CRONACA
Importazione di vino: "Dal Governo risposta elusiva, incrociamo le dita"
Parla Bruno Bonfanti, presidente dei negozianti e vinificatori di vino: “Portare da due a venti litri l'importazione vorrebbe dire aprire ulteriormente le porte del commercio sommerso"

STABIO – “Non ci resta che portare pazienza e vedere cosa scaturirà dall’analisi delle risposte che sono state date nell'ambito della consultazione. Io mi auguro che in tempi relativamente brevi questo venga fatto e poi vedremo come continuare.” Così Bruno Bonfanti, presidente dell’Associazione Ticinese Negozianti di Vino e Vinificatori (ATNVV), in merito alla risposta alle domande di Marco Romano giunta ieri dal Consiglio federale.

“Direi che di positivo ha il pregio di aver, per così dire, ravvivato un po’ il fuoco attorno all’argomento – commenta ancora Bonfanti –. Ma la risposta in sé, se la si analizza, è abbastanza elusiva: molto politica e di circostanza. È un riassunto di quello che tutto sommato si sapeva già. Comunque credo che Marco Romano abbia fatto molto bene a rinvigorire la problematica rendendo attenti. Non resta che attendere la presa di posizione dopo l’analisi delle voci giunte dai Cantoni e dalle varie associazioni che sembrano essere però generalmente negative. Mi sembra di intravvedere poi una certa contrarietà anche a livello politico a quest’idea dei venti litri. Non ci resta quindi che attendere speranzosi e vedere cosa succede.”

Ma quali potrebbero essere le conseguenze per il settore se venisse accettata la proposta di alzare la quantità di litri di vino importabili dagli attuali due a venti litri?
“Sicuramente creerebbe delle situazioni complesse. Già oggi si stima, e sono dati abbastanza attendibili, che circa 25-30 milioni di litri all’anno vengono importati per via turistica da privati. Quindi abbiamo un problema. Ma non tocca solo il vino. Il turismo dell’acquisto oltre frontiera è ormai ben presente e il danno che comporta per la nostra economia è un problema generale. Per quanto concerne il vino nello specifico potrebbe causare grossi problemi ai produttori che si vedono un concorrente in più. La legge parla chiaro su questo tipo di importazione turistica privata che è ammessa unicamente, ed è scritto nero su bianco, per consumo proprio o regalo e quindi non si può importare il prodotto per poi rivenderlo. Ma rimane il problema del controllo e della supervisione: se qualcuno, un ristoratore o un piccolo commerciante che si inventa la professione, ne approfittasse per importare del vino destinato alla rivendita, diventerebbe probabilmente difficile controllare questo tipo di commercio. La dogana non può esser presente dappertutto, ha altre priorità e ci sono anche limiti strutturali, e lo stesso vale per il Controllo svizzero dei vini per cui diventerebbe difficile seguire tutto. Direi inoltre che mantenere lo status quo non è la soluzione al problema perché comunque c’è, e si sa, un certo tipo di piccolo commercio sommerso. Ma portare da due a venti litri vorrebbe dire aprire ulteriormente le porte e dare un segnale che va nella direzione sbagliata. Questo di sicuro è uno dei punti che preoccupa molto la categoria.”

Se la proposta in fine dovesse esser comunque accettata quali sarebbero i mezzi necessari per cercare di limitare i danni?
“A dire la verità parto dal presupposto che in realtà non venga accettata per cui non mi sono ancora posto il problema in maniera approfondita. Sicuramente uno strumento, che però ha un grosso limite nei costi che genererebbe, sarebbe di chiedere una maggiore attenzione sui reali motivi dell’importazione e quindi di inasprire un po’ in qualche modo i controlli. Dovrebbe esser la prima cosa, anche se personalmente nutro qualche dubbio sulla sua realizzazione. Tutto costa e inasprire i controlli vuol dire persone che se ne occupano con costi che coi tempi che corrono spesso e volentieri si fa fatica a coprire. D’altra parte non dobbiamo dimenticare che già da parte della Direzione generale delle dogane la proposta nasce proprio dall’esigenza di rendere meno costosa tutta l’amministrazione. Quindi da una parte si andrebbe a diminuire e dall’altra si chiederebbe un aumento dei costi, difficilmente sarebbe attuabile. Ma non credo ci siano molti altri mezzi.”

Quanto è in difficoltà al momento la situazione del settore vitivinicolo?
“Insomma… Le cifre parlano chiaro: i consumi di vino sono in costante diminuzione. Le vendite zoppicano abbastanza. I dati pubblicati per il 2012 sul consumo di vino mostrano un arretramento delle cifre sia per quanto concerne il consumo di vino svizzero, quindi per la produzione interna, sia per quello importato. È un trend costante e quindi la situazione non è semplice in questo momento. Inoltre non si deve mai dimenticare che l’ultima parola nella produzione vinicola la mette sempre la natura e non l’uomo: malgrado tutti i suoi programmi di marketing e tutto quanto possa fare per impegnarsi a cercare di porvi rimedio, le annate non sono tutte uguali sul piano qualitativo e soprattutto quantitativo. Possono esserci, come è già capitato, più annate di fila con una grossa produzione. E se la produzione aumenta e il consumo diminuisce, il risultato è la sovrapproduzione con difficoltà di smercio e pressione sui prezzi e tutto quanto ne deriva.”

Ma a cosa è dovuto secondo lei questo trend negativo?
“Ci sono molti motivi. Sicuramente le abitudini di consumo: se analizziamo un pochino quanto vino veniva consumato dai nostri nonni o dai nostri genitori notiamo che è più di quanto se ne consumi ora. Poi non dobbiamo dimenticarci il nostro tipo di vita: già il fatto di guidare un’auto ci impone dei limiti. Siamo confrontati con realtà quotidiane di uso di automobili, scooter, motociclette e quindi con leggi abbastanza restrittive in fatto di consumo di alcol. Inoltre oggi c’è una maggiore sensibilità nei confronti del consumo di alcolici in generale. Poi io credo ci sia anche una propensione maggiore del consumatore verso un consumo più di qualità e meno di quantità. Sono trend noti che non valgono solo per il vino, ma anche per l’alimentazione in generale. Abbiamo un’attenzione maggiore nei confronti di ciò che consumiamo e quindi anche più moderazione nei consumi.”

 

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