ELEZIONI FEDERALI 2019
Bruno Storni: "Elezioni e clima, il Texas e la Svizzera"
Il candidato PS al Nazionale: "Stiamo assistendo ad alcune interessanti metamorfosi di politici di centro che, a pochi mesi dalle elezioni, rivedono quanto pochi mesi fa avevano negato"

di Bruno Storni*

Dopo l’estate calda da record ci penseranno le elezioni a mantenere alta la temperatura anche in autunno, e questo proprio sul tema clima che quest’anno potrebbe portare ad uno spostamento della maggioranza al nazionale.

Oltre alle sempre più evidenti prove della correlazione crescita CO2 / temperatura media del pianeta, registriamo un aumento dei fenomeni estremi che anche le compagnie d’assicurazione confermano, e non solo da noi ma in molte parti del pianeta. In Alaska lo scorso mese di luglio è stato il più caldo da sempre: 0.4° più del luglio 2004 il più caldo finora e 3° più della media in luglio !

Evidenze difficili da confutare, ma in questo periodo preelettorale le voci negazioniste della nostra scena politica si fanno più forti e la discussione è ormai ad personam da un parte contro la giovane Greta, ma anche contro il Consigliere Nazionale Nordmann che in un libro di recente pubblicazione propone uno scenario per la decarbonizzazione in Svizzera basato su un forte investimento nel fotovoltaico 50GW , tesi non gradita in particolare da parte di esponenti della destra.

Ma a parte gli attacchi di chi teme di perdere consensi elettorali, stiamo assistendo ad alcune interessanti metamorfosi di politici di centro che a pochi mesi dalle elezioni rivedono quanto pochi mesi fa avevano negato annacquando la revisione di legge sul CO2 poi affossata dal Nazionale.

Il Partito Socialista già verso la fine degli anni 80 chiedeva l’introduzione della tassa sul CO2 nel frattempo adottata e in vigore dal 2000 per i combustibili. L’importo è legato a obiettivi di riduzione seppur blandi,  tuttora non raggiunti. Ricordo che si tratta di tasse incentivanti che ritornano alla popolazione, ad esempio riduzioni premi cassa malati.

Sulla fattibilità della decarbonizzazione entro il 2050, obiettivo che sta raccogliendo nuovi consensi, non dobbiamo dibattere in termini preelettorali o ragionare troppo legati al presente e allo stato della tecnologia attuale, ma considerare lo sviluppo scientifico e tecnologico che avremo nei prossimi decenni.

Per la Svizzera la sfida consisterà nel trasferire energia elettrica rinnovabile dall’estate all’inverno, le ipotesi ci sono, dovranno essere approfondite testate ed realizzate. Quanto successo negli ultimi 20 anni con l’eolico o con il fotovoltaico dimostra che gli sviluppi possono essere molto rapidi, inimmaginabili solo poche decine da anni fa.   

Per tornare oltreoceano una notizia che può solo confermare quanto precede:  in Texas, nel primo semestre 2019, la produzione di energia elettrica eolica ha raggiunto il 22%, superando per la prima volta quella da carbone scesa al 21%,  quando nel 2003 era allo 0.5% contro il 40% del carbone. Se questi sono gli sviluppi nello Stato USA del petrolio, perché negare che funzioni, chiaramente in altri termini, in Svizzera, paese più innovativo al mondo? Tra l’altro la decarbonizzazione creerà lavoro, ad esempio risanamento edifici, creerà nuove tecnologie e prodotti per l’industria svizzera ed eviterà importazioni per 7 miliardi/anno per vettori fossili.

Ma per farcela, oltre a pensare globalmente, occorre lavorare localmente in tanti ambiti, come dimostrato personalmente innovando sull’acquedotto, Premio Watt d’Or 2010 Risanamento acquedotto economico sostenibile efficiente, e soprattutto sostenere i partiti e i candidati da sempre attivi con coerenza e non quelli diventati (forse) ecologisti qualche mese prima delle elezioni, quando per decenni hanno frenato o annacquato qualsiasi misura concreta !

*Candidato PS al Consiglio Nazionale

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