Domenica prossima apertura straordinaria per il giubileo. Ma il polo commerciale più importante del Ticino rivendica una parità di trattamento sugli orari di apertura. Ecco perché
di Marco Bazzi
GRANCIA - C’è una storia di Paperon De’ Paperoni dove l’arcimiliardario scopre che il suo deposito sorge al confine tra Paperopoli e Sgangheropoli. In realtà sono gli amministratori di Sgangheropoli, ridotti sul lastrico, che trovano negli archivi del comune un documento che definisce i confini con la vicina e ricca città, ricca perché Paperone ogni anno versa miliardi in imposte. Così, rettificati i confini, e stabilito che il deposito sorge per metà su territorio di Sgangheropoli, gli amministratori vanno anche loro a batter cassa. Per evitare la “doppia imposizione”, il papero più ricco del mondo escogita uno stratagemma: monta il suo deposito su enormi cingoli e lo fa vagare senza sosta tra un comune e l’altro in modo da non risultare imponibile in nessuno dei due.
Ecco, la storia di Grancia è un po’ così. È una storia “di confini”. Nel senso che il piccolo comune, nato con decreto legislativo del 1825 da una separazione da Carabbia, è diventato una sorta di enclave autonoma nel cuore della Grande Lugano, con la quale confina a nord (Pazzallo) e a sud (Barbengo).
Fin qui potrebbe essere una semplice storia di autonomia comunale. Ma questa autonomia ha pesanti implicazioni economiche e commerciali.
La nascita del Parco commerciale e l’apertura straordinaria di domenica
La recente storia del comune è stata infatti segnata dalla nascita del Parco Commerciale Grancia, che domenica prossima, 29 settembre, festeggia 25 anni. In occasione dell’anniversario i negozi del Parco saranno aperti dalle 10 alle 18, grazie a una delle tante “deroghe” che da ormai un ventennio caratterizzano la politica ticinese nel settore del commercio, in assenza di una legge chiara e definitiva che regoli le aperture dei negozi.
“Ben venga l’apertura straordinaria di domenica”, dicono i dirigenti del Parco Commerciale, che hanno preparato per i propri clienti un ampio programma di intrattenimenti e “offerte da giubileo”.
Ma sui centri commerciali di Grancia c’è un importante problema che la politica deve affrontare, e che, chi gestisce quei centri, si aspetta, dopo vane richieste, che la politica risolva.
Le cifre del Parco Commerciale
Qualche dato. Il Parco si estende su 40'000 metri quadrati e comprende una quarantina di negozi. Il polo dello shopping si è sviluppato negli anni con l’insediamento, poco più a nord, di grandi distributori come Ikea e Mediamarkt, insediamento che ha dato vita al Centro Lugano Sud. Questo sviluppo ha originato il principale polo commerciale ticinese, tra i più grandi della Svizzera, con ottanta punti vendita e una superficie di 75'000 metri quadrati.
I negozi del solo Parco Commerciale generano una cifra d’affari annua superiore ai 150 milioni di franchi e danno lavoro a circa 300 persone. La proprietà del Parco è inoltre totalmente ticinese, quindi l’intero indotto fiscale finisce nelle casse cantonali. La struttura immobiliare affitta gli spazi ai negozi e vanta un’elevata fedeltà: alcuni inquilini sono infatti insediati a Grancia fin dalle origini, e il 90% lo è almeno da dieci anni.
A Grancia il “röstigraben” della disparità
Ma veniamo al problema. Essendosi Lugano espansa fino a Gandria, è diventata una “città di confine”. E di questo statuto beneficiano negozi e centri commerciali, che si trovano sul territorio cittadino, i quali possono prolungare gli orari di apertura. Così, le pieghe sempre meno comprensibili delle nostre leggi hanno segnato in corrispondenza con Grancia un “röstigraben” della disparità.
I centri commerciali che sorgono sul territorio di Pazzallo (Athleticum e Fly, per esempio), a soli cinquecento metri dai negozi di Grancia, possono restare aperti, estate e inverno, fino alle 19, sabato compreso. E questi orari prolungati valgono ovviamente anche per gli altri negozi che hanno sede a Lugano e in altre località “di confine”. Mentre quelli di Grancia sono costretti a chiudere alle 18,30 in settimana, e il sabato alle 18 in estate e alle 17 in inverno.
Radaelli: “Una penalizzazione inaccettabile”
“È una penalizzazione inaccettabile – dice Daniele Radaelli, amministratore del Parco Commerciale Grancia -. Da anni aspettiamo invano una legge che faccia chiarezza sugli orari di apertura. Un’ora di apertura in più il sabato vale per noi sull’arco dell’anno una decina di milioni di franchi di cifra d’affari. Non parlo di guadagni, parlo di cifra d’affari, e della possibilità di disporre di armi che ci consentano di essere più concorrenziali. Non possiamo sempre lamentarci che i ticinesi vanno a far spesa oltre confine, e che gli italiani non vengono in Ticino a fare acquisti, se il sabato il più grande polo commerciale del Cantone è costretto a chiudere alle cinque di pomeriggio”.
Insomma, Radaelli, ritiene che i negozi di Grancia siano nettamente sfavoriti rispetto ai commerci che sorgono in località che beneficiano dello statuto di aree di confine. E aggiunge che soltanto portando alle 18 l’orario di chiusura del sabato a Grancia si potrebbero creare una ventina di posti di lavoro in più. “Non chiediamo la luna. Non vogliamo una deregolamentazione del settore commerciale. Chiediamo solo una parità di trattamento. E qualche arma in più per confrontarci con la concorrenza estera”.