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Il Credit Suisse traccia una radiografia delle PMI svizzere, tra ottimismo e timori
In linea di massima le risposte delle 1100 Piccole e Medie Imprese intervistate lasciano ben sperare, ma...
TiPress/Pablo Gianinazzi
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Credit Suisse, lo studio sulla piazza finanziaria svizzera: dalla crisi alla crescita. Urs Rohner: "Occorre adottare diverse misure di politica economica"

25 MAGGIO 2018
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Credit Suisse, lo studio sulla piazza finanziaria svizzera: dalla crisi alla crescita. Urs Rohner: "Occorre adottare diverse misure di politica economica"

25 MAGGIO 2018

ZURIGO - Oggi gli economisti di Credit Suisse hanno pubblicato lo studio «Il settore delle PMI svizzere 2018 – In prima linea nella concorrenza mondiale». In linea di massima le risposte delle 1100 Piccole e Medie Imprese intervistate lasciano ben sperare: la grande maggioranza delle aziende svizzere giudica buona o soddisfacente la propria posizione concorrenziale attuale.

 

Tuttavia, la maggior parte delle PMI ritiene anche che per mantenere la competitività sia necessario uno sviluppo aziendale continuo. La maggioranza dispone di sufficienti margini di manovra finanziari per effettuare gli investimenti necessari a tale scopo. La crescente internazionalizzazione della concorrenza rappresenta una sfida.

 

Secondo il sondaggio, dieci anni fa solo una PMI su tre aveva concorrenti all’estero: oggi una ogni due. In futuro la competitività delle PMI sarà determinata anche dal rapporto con la digitalizzazione. Le imprese intervistate tendono a scorgervi più opportunità che rischi. Una quota sorprendentemente alta pari a un terzo delle PMI crede tuttavia che, nel prossimo futuro, sarà interessata dalla digitalizzazione solo in misura marginale.

 

 

Da anni la Svizzera spicca per il suo posizionamento ai vertici delle consuete classifiche sulla competitività internazionale. Nell’ambito del presente studio, gli economisti di Credit Suisse hanno chiesto a circa 1100 PMI di tutti i settori e cantoni se condividono questa visione positiva.

La risposta appare meno chiara del previsto: perlopiù le PMI locali attribuiscono alla piazza economica svizzera una competitività internazionale da medio-alta (48%) ad alta (41%). Secondo gli autori dello studio, questo non è di per sé un verdetto negativo, tanto più che solo pochissime imprese riconoscono alla Svizzera una bassa capacità competitiva e la maggioranza dei partecipanti al sondaggio non prevede un peggioramento della posizione attuale. Tuttavia, rispetto alle classifiche citate, la valutazione risulta leggermente più moderata. È interessante notare che le imprese di maggiori dimensioni, con uno spiccato orientamento internazionale, attribuiscono alla Svizzera una competitività leggermente superiore rispetto alle aziende più piccole e orientate al mercato interno.

Le PMI sono ben posizionate, ma non possono riposare sugli allori
Lo studio tuttavia non si concentra in primo luogo sulla competitività della piazza economica svizzera, bensì su quella delle PMI. «In linea di massima le risposte delle imprese intervistate lasciano ben sperare e trovano riscontro nelle nostre esperienze quotidiane con i clienti», dichiara Andreas Gerber, responsabile Affari PMI di Credit Suisse. La stragrande maggioranza delle PMI (85%) è dell’idea che la propria situazione concorrenziale attuale sia buona o perlomeno soddisfacente. Due terzi delle PMI ritengono tuttavia che la loro azienda debba evolversi per poter far fronte alla crescente pressione concorrenziale. Perché, nonostante le solide premesse, secondo gli economisti di Credit Suisse non mancano le sfide.

Una PMI su due ha concorrenti di rilievo all’estero
Una di queste è il carattere sempre più internazionale della concorrenza. Secondo il sondaggio, dieci anni fa solo un’azienda su tre aveva concorrenti all’estero: oggi una ogni due. Moltissime PMI se la cavano bene sulla scena internazionale, come testimonia anche il gran numero di «hidden champions», o campioni nascosti: nell’ambito del sondaggio, una PMI dell’industria su sette ha dichiarato di essere leader di mercato. Tuttavia, i risultati mostrano anche che la concorrenza, oltre a diventare sempre più internazionale, si sta inasprendo sempre di più. Per questa ragione soprattutto le imprese con concorrenti nei paesi emergenti spesso considerano la loro posizione concorrenziale meno soddisfacente rispetto alle PMI i cui concorrenti provengono invece soltanto dalla loro regione di origine all’interno della Svizzera. Balza tuttavia all’occhio come, negli ultimi anni, l’internazionalizzazione della concorrenza si sia concentrata in maniera sproporzionata nei classici settori interni come l’edilizia o il commercio. Dal sondaggio emerge che, di conseguenza, le PMI orientate al mercato interno che devono contendersi il mercato con i fornitori esteri sono più numerose di quelle dedite all’export. «Per tali settori interni ravvediamo un certo rischio, poiché, al contrario delle PMI dell’industria esportatrice già esposte alla concorrenza internazionale, finora non sono stati altrettanto abituati a far fronte a concorrenti di tutto il mondo», dichiara Oliver Adler, capo economista di Credit Suisse.

