Il direttore sanitario della Moncucco: "Mi sarei preso più tempo per verificare gli effetti dell’apertura del 27 aprile, che vedremo non prima di 10 giorni, probabilmente di più"
di Marco Bazzi
“Io non aprirei tutto insieme... Scuole, esercizi pubblici, mercati, attività sportive, musei, biblioteche… Mi sembra oggettivamente troppo rapido con così tante misure insieme. Diciamo che quella indicata oggi dal Consiglio federale è una scelta molto coraggiosa”. Il dottor Christian Garzoni, infettivologo e direttore sanitario della Clinica Moncucco, invita alla prudenza.
“Che si debba andare verso un progressivo allentamento del lockdown non lo discuto – dice a liberatv -: le persone non riescono più a stare confinate in casa, i bambini devono uscire e abbiamo bisogno di lavorare, l’economia deve riprendere… È tutto ragionevole. Ma facciamo un passo indietro: abbiamo avuto un’epidemia molto grave, che ha messo a dura prova il sistema sanitario, abbiamo decretato un lockdown, poi, ci sono stati i primi allentamenti. Ricordo che una piccola proporzione della popolazione, forse il 10%, ha avuto contatto con l’infezione e speriamo che ne sia immune. Ora, con orizzonte 11 maggio, secondo me il pericolo maggiore non è per i bambini, e mi riferisco alle scuole, a patto che si rispettino le misure per salvaguardare genitori e maestri a rischio. Il pericolo maggiore è che un allentamento eccessivo delle misure porti sia a una ripresa esponenziale dei contagi che purtroppo a una falsa percezione di rilassamento globale per la popolazione. L’allentamento presuppone un comportamento esemplare della popolazione”.
Questo virus, spiega Garzoni, continuerà a circolare: “Il lockdown ha creato un valore basso artificiale di contagi e di vittime, e sappiamo tutti che allentarlo comporterà un nuovo aumento dei casi. Dunque, quando si allenta è importante monitorare quello che succede, allentando poi ulteriormente se tutto va bene o richiudendo se i contagi risalgono eccessivamente. Ma occorre rispettare degli step temporali: secondo me le riaperture annunciate oggi, a sole due settimane dal primo allentamento, sono intempestive. Allentare era sicuramente ragionevole e andava fatto, ma un’apertura così massiccia è potenzialmente rischiosa. Mi sarei preso più tempo per verificare gli effetti dell’apertura del 27 aprile, che vedremo non prima di 10 giorni, probabilmente di più. Un’apertura con più distanza temporale tra le singole misure, di almeno 3 settimane e con meno misure alla volta permetterebbe di capire quale misura porta a un potenziale aumento pericoloso dei casi e permetterebbe anche di fare ‘un passo indietro con richiusura mirata se necessario’. Facendo quasi tutto insieme in caso di impennata dei casi dovremmo richiudere tutto allo stesso tempo. Il sistema dovrà restare molto vigile e tutti dovremo essere flessibili e pronti a potenziali nuove chiusure o restrizioni”.
È chiaro, prosegue il dottor Garzoni, che ogni allentamento delle misure di lockdown determina un aumento dei contagi. “È evidente che non possiamo restare ulteriormente chiusi in casa e separati per mesi o anni. Se l’aumento dei casi rimarrà contenuto in valori che il sistema sanitario può gestire, il trend in crescita fa purtroppo parte dell’epidemia, e l’apertura è ragionevole… Se invece i numeri indicheranno che la ripresa dei contagi sarà superiore a quanto il sistema sanitario può gestire, allora bisognerà purtroppo chiudere”.
Il virus è tra di noi, circola, ribadisce Garzoni, “ma il nostro obiettivo è garantire che chi si ammala lo faccia in sicurezza, con la sanità in grado di rispondere ai bisogni degli ammalati e garantendo un accesso alle cure ospedaliere e di cure intensive per tutti”.
L’infettivologo rivolge infine un appello ai ticinesi: “Siamo in una fase positiva, guadagnata tutti insieme con rigore e sacrifici. Non sprechiamo quanto ottenuto con fatica! Mantenete la distanza sociale, lavatevi le mani ed evitate i contatti inutili che portano a trasmissioni inutili. Inoltre, tutti coloro che hanno una sindrome influenzale o anche un semplice mal di gola devono fare un test, un tampone, in modo che restino in quarantena per almeno 10 giorni, e in questo modo avremo un panorama più preciso dei contagi. Infine, sulle mascherine: l’Ufficio federale ha detto che possono essere considerate uno strumento di prevenzione. Consiglio dunque di usarle dove non è possibile rispettare le distanze sociali, cosa frequente in ambito lavorativo, soprattutto negli ambienti chiusi e sui mezzi pubblici”.