Dura polemica a distanza tra il presidente dei commercianti di Lugano e quello del Governo, sull'ultimo giro di vite per contrastare la pandemia
BELLINZONA - Il nuovo giro di vite per contrastare la pandemia da Covid19, annunciato oggi dal Consiglio di Stato, non ha mancato di suscitare polemiche. La critica principale che viene rivolta al Governo è quella di aver adottato misure omeopatiche, insufficienti per imprimere una vera svolta sanitaria alla crisi. Ad essere contestate sono in particolare sono le riduzioni d’orario per bar (alle 19.00) e ristoranti (alle 22.00) che scatteranno a partire dal 9 dicembre.
L’Esecutivo, anche nel corso della conferenza stampa odierna, si è giustificato appellandosi ancora una volta alla proporzionalità e alla ferma intenzione di proteggere da una chiusura totale, fin quando sarà possibile, i vari settori dell’economia interessati dalle restrizioni.
Ma proprio dal mondo dell’economia, arriva una critica durissima ai ministri. A formularla il presidente della Società commercianti di Lugano - nonché consigliere comunale PLR della Città - Rupen Nacaroglu. In un post pubblicato su Facebook, pochi minuti dopo la fine della conferenza stampa del Governo, Nacaroglu, che è anche proprietario di un piccolo bar, ci è andato giù durissimo.
“Ho assistito basito alla conferenza stampa del CdS - ha scritto - e a sto giro non ci sto. La mia fiducia nei confronti dell'autorità si è esaurita. Per esempio: ho letto e riletto l'articolo della risoluzione odierna e qualcuno mi deve spiegare cosa cambia tra un bar (in cui si ha da tempo l'obbligo di consumare seduti) e un ristorante. La formulazione del testo odierno relativo alla ristorazione è inaccettabile, sia per tempismo che contenuti, ma soprattutto per chi, in questi mesi, ha rispettato in maniera ferrea le norme”.
“Ma il mio discorso - ha aggiunto Nacaroglu - è generale: "graduale e proporzionale" è il motto alla base del continuo susseguirsi di misure che, da più di un mese, non ha risolto e non risolverà, ahimè, ancora nulla. Oramai è evidente, era necessario intervenire prima e sicuramente in maniera più drastica, anche solo per un breve periodo. La confusione che si è venuta a creare e l'incertezza che i vari operatori devono subire è devastante. Per fare impresa dobbiamo prevenire, programmare e fare investimenti per crescere ma anche, soprattutto in questo 2020, per superare le difficoltà. Non vedo perché le autorità non debbano fare lo stesso e assumersi le proprie responsabilità. Le disparità di trattamento, l'incertezza e la poca lungimiranza da parte delle istituzioni, mi dispiace doverlo dire, sono diventate insostenibili”.
Nel corso del Tg di TeleTicino, la critica di Nacaroglu è stata girata al presidente del Governo Norman Gobbi, il quale ha risposto per le rime: “Mi piacerebbe che ci fosse la stessa fermezza utilizzata nel post, nel richiamare i propri associati ai piani di protezione. Se il Consiglio di Stato deve adottare nuove misure, è proprio perché ci sono state delle disattenzioni. Basta entrare i alcune boutique per accorgersi ad esempio che non tutti portano correttamente la mascherina o che le superfici condivise dai clienti non vengono disinfettate. Il presidente dei commercianti vuole chiudere? Beh, lo proponga ufficialmente e poi lo valuteremo…”.