CORONAVIRUS
La Camera di Commercio scrive al Governo: "Niente lockdown e per le quarantene si usi la proprzionalità"
Pur sottolineando di voler collaborare con le autorità a combattere il Covid, Albertoni e Rossi fanno notare "si rischia di avere uno stillicidio di misure che di fatto ucciderebbero gradualmente l’economia"

BELLINZONA – Evitare a ogni costo un secondo lockdown, che sarebbe fatale per l’economia. Lo hanno detto più volte rappresentanti del mondo economico nei giorni scorsi, lo ribadisce la Camera di Commercio ticinese in una missiva inviata al Consiglio di Stato, a firma del direttore Luca Albertoni e del delegato alle relazioni esterne Michele Rossi.

Si specifica come, nonostante durante l’estate alcuni settori abbiano recuperato, numerose piccole aziende siano state costrette e chiudere, e come “siamo purtroppo ancora lontani dalla situazione pre-Covid e le preoccupazione che riguardano in particolare l’industria vanno attentamente monitorate”, causa anche la crisi dell’esportazione. La richiesta è di evitare appunto le chiusure, che “sarebbero fatali anche per il Cantone, che si ritroverebbe impoverito di competenze, gettito fiscale, indotto”, aggiungendo la necessità di tutelare e rendere possibili “in tutte le maniere ragionevolmente possibili le attività che oggi possono essere esercitate”, con pragmatismo e evitando la troppa burocrazia.

Anche le regole attuali sulle quarantene stanno portando e porteranno nei prossimi mesi, secondo la Cc, numerose difficoltà alle aziende. “Il rischio è di avere uno stillicidio di misure che di fatto ucciderebbero gradualmente l’economia, in maniera più subdola ma non meno dura di un lockdowm”. Si temono quarantene di massa, che andrebbero a paralizzare l’intera economia. Si richiama dunque il significato di contatto stretto, ovvero “se si è stati vicini alla persona infetta per più di 15 minuti a meno di 1,5 metri di distanza e senza la protezione della mascherina o di un barriera fisica come un plexiglass”: solo in questi casi deve scattare l’isolamento.

“Esigiamo una particolare attenzione in questo senso, anche perché la chiusura di molte attività non avviene spegnendo semplicemente un interruttore e riaccendendolo dopo settimane o mesi”, si legge nella missiva, che specifica come le situazioni nelle aziende non siano paragonabili a assembramenti di massa. La richiesta è dunque la proporzionalità delle misure.

La Camera di Commercio gradirebbe anche i test rapidi, che danno risposta su una possibile positività in 15 minuti: essi “sarebbero di fondamentale importanza per accorciare i tempi di isolamento e quarantene per sintomi che non sono legati al Covid. I rischi? Che non siano perfetti, ma eventualmente vengono indicati positivi coloro che sono negativi e non viceversa. “Questo ridurrebbe le quarantene che poggiano su ipotesi, con la diminuzione dei relativi costi per le aziende e per la comunità. Restituirebbero inoltre alle persone una parte della libertà personale e maggiori possibilità di movimento, essenziali per molti modelli di business che non possono vivere solo di telelavoro”.

Inoltre, vengono chiesti sforzi per aiutare imprenditori e attività, in particolari gli indipendenti, pur conoscendo le difficoltà economiche in cui versa il Cantone. Si parla di accantonamenti Covid, di rendere pronti gli uffici cantonali al telelavoro, di aiutare “oltre le mere misure assistenziali” indipendenti e titolari di imprese.

Ovviamente, in più punti viene comunque sottolineata la volontà di collaborare con le autorità a combattere il Covid. 

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