Intervista a Elena Fiscalini dell’Associazione inquilini: "Senza un garante privato, l'unica soluzione, per chi può, e far capo all'aiuto di Stato che garantisce il pagamento dell'affitto"
LOCARNO – Solo qualche giorno fa, era lunedì, un padre di famiglia di Vezia ha contattato la redazione per denunciare quanto gli stava accadendo. Qualche ora dopo, alle 14, lui e la sua famiglia sarebbero stati sfrattati perché l’uomo, dopo aver subito un precedente sfratto a causa dei debiti in cui era incorso, avendo l’attestato di solvibilità macchiato, non era più riuscito a trovare una casa e disperato aveva deciso di falsificare l’estratto dell’Ufficio esecuzione e fallimenti, l’unica cosa che si frapponeva fra lui e un tetto sotto cui vivere.
L’incertezza e le difficoltà economiche stanno aumentando e, pensiamo ad esempio a quanto avviene con la difficoltà per molti di pagare i premi mensili delle casse malati, può capitare a tutti di subire un qualche precetto esecutivo che figurerà poi sull’estratto dell’Ufficio esecuzione e fallimenti. Abbiamo perciò interrogato la presidentessa dell’Associazione Svizzera Inquilini per la Svizzera Italiana Elena Fiscalini, chiedendole innanzitutto: qual è la situazione attuale nel mercato degli alloggi? Si è davvero così rigidi per quanto riguarda il certificato di solvibilità?
“Da un lato c’è la situazione economica che evidentemente mette tante persone a rischio di avere un precetto esecutivo e quindi di non soddisfare le condizioni di solvibilità che i locatori richiedono. Dall’altro c’è la natura attuale del mercato dell’alloggio che non offre grande disponibilità soprattutto di appartamenti con una pigione adatta alle possibilità finanziarie delle famiglie. Questa è purtroppo la realtà in cui vivono tanti inquilini che devono far fronte a una situazione finanziaria precaria e a un mercato immobiliare che penalizza ancor più queste fasce. Perché appena c’è un’insolvenza, ecco che sono i primi a esser scartati come potenziali futuri inquilini”.
Cosa fare in questi casi? C’è magari qualche istituzione che può intercedere come garante?
“Firmare il contratto è una scelta in mano unicamente al proprietario dell’appartamento o all’immobiliare che lo gestisce. Purtroppo non c’è nessuna facoltà di imporsi da parte dell’inquilino. L’unica possibilità che posso consigliare è quella di proporre un garante privato perché non ci sono enti pubblici preposti a questo”.
Perciò se non si hanno alle spalle familiari o amici che possano fungere da garante, si è praticamente spacciati.
“Si, purtroppo è così. Questo sempre che non si abbiano i requisiti per beneficiare dell’assistenza sociale. In quel caso, dopo aver visionato il possibile futuro contratto e aver valutato la pigione richiesta, l’ufficio competente dà il nulla osta. Da quel momento il futuro inquilino non ha più problemi legati alla sua solvibilità perché il locatore sa che il pagamento dell’affitto è garantito dai contributi versati puntualmente dall’assistenza. I proprietari in genere poi si cautelano anche con il versamento di un deposito che, nel caso di uno scoperto in corso di locazione, garantisce loro una garanzia. Questo però avviene solo a contratto già sottoscritto”.
Non c’è magari qualche assicurazione che possa fungere da garante, come avviene ad esempio per le caparre?
“No. Quel tipo di assicurazione copre solo ed esclusivamente il versamento della caparra e non c’è nulla che fornisca garanzie in merito alla solvibilità, se non, appunto, un garante privato. C’è da dire, inoltre, che queste assicurazioni, che non sono il deposito di denaro contante su un conto vincolato, non sono nemmeno accettate da tutti i locatori”.
L’assistenza quindi sembrerebbe l’unica via. Non tutti però ne hanno diritto. Non potere o non volere pesare sulle casse dello Stato si rivela quindi una sorta di ‘condanna definitiva’ al non riuscire a ottenere un appartamento?
“Purtroppo sì, è il mercato. Se ci fosse un tasso di sfitto alto, le cose sarebbero differenti. Il proprietario, pur di non lasciare vuoto l’appartamento, dimostrerebbe una flessibilità maggiore scegliendo anche un inquilino che ha comunque un salario e perciò la facoltà di versare l’affitto, ma che per x ragioni ha un precetto a carico. Ma quando il tasso di sfitto è ridotto quasi a zero, situazione attuale e ricorrente da parecchi anni, chi non rappresenta l’inquilino ideale dalla provata solvibilità è ancor più sguarnito. Il proprietario è molto più selettivo perché sa bene che la possibilità che l’appartamento rimanga sfitto è davvero remota”.
Capitano spesso casi simili? La vostra associazione può magari fornire aiuto in qualche modo?
“Sì, sono situazioni che rappresentano sempre più una realtà. Noi non possiamo aiutare in nessun modo perché non possiamo fornire garanzie, diamo unicamente assistenza giuridica agli inquilini. E qui non è questione tanto di leggi, quanto della convergenza di ragioni economiche e della situazione attuale del mercato dell’alloggio che fa sì che chi ha un precetto esecutivo a carico non venga nemmeno preso in considerazione come possibile futuro inquilino”.
IB