CORONAVIRUS
La task force raccomanda le mascherine al chiuso e il ricorso al telelavoro
Nessuno degli esperti intervenuti nella conferenza stampa di Berna si attendeva una ripresa così rapida dei contagi, definita "uno shock". Gli ospedali però sono più pronti rispetto a marzo

BERNA - "Uno shock", così Martin Ackermann, capo della task force contro il Covid, ha definito l'aumento dei casi in Svizzera. Bisogna prendere misure: evidentemente, hanno fatto capire coloro che sono intervenuti alla conferenza stampa da Berna, quelle in vigore, comprese le raccomandazioni al distanziamento sociale e all'igiene, non bastano.

La task force raccomanda che venga introdotto l'uso delle mascherine negli ambienti chiusi e che venga usato a livello nazionale il telelavoro. Ackermann teme, se non si agisce, 12mila contagi al giorno fra due settimane. 

Come ha ricordato Virginie Masserey, che si occupa del malattie infettive presso l’Ufficio federale della Sanità Pubblica (UFSP), aumentano infezioni e ospedalizzazioni e ricominciano a esserci contagi non solo tra i giovani bensì anche tra gli anziani, da sempre categoria a rischio. La situazione è definita "seria".

Rudolf Hauri, presidente dell’Associazione dei medici cantonali ha spiegato come i servizi di contact tracing sono sempre più in affanno. "La maggior parte dei contagi avviene in famiglia o negli sport dilettantistici". Nonostante la preoccupazione per il veloce aumento dei contagi, è certo che gli ospedali ora saranno più preparati rispetto a quanto erano a marzo. Nemmeno lui si attendeva una tale rapidità nella ripresa delle infezioni. 

Boris Zürcher della SECO ha annunciato che alcune misure potrebbero eventualmente, in caso di peggioramento della situazione, essere riattivate anche senza la situazione straordinaria. Al momento, per il lavoro ridotto sono stati versati oltre 7 miliardi di franchi per il lavoro ridotto. 

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