Abbiamo tutti gli strumenti per evitarla (distanza sociale, igiene, mascherine, App Swiss Covid). Usiamoli
di Andrea Leoni
Servono calma e sangue freddo. E intelligenza, prevenzione e conoscenza. Non siamo più nelle settimane a cavallo tra febbraio e marzo, quando un nuovo virus proveniente dalla Cina è entrato nelle nostre vite, ingolfando le cure intense e le pagine funebri.
Oggi, grazie anche a tutte quelle privazioni che hanno stravolto la nostra quotidianità, siamo in una fase nuova. La curva dei contagi in Ticino è sostanzialmente appiattita, gli ospedali sono vuoti. In questi mesi abbiamo imparato a conoscere il virus e la malattia che produce. Abbiamo seminato campanelli d’allarme sul territorio e abbiamo a disposizione strumenti preventivi di grande efficacia.
Negli ultimi giorni, nel nostro Paese, alcune delle spie di pericolo hanno ricominciato a trillare, a causa di un incremento dei casi positivi. Come previsto vi sono stati qua e là dei focolai che, a quanto pare, sono stati tempestivamente individuati. Questa non è una cattiva notizia. Al contrario, significa che il sistema di monitoraggio funziona, che si fanno i test necessari e che si riescono a ricostruire le catene del contagio.
L’infezione, infatti, non è scomparsa dal nostro Paese (e a livello globale galoppa a una velocità che resta impressionante). Ma l’obbiettivo non era certo eradicare il Covid19 dal territorio - impossibile - quanto riuscire a tenerlo sotto controllo e iniziare una fase di convivenza. Chi segue con attenzione l’evolversi della pandemia a livello internazionale, sa che episodi simili a quelli successi in Svizzera negli ultimi giorni, sono già accaduti altrove. Ripetutamente. Ci sono Paesi che hanno già riaperto e richiuso le discoteche. Ci sono aree dell’Europa in lockdown, parziale o totale. Vi sono regioni in cui sono stati semplicemente chiusi i luoghi dai quali sono partiti i focolai, siano essi scuole, fabbriche o complessi edilizi. L’R0 è rimbalzato come una pallina praticamente ovunque. E gli Stati hanno ricalibrato le misure di sicurezza sulla base dell’andamento epidemiologico. Il processo di correzione e aggiustamento, come è normale, sarà continuo.
Le prime misure di contenimento che vengono intraprese dai singoli Paese in questa Fase 2 riguardano gli assembramenti, la vita notturna e l’obbligo d'indossare la mascherina laddove necessario. In Svizzera se ne è parlato pure troppo di mascherine, e la politica e la scienza di Palazzo, nella fase critica, hanno purtroppo delegittimato - per ragioni di magazzino - uno strumento che invece è utilissimo come ormai testimoniano tutti gli studi internazionali. In questo modo è venuta meno la fiducia di molti cittadini verso questa protezione: una parte della popolazione si è purtroppo convinta che se non era utile nella fase critica - come ripetevano in quei giorni esperti e ministri - non può certo esserlo oggi che veleggiamo intorno agli 0 casi.
La Confederazione, tuttavia, è stata chiara: tocca ai Cantoni governare la pandemia da qui in avanti, facendosi carico di fissare obblighi di comportamento individuali e limiti sociali, oltre ad avere la grande responsabilità di tracciare l’evoluzione del contagio. Lo ripetiamo per l’ennesima volta, con strumenti semplici e poco costosi, possiamo scongiurare un nuovo disastro: mantenere la distanza sociale, lavarsi spesso le mani, portare la mascherina dove necessario, scaricare la App Swiss Covid. Basta veramente poco per proteggere noi stessi e gli altri.
Il Cantone, dal canto suo, deve investire affinché vi siano le risorse necessarie per il contact tracing, che può essere davvero efficace solo se la tecnologia resta un supporto all’attività umana. All’autorità federale e cantonale - ognuna per le loro competenze - l’onore di piantare dei paletti laddove la responsabilità individuale, palesemente, non si manifesta.
È importante anche che venga fatta chiarezza sulle nuove infezioni. Alcune ricerche sembrerebbero indicare che i tamponi di oggi non hanno la stessa carica virale di quelli dei mesi bui. Da qui i diversi quadri clinici, assai meno severi, dei nuovi malati. Tanto che alcuni importanti Professori sostengono che l’equazione “nuovo positivo, uguale nuovo malato”, sia da considerarsi errata in questo momento. Sarebbe interessante che una verifica simile si facesse anche con i nostri tamponi.
Il dibattito sulla seconda ondata sta diventando davvero insopportabile. In molti puntano il cannocchiale verso il futuro come se dall’orizzonte, d’improvviso, dovesse manifestarsi l’evento. Invece dovremmo puntare il binocolo verso noi stessi. Perché se ci sarà o meno una seconda ondata, dipende in gran parte da noi. Oggi abbiamo tutti gli strumenti per scongiurarla, senza precipitare nell’abisso di un nuovo lockdown. Usiamoli.