"Desidero far capire ai calciatori che la nostra piazza è diversa e che ci sono legami che non si comprano solo coi soldi. Il rapporto con la città è unico, viscerale, autentico, dalla Super League alle leghe minori"
BELLINZONA – Riportare i bellinzonesi allo stadio, con lo steso entusiasmo che ha caratterizzato gli anni della Super League, della finale di Coppa Svizzera e della qualificazione all’Europa. Brenno Martignoni apre il nuovo corso del Bellinzona con un sogno. Da ieri, è iniziato al Comunale un nuovo corso, con al timone Brenno Martignoni come presidente.
Lo abbiamo incontrato a poche ore dall’annuncio, che ha portato subito una ventata di positività nell’ambiente. L’obiettivo? Senza dubbio, puntare in alto, sia in campo che fuori.
Brenno Martignoni, quando è nata l’idea di diventare presidente del Bellinzona?
“A dire il vero parte da lontano, il mio rapporto coi granata inizia, si potrebbe dire, sin dalla nascita. Il Bellinzona ha sempre fatto parte della quotidianità della mia famiglia. Non è un segreto per nessuno che mio fratello Rolando sia un grandissimo tifoso. Il legame tra la città e la squadra è da sempre autentico, viscerale, unico, una dinamica nota. Non a caso, anche dopo il fallimento, in categorie minori, mobilitava migliaia di persone. I granata ci hanno abituato all’altalenarsi delle emozioni, dalla Super League alle leghe regionali, questa squadra non finisce mai di stupire”.
La famiglia Betancur, nonostante voci di cessione qualche settimana fa, resta proprietaria del Bellinzona. Quali saranno i rapporti con loro e che cosa potrà aggiungere Martignoni?
“L’aspetto emotivo di cui parlavo è importante, ma bisogna essere concreti: al giorno d’oggi, se si vuole mantenere una squadra in Challenge League, si deve avere un supporto finanziario. Per sognare in grande c’è la necessità di risorse, di avere i piedi ben piantati in terra. Sono certo che potremo trovare una ottima convergenza tra gli interessi più finanziari, la società e la mia anima come presidente”.
In concreto, quali saranno i suoi compiti all’interno del ruolo di presidente?
“Punto a coinvolgere il pubblico e la tifoseria, attraverso i contatti. L’obiettivo è di invogliare la gente a ritrovare la via dello stadio, perché lì c’è la famiglia granata. Desidero anche far capire ai calciatori che Bellinzona è diversa dalle altre piazze, che ci sono legami che non si comprano solo coi soldi. Certo, le finanze sono importanti, però devi saper andare anche oltre”.
E sul campo, quali saranno gli obiettivi?
“Arrivare in alto. Idealmente il sogno è ritrovare l’entusiasmo della stagione della finale di Coppa svizzera e dell’avventura europea, quando ho avuto il privilegio di seguire il Bellinzona da sindaco”.