Lo storico pilota italiano si racconta a Liberatv: "Ecco come iniziai ad appassionarmi ai motori". E sulla Formula 1: "Se dalle parti di Maranello lavorano come si deve..."
ITALIA – Non provate a ricordarlo solo per quello che "ha salvato la vita a Niki Lauda" il primo agosto del 1976 al circuito del Nürburgring, in Germania, altrimenti "mi inc***o". Arturo Merzario, lo ricordiamo, si gettò tra le fiamme per liberare il campione austiaco della Ferrari Niki Lauda, rimasto intrappolato nell'abitacolo dopo che, in seguito a un incidente, la sua Ferrari 312 T2 prese improvvisamente fuoco (vedi video a corredo dell'articolo)
Il gesto eroico del pilota italiano è ancora impresso nella mente di tutti gli amanti della Formula 1 e non solo, ma guai a ricordarlo solo per quello. Merzario, ancora attivo nell'ambito delle corse, si infastidisce a ricordare quei momenti. Non tanto perché è stufo di rispondere alle stesse domande da una vita, ma perché quel gesto "lo avrebbero fatto tutti e con chiunque. È stato un episodio di vita", racconta a Liberatv.
Merzario è tuttora un'icona del motorsport italiano. Il suo inconfondibile stile da cowboy anima ancora i paddock in giro per il mondo e riscuote ancora un successo notevole. A 76 anni compiuti da pochi giorni (l'11 marzo ndr), Merzario ricorda con piacere ed altrettanto entusiasmo i suoi inizi di carriera.
"Prima di parlare della mia carriera è giusto partire da lontano, da quando ho cominciato ad appassionarmi ai motori. Sono nato e cresciuto a Civenna-Bellagio, dove fino a metà degli anni '50 passava la famosa gara chiamata "la circuito del Lario", indimenticabile competizione in cui gareggiavano personaggi del calibro di Tazio Nuvolari. Una sorta di "Targa Florio", insomma. Avevo 7-8 anni e seguivo la "Circuito del Lario" con la mia bicicletta. Da quel momento cominciai ad appassionarmi ai motori. Tutto partì con un motorino, poi piano piano presi sempre più confidenza con moto di cilindrata maggiore".
È dalle due ruote che è scattata la scalata verso il successo. "La prima gara – racconta – la feci nel 1962 a Monza con una Giulietta Spider, mentre nel '63 corsi con un'Alfa Romeo Giulietta SZ. Fui costretto a sospendere le attività a causa del servizio militare, ma nel '67 entrai a far parte della squadra ufficiale Abarth. Collezionai lì i miei primi successi importanti, attirando l'attenzione della Ferrari nel '69".
Nel 1969, Merzario aveva 24 anni e venire ingaggiato dalla "rossa" a quell'età, all'epoca, non era roba per tutti. "Al giorno d'oggi a 24 anni in Formula 1 non sei più considerato come giovanissimo. Ai miei tempi correre per la Ferrari a quell'età era qualcosa di straordinario. Ebbi la fortuna di partecipare al Mondiale prototipi nel 1970, che era ben più importante della Formula 1".
Spopola la F1
A metà degli anni '70 la Formula 1 comincia a prendere piede e diventare la categoria di riferimento per tutti i piloti e le case automobilistiche. Merzario ci racconta il cambiamento di quella che è attualmente la categoria regina del motorsport a quattro ruote. "Fu Ecclestone a convincere le Case che coi soldi che spendevano per una gara in altre categorie potevano gareggiarne dieci allo stesso prezzo e ottenere maggiore visibilità televisiva. E ovviamente per i costruttori fu un'opportunità irrinunciabile".
In Formula 1, Merzario fece il suo esordio nel 1972 a Brands Hatch al volante di una Ferrari. L' "italian cowboy", così era soprannominato nel paddock, tagliò il traguardo in sesta posizione. "Fu un ottimo debutto. Peccato solo che poco dopo la partenza forai una gomma e fui costretto a tornare ai box. Sapete, a quei tempi non è come adesso che in meno di sette secondi sei di nuovo in pista... Penso che sarei riuscito a salire sul podio se non ci fosse stato quell'inconveniente. Ma i miei sforzi furono ripagati dalla commissione italiana dei giornalisti che mi diede il premio come pilota più combattivo".
Arturo Merzario corse in Formula 1 per altri sette anni, senza tuttavia avere troppa fortuna. Adesso "faccio i campionati del mondo. Quelli vintage eh... (ride ndr). Non riuscirei a guidare una monoposto di Formula 1 attuale. Ma scommetto che i campioni del giorno d'oggi non riuscirebbero a concludere nemmeno un giro sulle monoposto che guidavamo negli anni '70".
Concludiamo la piacevole chiacchierata con il pilota italiano parlando dell'imminente stagione di F1 che si appresta a prendere il via questo fine settimana in Australia. "Mi sbilanciai due anni fa quando dissi che con Vettel la Ferrari avrebbe risalito la china dopo la parentesi Alonso. Infatti, il tedesco andò subito a podio, ma poi la Mercedes si rivelò più forte. L'anno scorso, invece, la storia si era capovolta. Erano le "frecce d'argento" a rincorrere la 'rossa', ma la Ferrari ci ha messo di tutto, ma proprio di tutto, per perdere il campionato. Quest'anno non mi sbilancio, ma se dalle parti di Maranello lavorano come si deve...".