Il Lido di Locarno scrive al Consiglio di Stato: "Decisioni poco comprensibili, incoerenti e difficili da accettare"
LOCARNO – “Riconosciamo che il vostro campito di gestire il Paese in tempi di emergenza sanitaria non è facile. Riteniamo tuttavia che alcune decisioni, anche quelle riprese dall’autorità federale, risultano poco comprensibili e apparentemente anche incoerenti e quindi veramente difficili da accettare (…)”. Inizia così, badando al sodo, la lettera che il Lido di Locarno (Centro Balneare Sa) ha indirizzato al Consiglio di Stato.
“Durante il cosiddetto “lockdown” della primavera – si legge – , tutti gli impianti balneari, di wellness e SPA, nonché le palestre di “fitness”, seguendo le indicazioni dell’UFSP, hanno elaborato dei concetti anti-pandemia con dei piani di protezione per il proprio personale e per gli ospiti/clienti, limitando anche il numero di accessi a dipendenza degli spazi disponibili, per poterli implementare non appena sarebbe giunto il nulla osta per la riapertura. Alla riapertura di inizio maggio per le palestre e di inizio giugno per i centri balneari questi piani sono stati messi in opera, disciplinatamente seguiti dal personale e più volte controllati dalla polizia. Inoltre, il personale di sorveglianza, sempre presente, è stato istruito ad intervenire nel caso gli ospiti delle strutture non avessero rispettato le regole, chiaramente esposte su grandi cartelloni alle entrate e ben descritte sui vari nostri siti internet. Di fatto, ciò è stato necessario in rari casi”.
E ancora: “Solo per quanto concerne la parte pubblica del LidoLocarno, per il personale, gli utenti delle piscine e della palestra fitness, i costi dei piani di protezione ammontano sinora a ben oltre 30'000.- Fr. ed altrettanti sono certamente stati investiti dai nostri Partners della Termali&Salini e del ristorante BLU. Malgrado non avessimo riscontrato dalla riapertura dopo il “lockdown” alcun problema e non ci sia stato segnalato alcun contagio contratto nei nostri luoghi e malgrado il nostro impegno, ci siamo visti costretti ad una nuova chiusura, al momento fino al 22 gennaio p.v., se non oltre come già ventilato”.
“L’incoerenza – attaccano – di questa incomprensibile decisione sta, oltre nel fatto sopra descritto di aver investito moltissimo per la sicurezza degli ospiti e quella del personale, oltre che nella formazione dello stesso per far fronte al meglio a questa emergenza, soprattutto nel fatto, da sempre noto, che il cloro che utilizziamo per il trattamento dell’acqua e che si diffonde per evaporazione anche nell’aria (per la ventilazione quindi anche nel fitness) è un infallibile abbattitore di batteri e virus. Sotto questo aspetto, a cui va aggiunta la sorveglianza del nostro personale per il rispetto delle regole, operiamo quindi in un ambiente protetto. Se a questo aggiungiamo che lo sport, ma anche il relax e lo svago in genere sono elementi che rafforzano il sistema immunitario, e lo stesso UFSP esorta la popolazione a rimanere attiva, l’imposizione di chiusura appare ancor più incoerente proprio dal punto di vista della salute pubblica. Inutile ricordare quanto il confinamento della gente nelle case abbia influito negativamente sulla salute fisica e psichica della popolazione”.
“Tornando al “lockdown” primaverile ed alle sue conseguenze finanziarie protrattesi per tutto l’anno annotiamo infine che, sinora, oltre che parzialmente le ILR (indennità per lavoro ridotto) non abbiamo ancora potuto annunciare e ricevere alcun indennizzo per le forti perdite subite (nel 2020 ben oltre 1 mio di Fr. di mancato incasso ed il 2021 si presenta ancor peggio), mancando ancora le esatte condizioni per la richiesta. Per le ragioni sopra esposte chiediamo quindi di poter riaprire al più presto le nostre strutture e riprendere delle attività che tanto fanno bene alla popolazione. Parimenti chiediamo che le stesse non vengano più bloccate in futuro, ma piuttosto consigliate e sostenute dalle Autorità per il loro benefico effetto sulla salute pubblica”.