Per il leghista, il presidente del PPD, nel suo discorso riguardante la possibilità di vendere contraccettivi ma non libri ("lui è un editore...") si dimostra "il solito moralista. I mini vibratori li vendono in farmacia"
MENDRISIO - I preservativi sì e i libri no? In sintesi, era questo il discorso di Fiorenzo Dadò, che si chiedeva se "lo spirito non ha lo stesso diritto di delizia del corpo". Un post sulle limitazioni imposte dal Governo per contenere il Covid che stanno facendo spesso discutere.
Per esempio, una ragazza racconta sui social: "Vado ad un supermercato, vedo un libro che mi piace e vado in cassa senza pensare alle restrizioni. La commessa mi fa notare che c’è il cartello. Mi scuso per la svista e a quel punto lei mi dice: “Comunque se va sul nostro sito può ordinarlo e passare a ritirarlo tra una mezz’ora”. La guardo in silenzio per almeno 30 secondi aspettandomi un “pesce d’aprile”. E invece no... è tutto vero".
Massimiliano Robbiani, deputato della Lega, ci ha dato la sua spiegazione: "Se i grandi magazzini potessero vendere libri, sarebbe una disparità verso le librerie. Se esse sono chiuse e le persone possono acquistare libri alla Coop, alla Manor o alla Migros, significa penalizzare ancora di più i piccoli commercianti e far incrementare i guadagni della grande distribuzione, che ne hanno già molti potendo vendere alimentari".
Ma non risparmia un attacco a Dadò, definendolo "il solito moralista. Ricordiamoci che non c'è solo il Coronavirus. Dadò ha già dimenticato le malattie sessualmente trasmissibili tra cui l'AIDS e non solo? Parla di preservativi, ricordiamoci che i mini vibratori si vendono nel reparto cosmetica e in farmacia dove l autorizzazione é concessa".
E aggiunge che, pur evidenziando una possibile contraddizione, Dadò parla spinto dal suo essere editore.