CRONACA
Ministro-candidato, il conflitto Borradori: "Non esiste", "Sì che c'è"
Corriere e Regione duellano a distanza sul possibile conflitto di interessi tra la carica di Consigliere di Stato e quella di candidato al Municipio di Lugano

BELLINZONA – Della faccenda se ne è cominciato a parlare un minuto dopo l’annuncio di Marco Borradori: “Mi candido al Municipio di Lugano”. Vale a dire: esiste un conflitto di interessi tra la corsa elettorale alla Città e la carica di Consigliere di Stato? 

Cominciamo col dire che Borradori è stato il primo a porsi la questione. E a porla a Giuliano Bignasca, il giorno prima in “un acceso confronto in via Monte Boglia”, per usare le sue parola. Il presidente del Governo non ha fatto mistero che lui preferirebbe non vivere questa sovrapposizione tra la carica di ministro e il ruolo di candidato. Benché, e va sottolineato, per la legge non esiste alcuna incompatibilità. Siamo nel campo dell’opportunità politica.

Perciò Borradori ha annunciato, per il momento, che a fine febbraio quando si consegneranno formalmente le liste passerà la presidenza al vice Paolo Beltraminelli. E al più tardi il 14 aprile, giorno delle votazioni, rassegnerà le dimissioni da Consigliere di Stato: comunque vada non sarà più ministro.  

Al più tardi il 14 aprile, Borradori l’ha sottolineato: se succede prima è meglio, ha lasciato intendere con chiarezza. È probabile che lui preferirebbe mollare la presidenza e il Consiglio di Stato lo stesso giorno. Un’ipotesi che tuttavia si scontra con le esigenze della Lega che deve ancora decidere con chi sostituirlo a Palazzo delle Orsoline. E sulla scelta pesano le dinamiche di Lugano: a dipendenza di come andrà la votazione, il Movimento sceglierà il nuovo ministro. Se i seggi a Lugano saranno tre: Borradori, più i due uscenti Quadri e Bignasca, toccherà a Michele Foletti. Se invece fossero due le poltrone municipali, i giochi potrebbero riaprirsi. 

Vedremo. Nel frattempo PS, PLR e UDC sono andati in pressing sulla Lega, chiedendo le immediate dimissioni di Borradori e la immediata sostituzione del ministro. Ne è nata una polemica vivace. Anche sulla stampa. Le posizioni sono diametralmente opposte. Oggi, sul Corriere del Ticino, il coondirettore Fabio Pontiggia sostiene che il conflitto di interessi non esiste. Ieri, sulla Regione, il direttore Matteo Caratti, ha scritto il contrario. 

Vi proponiamo di seguito alcuni stralci dei due editoriali. 

Pontiggia: “Il conflitto di interesse non c’è”

Meno di due mesi fa il Gran Consiglio non ne volle sapere di emanare norme più severe e restrittive sui conflitti d’interesse (in alcuni casi palesi) dei deputati. Oggi una parte del mondo politico si inventa l’esistenza di fantomatici conflitti d’interesse per un consigliere di Stato (Marco Borradori) che si accinge a dare le dimissioni e ad assumere una nuova carica pubblica (municipale – fors’anche sindaco – a Lugano). 

Bisognerebbe evitare queste baruffe costruite sul nulla (se non su interessi di parte): sono anch’esse espressione di quel degrado del confronto politico che oggi è tanto di moda denunciare in modo manicheo e selettivo.

La sostanza della democrazia sono le regole, che devono essere chiare e semplici. In democrazia si applicano le regole vigenti, valide per tutti allo stesso modo. Non si applicano regole inesistenti, per di più immaginate ad personam. 

Marco Borradori può restare tranquillamente consigliere di Stato (e, in base alla legge, potrebbe rimanere anche presidente del Governo) fino a quando entrerà in Municipio. Tra questa sua attuale funzione e la probabilissima futura carica di membro dell’Esecutivo comunale più importante del Ticino non c’è alcun conflitto d’interesse, per la semplice ragione che non c’è sovrapposizione temporale.

Del resto, basterebbe considerare il caso che ha interessato, in modo rovesciato, uno degli attuali colleghi del consigliere di Stato della Lega. Quando, all’inizio del 2011, il municipale luganese Paolo Beltraminelli scese in campo per tentare la scalata al Consiglio di Stato, nessuno nemmeno si sognò di invocare un presunto conflitto d’interessi e di chiedere per questo all’esponente del PPD di lasciare al più presto il seggio nell’Esecutivo cittadino per il sospetto che, essendo in corsa per Bellinzona, potesse prendere decisioni non nell’interesse della Città.

Spetta alla Lega e soltanto ad essa decidere chi andrà in Governo, e quando, al posto di Borradori. I cittadini potranno dire la loro nell’aprile del 2015, non prima.

Caratti: “Un doppio ruolo decisamente inopportuno”

Quanto alla posizione di Marco Borradori, ora candidato luganese, in seno al governo cantonale, ha secondo noi ragione chi dice che sovrapporre il ruolo di ministro a quello di aspirante sindaco in campagna elettorale sia scorretto. In questo senso il ministro ha già detto come intende regolare il primo nodo, quello della presidenza del governo, che è anche il più semplice: al momento del deposito delle liste per le comunali, in febbraio, Borradori passerà il timone di presidente all’attuale vice Paolo Beltraminelli.

Resta quindi in sospeso ‘solo’ la questione se un consigliere di Stato in carica possa fare una campagna elettorale per entrare in Municipio. La risposta, dal punto di vista legale, è molto probabilmente affermativa. Ma non vi è chi non veda il rischio che un consigliere di Stato in carica possa comunque fare dichiarazioni, o compiere delle scelte, anche in ottica elettorale, avvantaggiandosi e avvantaggiando la città che ambisce a rappresentare. Gli ambiti nei quali dovrà, se resta in sella, perlomeno astenersi sono dei più disparati: vanno dagli investimenti ai sussidi che concernono direttamente o indirettamente la Città di Lugano, al relativo Piano viario, alla perequazione finanziaria contestata da Lugano, all’iniziativa leghista sugli sgravi fiscali, senza dimenticare il preventivo del Cantone sulla questione per esempio dell’aggravio ai Comuni. Un doppio ruolo decisamente inopportuno per il Cantone.

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