CORONAVIRUS
Salgono i casi, l'UFSP non esclude di richiedere il certificato Covid per l'accesso ai ristoranti
"In generale la gente è meno cauta da quando è in corso la vaccinazione e non vi sono quasi più misure di contenimento", sostiene la direttrice dell’Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP) Anne Lévy

BERNA - I contagi stanno senza dubbio risalendo e c'è preoccupazione. Si era previsto che con le aperture i numero si sarebbero rialzati ma, come dice alla NZZ am Sonntag la direttrice dell’Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP) Anne Lévy, non si pensava a questo ritmo. E ora?

"In generale la gente è meno cauta da quando è in corso la vaccinazione e non vi sono quasi più misure di contenimento", spiega. "Bisogna essere coscienti che la pandemia non è finita: l’igiene delle mani e l’uso della mascherina rimangono importanti". Il vaccino insomma, che comunque non garantisce di non ammalarsi ma solo di non cadere in un decorso grave (e non al 100%, perché in conferenza stampa l'altro giorno Zanini parlava di 12mila ticinesi che, pur avendo ricevuto le due dosi, sono a rischio) e va anche rilassare la gente, ottenendo quasi un effetto paradossale!

Restando alle parole di Anne Lévy, la preoccupazione maggiore è per quando "l’infezione si diffonderà dai giovani ai non vaccinati delle generazioni più anziane e i ricoveri aumenteranno di nuovo bruscamente", in particolar modo nei 50enni. 

A suo dire è irresponsabile ammalarsi all'estero portando il virus in Svizzera e non esclude l'estensione del certificato Covid per altri ambiti, come i ristoranti. 

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