CORONAVIRUS
"Il Municipio di Lugano intende davvero creare uno strappo istituzionale?"
Interrogazione interpartitica al Municipio: "Su che base si è deciso di distanziarsi dalla proposta del DECS?"
TIPRESS

LUGABNO – La posizione del Municipio di Lugano in merito alla riapertura delle scuole finisce al centro di un’interrogazione interpartitica che ha Raoul Ghisletta quale primo firmatario e sottoscritta da altri quindici consiglieri comunali. Di seguito il testo integrale con quattro premesse che anticipano le domande.

1) Il medico cantonale dr. Merlani ha indicato alla Commissione sanità e sicurezza sociale che dal profilo sanitario non è preoccupato tanto per la riapertura delle scuole, ma bensì per quella molto spinta dei bar e ristoranti. Il dr. Merlani ha aggiunto che la salute psicologica dei bambini e ragazzi sarà migliorata dalla riapertura delle scuole: infatti l’isolamento dai coetanei e il confinamento in famiglia creano ai bambini e ragazzi problemi anche sanitari. Il dr. Merlani, al pari delle autorità federali sanitarie, si esprimono sulla base delle analisi effettuate da virologi, che analizzano centinaia di studi e tanti dati che sono raccolti in queste settimane per cercare di capire la pandemia in atto e cosa sia prudente fare o non fare: per questo motivo le istituzioni politiche si affidano alle autorità sanitarie (un medico non è necessariamente un virologo e non ha tempo di analizzare centinaia di documenti e dati: per cui in base a ciò si dovrebbe fare una distinzione sul peso dei pareri che vengono pubblicamente espressi ogni giorno in questa fase). Infine le raccomandazioni della Task Force federale Covid 19 possono essere applicate dalle scuole nel modello ticinese di riapertura.

2) L’insegnamento a distanza effettuato dalla scuola dell’obbligo a partire dal 16 marzo scorso ha avuto l’indubbio merito di mantenere un legame tra la scuola e gli allievi nel periodo di chiusura delle scuole. Si ringraziano i docenti e i funzionari competenti, che hanno saputo organizzare questa impegnativa fase. Ciononostante l’insegnamento a distanza comporta la crescita degli aspetti inegualitari, visto che a casa gli allievi sfavoriti socialmente e culturalmente non dispongono di sufficienti risorse tecniche e di sufficiente sostegno parentale. Prolungare per numerosi allievi la mancanza di scuola in presenza dal 16 marzo a inizio settembre 2020, significa dettare un periodo di sospensione dell’insegnamento in presenza di 6 mesi, il che è oggettivamente un periodo molto lungo e penalizzante.

3) La legge cantonale sulla scuola dell’infanzia e sulla scuola elementare definisce gli obiettivi e i compiti del Consiglio di Stato (e del Dipartimento competente), rispettivamente dei Comuni/Consorzi, che istituiscono gli Istituti scolastici comunali, i quali gestiscono i due gradi della scuola dell’infanzia e della scuola elementare. L’articolo 1 della legge della scuola indica il quadro generale, che vale la pena ricordare: 1La scuola pubblica è un’istituzione educativa al servizio della persona e della società. 2Essa è istituita e diretta dal Cantone con la collaborazione dei Comuni. In Ticino in questo ambito il Comune è pertanto tenuto a collaborare con il Cantone, che istituisce e dirige la scuola pubblica.

4) Il carattere obbligatorio della ripresa scolastica in presenza sancito per le scuole elementari implica la decadenza della scuola a distanza. Le istituzioni scolastiche non prenderanno sanzioni contro i genitori che non invieranno i ragazzi a scuola, ma si limiteranno a sensibilizzarli sull’importanza della frequenza in presenza, come avvenuto in altri Paesi (con un tasso crescente di frequenza). Le famiglie che non invieranno i figli a scuola non avranno pertanto diritto all’insegnamento a distanza: anche perché la scuola a distanza a partire dal 11 maggio sarà impossibile da organizzare e implementare per i docenti impegnati nella scuola in presenza.

Domande al Municipio:

1) Sulla base di quali pareri di virologi alternativi, il Municipio, distanziandosi dall’autorità sanitaria cantonale e federale che si fonda sui pareri dei suoi virologi, ha preso la decisione del 30 aprile 2020 di opporsi pubblicamente alla proposta del Dipartimento educazione cultura e sport, elaborata con rappresentanti comunali, di riapertura parziale e prudente della scuola dell’obbligo a partire dal 11 maggio 2020?

2) Come mai l’Istituto scolastico comunale di Lugano, in passato sempre all’avanguardia in Ticino, non sarebbe in grado di organizzare una riapertura parziale e prudente delle sue sedi scolastiche da lunedì 11 maggio, alla stessa stregua di quanto faranno gli istituti di tanti altri Comuni ticinesi? Come mai il Municipio di Lugano chiede che le indicazioni per le scuole comunali di Lugano siano calate dall’alto nel dettaglio, sede per sede dal Cantone?

3) Il Municipio è cosciente del fatto che non riaprire le scuole comunali a Lugano in data 11 maggio secondo il modello elaborato dal gruppo di lavoro DECS-Comuni creerà un secondo strappo istituzionale tra Città e autorità scolastiche cantonali in materia scolastica, e questo in poche settimane? Davvero intende attuare questo strappo?

4) Intende il Municipio di Lugano sfruttare il margine dato dalle Direttive cantonali DECS (punto 12 delle Misure organizzative) per riaprire la refezione alla scuola dell’infanzia e le mense della scuola elementare a tutti coloro che ne hanno bisogno a Lugano?

5) Intende il Municipio di Lugano adoperarsi per mettere a disposizione delle famiglie del Comune le colonie estive diurne e i servizi di accudimento dei bambini per le famiglie luganesi durante la prossima estate? 

I firmatari: Raoul Ghisletta, Antonio Bassi, Anna Beltraminelli, Sara Beretta Piccoli, Simona Buri, Edoardo Cappelletti, Federica Colombo Mattei, Morena Ferrari Gamba, Demis Fumasoli, Rinaldo Gobbi, Deborah Moccetti, Tessa Prati, Nina Pusterla, Nicola Schönenberger, Peter Rossi, Carlo Zoppi

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