Il presidente di GastroTicino parla di una situazione simile al periodo post lockdown, dove molta gente lavorava da casa e dunque non usciva a pranzo: con la raccomandazione all'home working, torna d'attualità
BELLINZONA - Il settore della ristorazione è senza dubbio uno di quelli che più ha sofferto per il lockdown, c'è chi come Franco Cavalli lo accusa di aver fatto pressioni per le riaperture, mettendo a rischio la società. Ma certamente anche l'uso del lavoro ridotto che è stato raccomandato e che viene già applicato per esempio da alcune banche luganesi non aiuta di certo, anzi,
"Siamo tornati nella situazione vissuta nel post lockdown", ha spiegato con amarezza Massimo Suter, presidente di GastroTicino, al Corriere del Ticino. Già da un paio di settimane si era notato un calo di affluenza in bar e ristoranti, probabilmente a causa di una non percepita sicurezza, che il cliente invece ricerca, adesso se la gente lavorerà da casa non andrà nemmeno fuori a pranzo.
"Stanno reggendo le zone turistiche, mentre il calo è generalizzato per tutte le altre", ha aggiunto Suter. Che sa benissimo come chi ha locali grandi avrà meno problemi a garantire il distanziamento, invece "se un locale è piccolo, il ristoratore avrà meno possibilità di veder entrare clienti".
Per venie incontro alle esigenze dei bar, chi consuma un caffè al volo, senza sostare a lungo nel locale, non deve lasciare i dati, un altro elemento che aveva infastidito molti avventori e riempito i gerenti di lavoro burocratico.