Il papà dello IOSI, candidato sulla lista Verdi e Sinistra alternativa, contro le proposte del Consigliere Federale per contenere i costi della salute
BELLINZONA - Non sono piaciute a Franco Cavalli le nove proposte di Alain Berset per contenere i costi della salute. Il papà dello IOSI, in un lungo articolo pubblicato sul Corriere del Ticino, le definisce dei cerottini ed è sicuro che non pruderanno quella “diminuzione del 2-3% dei premi di cassa malati, come promesso dal consigliere federale”.
Cavalli propone ricette ben più radicali. A cominciare dal settore dei farmaci: “Faccio l’esempio dell’oncologia: negli ultimi cinque anni il costo dei nuovi farmaci è aumentato più del 60%. Quasi tutti i nuovi farmaci oncologici costano sino a 10-12.000 franchi al mese: nella cura dei tumori di solito bisogna combinare più farmaci e allora siamo a 300.000 franchi all’anno per paziente. Rispetto a 25 anni fa, il costo medio delle terapie oncologiche è aumentato di circa 50 volte. Una situazione chiaramente insostenibile anche per i sistemi sanitari dei Paesi più ricchi. E questo a fronte di guadagni di dozzine di miliardi dei monopoli farmaceutici, i cui bilanci dichiarano un profitto del 20-25%: un tasso che le altre industrie non possono neanche immaginarsi”.
Che fare quindi? “L’unica arma efficace per bloccare questa deriva - afferma il candidato al Nazionale per la lista Verdi e Sinistra alternativa - è quella delle cosiddette licenze obbligatorie: in situazioni simili, i governi, secondo gli accordi internazionali, hanno il diritto di non rispettare la protezione della patente e di ordinare l’uso di farmaci generici, anche se il monopolio del farmaco originale è ancora valido. Dubito però molto che il nostro Consiglio federale avrà il coraggio di usare quest’arma molto efficace, ma molto avversata dai monopoli farmaceutici”.
Ma non è tutto. Nel suo intervento sul CdT, Cavalli torna alla carica sui premi di cassa malati: “Innanzitutto il continuo aumento dei premi: in media del 4% annuo, per il 2020 sembrerebbe del 3%, anche se i costi nell’ultimo anno sono aumentati solo dell’1,5%. Questo dimostra come i premi aumentino più dei costi: ciò è dovuto alla struttura delle riserve delle casse malati e al continuo trasferimento di prestazioni dallo stazionario all’ambulatoriale, dove tutto è pagato dalle casse malati, mentre lo Stato copre buona parte della spesa stazionaria. (…). Anche qui la realtà ci insegnerà che i cerottini non tengono. Gli economisti della salute sanno che se si vuole evitare la medicina a due velocità (una per i ricchi, l’altra per i meno abbienti), il finanziamento deve essere proporzionale al reddito. Quindi prima o poi, se non vogliamo lo sfacelo, arriveremo ad una cassa malati unica con premi proporzionali al reddito e alla sostanza. Più tardi lo faremo, più evidente sarà anche da noi lo sviluppo di una medicina a due velocità, ciò che nel settore dei farmaci molto cari è già evidente. Chi può pagarseli o ha una buona assicurazione complementare, li riceve subito. Chi ha solo l’assicurazione di base, spesso deve aspettare anni. In alcuni cantoni si cominciano già a vedere delle differenze addirittura a livello di mortalità, tra i pazienti dei vari strati sociali”.