CORONAVIRUS
Da quando si può tornare in Italia, aumentano le richieste di test rapidi
Essi sono pagati da Berna solo in presenza di sintomi: qualcuno prova a fare il furbo e a simularli, ma poi di fronte al fatto che dovrebbe fare quarantena, si rassegna e salda il coldo. Ma attenzione all'attendibilità!

BELLINZONA - Un test per poter andare in Italia, a fare la spesa o per altri motivi. Da quando la Lombardia è tornata zona gialla, le undici farmacie sparse per il Ticino che possono effettuare i test rapidi hanno visto un aumento delle richieste.

Ci si testa e in un quarto d'ora si hanno i risultati. Il test rapido non è attendibile quanto un PCR in caso di persone con sintomi. Se infatti un sintomatico risulta positivo, è confermato che abbia il Covid, mentre se il test dice "negativo", i risultati devono essere confermati dal laboratorio. Spesso è la farmacia stessa a mandare il campione da analizzare, in modo che la persona non debba uscire ancora una volta. La maggior attendibilità del test rapido, per chi ha sintomi, è nei primi quattro giorni, quando la carica virale è più alta. 

In caso di positività, i dati vengono inviati all'Ufficio del Medico Cantonale, che fa partire il contact tracing per i contatti.

C'è anche la questione del rimborso. Il test viene pagato dalla Confederazione in presenza di sintomi. Se si decide di farlo per poter andare all'estero, allora il conto va saldato di tasca propria. Qualcuno prova a fare il furbo, fingendo sintomi. Ma a quel punto dovrebbe andare comunque in quarantena, se sintomatico, per cui alla fine di solito cambia idea e si rassegna a mettere mano al portafoglio, se lo scopo è poter varcare il confine. 

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