Il Superboss di cosa nostra confessa al figlio: "Mi hanno picchiato". Ma ora, dopo numerose cadute è in coma, incapace di intendere e di volere. Si dice volesse pentirsi: qualcuno lo ha fermato?
PARMA - Sono le prime immagini di Bernardo Provenzano dal giorno della sua cattura l'11 aprile del 2006 nella masseria di Montagna dei Cavalli, contrada di Corleone. Da sette anni il viso del padrino, latitante per 43 anni e successori di Totò Riina alla guida di Cosa Nostra, non si era più visto, neppure in fotografia.
Fino ad oggi. La trasmissione di Michele Santoro Servizio Pubblico è infatti entrata in possesso delle immagini registrate delle telecamere di sorveglianza del carcere di Parma, dove il padrino è detenuto in regime di massima sicurezza.
Immagini shock in cui l'ex capo dei capi appare distrutto fisicamente e incapace di comprendere anche le richieste più semplici. Inoltre, in un passaggio, si vede il figlio minore che gli domanda: "Pigghiasti lignite? (botte, ndr)". E il boss risponde: "Lignate, sì. Dietro i reni". È guardando i video la procura di Palermo ha aperto un'indagine per fare luce sui misteri che ancora avvolgono il boss dei corleonesi.
Nell'ultimo anno, infatti, Provenzano è caduto molte volte, e l'ultima caduta lo ha ridotto praticamente in coma. A questo va ad aggiungersi un tentativo di suicidio le cui circostante però sono avvolte dal mistero. Tutti questi fatti hanno sollevato grandi sospetetti. Zu Binnu sembrava infatti intenzionato a pentirsi e a cominciare a collaborare con la giustizia. E se avesse parlato lui, in molti, moltissimi, a più livelli, avrebbero avuto di che tremare. E allora: qualcuno ha voluto fermarlo? L'ultimo mistero del rosario di misteri.
Probabilmente, siccome sono cose di mafia, difficilmente si avrà una risposta. Di sicuro non da Provenzano che, nel suo stato comatoso, è ormai incapace di intendere e di volere. Lo ha riconosciuto anche il giudice Piergiorgio Morosini che non lo ha rinviato proprio per le sue condizioni di salute nel processo sulla trattativa Stato-Mafia che comincerà la settimana prossima.
Nelle scorse settimane il legale della famiglia Provenzano, l'avvocato Rosalba Di Gregorio, aveva chiesto la revoca del carcere duro, la sospensione dell'esecuzione della pena per motivi di salute, ma l'istanza è stata respinta.