Le accuse del Movimento per il Socialismo al Consiglio di Stato: "La gestione della pandemia è costantemente peggiorata; al massimo un anticipo di un paio di giorni di quelle poche misure che si sa verranno adottate dal Consiglio Federale"
BELLINZONA - Il Movimento per il Socialismo ce l'ha (ancora) col Consiglio di Stato, in particolare con Raffaele (che loro chiamano Gabriele...) De Rosa. Motivo? Il reiterare del ritornello che l'MPS giudica "ridicolo" che "il governo è pronto a prendere nuove misure se “non dovessimo vedere nel breve termine un miglioramento della situazione»".
"Un altro “se”, come quelli che vengono ormai regolarmente ripetuti da oltre tre mesi (varrà la pena ricordare che l’inizio della seconda ondata della pandemia è stata ormai ufficialmente fissata a inizio ottobre). Un ennesimo “se”, come molti altri che, a livello cantonale, non sono mai sfociati nell’adozione di nuove e più incisive misure contro la pandemia anche se la situazione non ha subito alcun miglioramento; anzi, è costantemente peggiorata; al massimo un anticipo di un paio di giorni di quelle poche misure (di per sé pure insufficienti) che si sa verranno adottate dal Consiglio Federale", prosegue la nota, firmata da Giuseppe Sergi.
"Così è stato per l’obbligo delle mascherine, così è stato per la chiusura anticipata dei ristoranti, così è stato per la chiusura definitiva di bar, ristoranti e altri luoghi di incontro. Mai, negli ultimi mesi, il governo cantonale ha preso un’iniziativa autonoma di una certa portata: e sì che l’evoluzione della pandemia nel Cantone, con indici di mortalità da primato europeo, lo avrebbe sicuramente giustificata", accusa l'MPS.
Che termina con un: "Caro De Rosa (ma il messaggio può essere esteso a tutto l’esecutivo), è ora di passare a fatti concreti. I “se” e i “ma” non fermano il virus e la sofferenza e la morte di molti cittadini e cittadine".