L'esperienza che ha coinvolto una settantina di pazienti ha condotto in queste settimane va ben al di là dell’epidemia e apre nuovi scenari per la cura a distanza di pazienti cardiopatici
di Marco Bazzi
LUGANO – Il titolo potrebbe essere “la medicina ai tempi del coronavirus”… Ma l’esperienza che il professor Tiziano Moccetti ha condotto in queste settimane va ben al di là dell’epidemia e apre nuovi scenari per la cura a distanza di pazienti cardiopatici.
Circa settanta ticinesi che hanno contratto il virus sono stati seguiti dalle collaboratrici del Cardiocentro e dalla centrale Ticino Soccorso 144 e anche direttamente dal Prof da casa sua grazie a un sistema di telemedicina. Una piattaforma informatica implementata dalla start-up HospitHome che consente di rilevare in tempo reale diversi parametri fisiologici - nel caso specifico, la temperatura, la frequenza del battito cardiaco e la saturazione di ossigeno nel sangue - e di intervenire tempestivamente in caso di urgenza.
“Se questi parametri scendono sotto un certo livello – spiega Moccetti – scatta un allarme. Per esempio, nel caso della saturazione di ossigeno sotto il parametro del 92% scatta l’allarme giallo, sotto il 90% quello rosso. I pazienti che hanno partecipato a questa esperienza sono stati muniti di un tablet e di un apparecchio in grado di misurare 2-3 volte al giorno la temperatura, la saturazione e la frequenza cardiaca. La maggior parte dei pazienti erano cardiopatici ed anziani che avevano contratto il Covid-19, ma che i medici di base avevano preferito trattenere a domicilio evitando ricoveri inutili”.
Grazie a questo sistema innovativo, prosegue il Prof, il medico curante può accedere ai dati sanitari dei propri pazienti e verificare costantemente l’evoluzione dei parametri entrando nel sistema con una password.
“In una ventina di casi è scattato l’allarme giallo, e in 4 casi l’allarme rosso, che ha richiesto il ricovero dei pazienti, uno dei quali, un anziano affetto da Covid-19, è purtroppo deceduto dopo 4 giorni di ricovero ospedaliero. La procedura prevedeva che in caso di allarme lieve le mie collaboratrici chiamassero il paziente per verificare il suo stato di salute e ricontrollassero i parametri fino a che si normalizzavano. In caso di allarme rosso veniva invece coinvolto il medico curante, soprattutto se la saturazione di ossigeno scendeva in modo preccupante”.
Ora i pazienti sotto controllo sono ancora una ventina. Ma l’esperienza della telemedicina proseguirà. “È un settore entusiasmante, che avrà un grande futuro – dice Tiziano Moccetti -. Nel frattempo, in queste settimane attraverso skype ho potuto seguire da casa i miei pazienti in visita presso il mio studio medico. Alcuni sono stati infettati dal virus ma hanno superato il contagio senza particolari problemi. Sempre attraverso il sistema skype vedevo sul mio schermo i risultati dei vari esami cardiologici, elettrocardiogramma e altri potendo adattare la terapia… Ma c’è un limite…”.
Un limite fisico: come si fa, infatti, ad auscultare un paziente a distanza con lo stetoscopio? Anche in questo caso la tecnologia viene in aiuto alla medicina: “Ho trovato negli Stati Uniti uno stetoscopio innovativo che metterò in funzione entro un paio di settimane e che mi consentirà di auscultare cuore e polmoni dei pazienti anche da casa. Oltre Oceano, negli USA e in Canada, sono già molto avanti nei progetti di telemedicina, ma già da una quindicina d’anni al Cardiocentro seguiamo a distanza circa 300 pazienti portatori di defibrillatore. Siamo stati tra i primi a farlo in Svizzera con il gruppo di specialisti di arimtologia del professor Angelo Auricchio e le mie collaboratrici. Inoltre abbiamo iniziato l’anno scorso a seguire costantemente pazienti che soffrono di insufficienza cardiaca e che grazie alla telemedicina possono essere trattati tempestivamente, evitando anche ricoveri ospedalieri. Proprio in questi giorni sto sperimentando un cerotto tecnologico che viene applicato vicino al cuore per una durata di una settimana e che mi trasmette diversi parametri, come la temperatura corporea, la frequenza cardiaca, l’elettrocardiogramma, e che è anche in grado di segnalare se il paziente è fermo o in movimento, o addirittura se cade. Un sistema che potrebbe essere molto interessante per le case anziani o per i pazienti operati ambulatoriamente”.
E mentre sperimentava le nuove frontiere telematiche della medicina, Moccetti si è fatto una cultura sul Covid-19. “Ho letto circa 200 articoli specialistici. E mi lascia dire una cosa? Fin dall’inizio ho ritenuto che indossare la mascherina fosse essenziale. Personalmente l’ho sempre portata dal mese di febbraio in ospedale e ogni volta che uscivo di casa e credo che se tutti l’avessero fatto avremmo avuto un numero minore di contagi, e anche di vittime”.