Il presidente dell'Ordine dei medici: "Dall’entrata in vigore della LAMal, i premi sono aumentati del 170%, a fronte di un aumento salariale medio del 20%"
di Franco Denti*
Ogni anno in autunno oltre alle foglie, cadono anche le nostre speranze di assistere a un assestamento dei premi di cassa malati che, dall’entrata in vigore della LAMal nel 1996, sono aumentati del 170%, a fronte di un aumento salariale medio del 20% e rappresentano la seconda causa di indebitamento della popolazione svizzera.
Dinnanzi a un’opinione pubblica sempre più disorientata le casse malati rispondono all’unisono «i premi seguono i costi». Ma noi sappiamo che c’è dell’altro e che nel sistema per nulla cristallino della formazione dei premi si nascondono tesoretti ingiustificati a spese del cittadino assicurato. Mi riferisco alle riserve che ogni assicuratore malattia deve per legge accumulare per tutelare la stabilità finanziaria degli assicuratori e consentire di far fronte a eventuali situazioni eccezionali (pandemie, fluttuazione dei mercati finanziari, aumento del portafoglio di assicurati eccetera).
L’assicuratore costituisce il suo capitale proprio (riserve) a partire dai premi pagati nei singoli Cantoni. Un risultato positivo nel singolo Cantone contribuisce all’incremento delle riserve nazionali; mentre un risultato negativo in un altro Cantone determina una riduzione del capitale nazionale. E qui nasce il primo problema.
I dati relativi al risultato di esercizio per singolo Cantone non sono pubblicati e quindi non possiamo verificare se i Cantoni contribuiscono equamente alla formazione delle riserve. Una mia iniziativa cantonale che chiedeva la pubblicazione di questo dato è stata purtroppo bocciata dal Parlamento federale (iniziativa cantonale n. 13.345 del 14.1.2014) e la nuova Legge sulla vigilanza degli assicuratori malattia (LVAMal) non sana questa lacuna del sistema. Per esemplificare il concetto poniamo che un gruppo di tre persone debba costituire un fondo finanziario di 1.200 franchi. Se una persona ne apporta 900, una 400 e la terza preleva 100, il risultato finale è 1.200. L’obiettivo della sicurezza finanziaria è raggiunto, ma non quello dell’equità dell’apporto. E così i ticinesi stanno ancora aspettando il rimborso completo dei premi pagati in eccesso negli anni passati.
Il secondo problema risiede nel modello di valutazione delle riserve in vigore dal 2012, che è stato ripreso da quello in vigore per gli assicuratori privati che operano sulla base del principio della capitalizzazione. Il sistema appare inadeguato e sproporzionato in un contesto, quello della LAMal, che si fonda sul principio della ripartizione delle spese, secondo il quale ogni anno è possibile adeguare il premio in base alle circostanze, intervenendo con immediatezza ed efficacia di fronte sia a deficit sia a risultati d’esercizio eccessivi.
In pratica è come se una famiglia di tre persone comperasse un pullman per andare a fare la spesa settimanale in un negozio che dista 2 chilometri. A fronte di riserve minime legali già esagerate, la legge non impone nessun obbligo per gli assicuratori di riduzione delle riserve eccessive.
E siamo al terzo problema: gli assicuratori possono accumulare riserve senza limiti formando dei veri e propri tesoretti da investire a piacimento.
Oggi le riserve nazionali effettive ammontano a più di 8 miliardi e rappresentano quasi il doppio di quelle normative. È chiaro che sono eccessive e vanno diminuite a tutto vantaggio dei premi. Anche perché in caso di evento straordinario le casse non corrono pericoli e possono far capo alla loro liquidità corrente (nel 2017 6,3 miliardi), ma ancor più alla possibilità di elevare il premio già per l’anno successivo; senza dimenticare che c’è ancora l’autorità che può ordinare de imperio aumenti di premio anche nel corso dell’anno se la stabilità finanziaria dell’assicuratore si trovasse compromessa. Da rilevare comunque che negli anni di riserve deficitarie (2001, 2002 e 2003) nessun assicuratore ha invero rischiato il fallimento. Ma allora perché tutta questa fatica a sciogliere le riserve a beneficio dei premi? Perché il tesoretto produce tesoretto e se gli investimenti vanno male... ahimé l’anno dopo salgono i premi.
E siamo al quarto problema (quello più preoccupante). Un confronto tra l’evoluzione dei premi negli ultimi anni e l’evoluzione della borsa evidenzia una tendenza tanto evidente quanto sorprendente: risultati in borsa favorevoli l’anno precedente (come quelli dell’anno scorso) comportano un aumento dei premi più mite, mentre un cattivo anno in borsa porta a aumenti dei premi importanti e ciò indipendentemente dal comportamento degli assicurati, dalle prestazioni erogate eccetera: non dipende che dalla borsa. Lo ha affermato anche Pascal Strupler, direttore dell’UFSP durante la trasmissione Infrarouge del 28.9.2016. I deficit non sono quindi imputabili solo alle prestazioni ma anche alle speculazioni in borsa degli assicuratori malattia, ciò che è aberrante in un sistema di sanità sociale: con le casse malati non si gioca in borsa.
* presidente dell’Ordine dei medici del Canton Ticino