Lo ha inviato il Medico Cantonale alle strutture. A Lugano, per esempio, si testa chi rientra dalle ferie e in quel modo è stato identificato un dipendente positivo e asintomatico di ritorno dalla Germania
BELLINZONA – Secondo molti, la crisi di Coronavirus nelle case anziani non è stata gestita al meglio, anzi. MPS e POP hanno inviato una denuncia al Procuratore generale Andrea Pagani agli inizi di aprile, dopo le segnalazioni di anomalie come visite di parenti quando non si poteva, anziani che mangiavano negli spazi comuni quando era già in corso l’epidemia, scarsa comunicazione alle famiglie. Pagani, spiega Pronzini al Caffè, ha chiesto approfondimenti, la risposta è stata che i vari casi sono negli articoli usciti in questi mesi. Ora, tutto tace, non ci sono state ancora risposte.
Ma cosa fare ora che in tutta la Svizzera i numeri risalgono, anche se fortunatamente in Ticino sono ancora contenuti? Per non incorrere negli stessi errori, il Medico Cantonale ha varato un piano per le case anziani, frutto del lavoro di équipe tra Adicasi, l’associazione dei direttori delle case per anziani, alcuni medici, esperti, e anche dirigenti di istituti sanitari, come riporta il settimanale.
La base è questa: al primo positivo, test a tappeto per tutti. Sia esso un ospite oppure un dipendente. In questo modo, si dovrebbe poter agire tempestivamente.
Qualcuno testa comunque, altri per esempio hanno deciso di effettuare i tamponi a chi va in ferie, stando fuori per più di tre notti. Ad adottare questa prassi sono gli Istituti Sociali di Lugano, che così si sono accorti della positività di un dipendente, che era stato in Germania. Stava bene, ma aveva il Covid. È stato messo subito in isolamento, se non si fosse fatto il test, essendo asintomatico, sarebbe probabilmente andando al lavoro, mettendo a rischio ospiti e colleghi