Le fluttuazioni del tasso di cambio rappresentano una grande sfida soltanto per il 19% delle PMI
Alla luce della marcata esposizione internazionale delle PMI svizzere, non sorprende che un’impresa intervistata su due risenta delle fluttuazioni del tasso di cambio. Tuttavia, i corsi del cambio rappresentano una grande sfida solo per un’impresa su cinque: per la maggior parte, anche queste PMI hanno superato relativamente bene gli ultimi anni, connotati dallo shock del franco. Sebbene si presuma che anche in futuro il franco tendenzialmente forte continuerà a costituire una sfida per le imprese orientate all’export e quelle esposte alla concorrenza internazionale, secondo gli autori dello studio l’esperienza più recente dimostra che tutto sommato il panorama delle PMI è in grado di farvi fronte. Inoltre, secondo gli economisti di Credit Suisse, il franco forte costringe le aziende a evolversi costantemente e a investire, il che in ultima analisi contribuisce a rafforzare la competitività delle PMI svizzere.

Un terzo delle PMI si sente interessata dalla digitalizzazione in maniera marginale
Secondo gli autori dello studio, l’internazionalizzazione della concorrenza è anche riconducibile alla digitalizzazione. Soprattutto nel settore dei servizi, quest’ultima favorisce uno scambio transfrontaliero sempre più intenso. Nonostante ciò, il 45% delle PMI ritiene che la digitalizzazione offra loro più opportunità che rischi, e un altro 31% concorda in parte con questa affermazione. Le imprese si aspettano sia incrementi di efficienza che opportunità per nuovi prodotti, mercati di sbocco o gruppi di clienti. Solo una minoranza ritiene che la digitalizzazione rappresenti un rischio, perché potrebbe rendere superflui i prodotti o servizi o perché l’azienda potrebbe non stare al passo con la concorrenza dal punto di vista tecnologico. Le aspettative in gran parte positive delle PMI trovano riscontro in svariati indicatori, che attribuiscono all’economia svizzera una buona «IT readiness». Tuttavia è sorprendentemente alto (32%) il numero delle PMI convinte che, nel prossimo futuro, saranno interessate dalla digitalizzazione solo in misura marginale. Un altro 24% concorda in parte con questa affermazione. Gli economisti di Credit Suisse temono che alcune di queste imprese possano sottovalutare l’attuale trasformazione tecnologica, il che potrebbe rappresentare un pericolo per la loro competitività nel medio-lungo periodo.

Le PMI dispongono di sufficienti margini d’azione per investire in competitività
Secondo gli autori dello studio, la maggior parte delle PMI si trova in linea di massima nella condizione di prendere in mano autonomamente le redini del proprio destino. La grande maggioranza dichiara di disporre attualmente di sufficienti mezzi finanziari per investire nel mantenimento della propria competitività. Il 56% concorda del tutto con questa affermazione e un altro 24% in parte. Gli economisti sono fondamentalmente ottimisti anche riguardo al mix di interventi adottato negli ultimi anni per assicurare la posizione concorrenziale. Sebbene alcune imprese abbiano dovuto ricorrere a strategie difensive-reattive, come riduzioni dei prezzi o cessioni di attività operative, molto più spesso hanno prevalso misure lungimiranti e offensive. Per esempio, più della metà degli intervistati ha investito nel lancio di nuovi prodotti o nel sostanziale sviluppo di prodotti esistenti. Quasi una PMI su due ha conquistato nuovi mercati o gruppi di clienti e, negli scorsi anni, quattro imprese su dieci hanno completato un sostanziale processo di digitalizzazione dei canali di vendita o dell’offerta. Il mix di interventi pianificato dalle PMI per i prossimi due-tre anni appare molto simile: in linea di massima si ricorrerà in misura minore a strategie difensive come riduzioni dei prezzi o cessioni di attività operative rispetto agli anni passati, una tendenza che ben si inserisce nel quadro generale sostanzialmente positivo.

Informazioni sullo studio
In Svizzera operano circa 600 000 PMI, che complessivamente danno lavoro a circa due terzi di tutte le persone attive. Nell’ambito della loro serie di studi sulle PMI, da anni gli economisti di Credit Suisse analizzano le condizioni delle piccole e medie imprese prendendo in esame varie tematiche. Nell’edizione di quest’anno, 1100 PMI svizzere sono state intervistate su vari aspetti del tema della competitività e della concorrenza.

La pubblicazione «Il settore delle PMI svizzere 2018 – In prima linea nella concorrenza mondiale» è disponibile in tedesco, francese, italiano e inglese all’indirizzo: 
www.credit-suisse.com/publikationen (Mercati & Trend – Economia svizzera)

 

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