essere, la nostra anima e il nostro inconscio. Ogni tanto, dunque, è bene soffermarsi a pensare alle cose che ci succedono.

La volpe, come il lupo, è uno degli animali selvatici più simbolici, quasi un archetipo nel senso inteso da Jung: un’immagine primordiale che fa parte dell’inconscio collettivo.

È protagonista di favole, dall’antichità alla modernità: “La volpe e l’uva” di Esopo, “La volpe e il corvo” di La Fontaine, la volpe in coppia con il gatto in Pinocchio… E nel cartone della Disney, Robin Hood ha le fattezze di una volpe…

È dipinta come un animale scaltro, astuto e ingannatore, che insidia i pollai, una bestia di rapina. È stata per secoli uno dei predatori più temuti nella società contadina. Nell’antichità cristiana il furto d'uva era considerato un peccato mortale, perciò la volpe venne associata all'eresia e al demonio. Nella civiltà occidentale incarna l'arroganza, l'ingiustizia, l'avidità e la lussuria…

Meno truce è la sua immagine in Oriente. Secondo la mitologia giapponese la volpe - ‘kitsune’ - è un essere dotato di grande intelligenza, in grado di vivere a lungo e di sviluppare con l'età poteri soprannaturali, tra cui la capacità di mutare aspetto e di assumere sembianze umane.

Nella tradizione giapponese appare a volte sotto forma di una bellissima donna. In alcuni racconti la volpe utilizza queste abilità per ingannare l’uomo, mentre in altri è guardiana benevola, amica, amante o moglie.

Le kitsune sono inoltre associate a Inari, la divinità shintoista della fertilità, dell'agricoltura e del riso: sono al suo servizio con il ruolo di messaggere e, per l'influenza che esercitano sulle persone e per i loro poteri soprannaturali, vengono a loro volta venerate come  divinità.

Più una kitsune è vecchia, saggia e potente, più code possiede, e può arrivare ad averne fino a nove. Nella mitologia orientale, infatti, le volpi sono animali molto longevi.

Nel suo ‘Libro degli esseri immaginari’, Jorge Luis Borges, scrive che la volpe cinese ha una vita media che oscilla tra gli ottocento e i mille anni, “può prevedere il futuro e assumere varie sembianze, di preferenza quelle di giovani fanciulle. È astuta, cauta e scettica; trova piacere nelle birbonate e nei temporali. Prende dimora vicino ai sepolcri. Gli uomini, quando muoiono, possono reincarnarsi in un corpo di volpe”.

Ecco, questo è il risultato di una piccola ricerca ispirata dalla volpe. Nel 1950 Jung, che in quegli anni viveva a casa Eranos, a Moscia, tenne ad Ascona una conferenza su uno dei temi a lui più cari, quello che definì ‘sincronicità’. L’inconscio la sa più lunga della coscienza, diceva il grande psichiatra. E citò il caso di una paziente che gli raccontò di aver sognato una volpe. Quando uscì dal suo studio incontrò una volpe… Il resto lo lascio alle libere riflessioni personali di ognuno.

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