CORONAVIRUS
"Si diceva che si poteva Rabadannare senza problemi". Bruno Storni critica la gestione dell'emergenza Coronavirus in Ticino e in Svizzera
Il Consigliere Nazionale del PS: "In Ticino non siamo scientifici. Si campa alla giornata. Eppure la diffusione del virus è simile a tutti gli altri"

BELLINZONA - Tra le voci critiche sulla gestione dell’emergenza Coronavirus in Ticino e in Svizzera, si aggiunge quella di Bruno Storni. Il Consigliere Nazionale PS - ingegnere e docente al politecnico di Losanna, uomo di numeri insomma - ha detto la sua su Facebook, ricostruendo i vari passaggi della crisi che abbiamo vissuto nel nostro Cantone.

“Da quanto il 23 febbraio domenica di Carnevale si discuteva del focolaio di Codogno - scrive Storni - si diceva che in Ticino la sanità era pronta, che bastava lavarsi le mani e che si poteva Rabandanare fino a martedì grasso senza problemi. Stamattina (ieri, ndr.) con la lettera dell'EOC (ma non c'è il Cantone nel CdA ?) arriva la notizia dirompente che avremo da curare fino a 250 casi assieme in cure intense (ma abbiamo 50 solo posti ) a smentire in toto quanto si diceva solo ancora pochi giorni fa, si è finalmente dichiarato lo Stato di necessità giustificando di adattare le misure seguendo l'evoluzione giornaliera (sic). Ora si chiudono tutte le scuole. Rigiustificando che ci si adatta di giorno in giorno”.

“Ma che un epidemia - prosegue il deputato socialista - abbia un curva esponenziale non è una scoperta di questo virus”.

Ma Storni ne ha anche per l’autorità federale: “Che non abbiano dichiarato lo Stato di necessità in tutto il Paese è incomprensibile, probabilmente dobbiamo aspettare che si arrivi a 2 o 3000 casi positivi, e tanti altri non rilevati che a loro volta diffonderanno l'epidemia (sic). Incomprensibile questo modo di fare che sembrerebbe ignorare che le epidemie hanno uno sviluppo che segue un modello matematico conosciuto... da noi poco a poco si arriverà a quelle misure che andavano prese tempo fa.

“Tra l'altro a Patti Chiari - argomenta ancora il Consigliere Nazionale - hanno mostrato curve dell'evoluzione dei casi in Ticino e in Italia simili ma in scala logaritmica e che danno la percezione di una crescita lenta lineare quando la crescita della pandemia è chiaramente esponenziale cosa che non dovrebbe sorprendere nessuno ma che da noi sembra una scoperta da premio Nobel e finalmente giustifica il comportamento passivo reattivo che purtroppo constatiamo”.

“In Ticino - secondo Storni - non siamo scientifici , vedi la serie di affermazioni e conferenze stampa dal 23 febbraio. Si campa alla giornata, eppure di epidemie ne abbiamo tutti gli anni. È un'altro virus ma la diffusione è simile a tutti gli altri (vedi valore Ro)”.

Quindi Storni cita le affermazioni a sostegno della sua tesi: “24 febbraio. “Restiamo razionali”, evidenzia Giorgio Merlani, medico cantonale. È sconsigliabile recarsi in Italia? Merlani: “Non avrei alcun problema ad andare a cena a Milano”; 24 febbraio. Perché il Ticino non blocca le manifestazioni come si fa in Lombardia? “Secondo il nostro gruppo di esperti – sostiene De Rosa – una misura del genere non porterebbe a risultati. Sono misure che potrebbero avere un significato politico. Ma dal punto di vista pratico non porterebbero a nulla”.

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