La cifra compare sull’ultimo numero del Foglio ufficiale, all’interno dell’elenco in cui si segnalano i precetti esecutivi pendenti su persone con domicilio in Ticino che, per volontà o perché irreperibili, continuano a sottrarsi alla notifica
LUGANO – A.A.A. 10,8 milioni di franchi cercasi. La cifra compare infatti sull’ultimo numero del Foglio ufficiale, all’interno dell’elenco in cui si segnalano i precetti esecutivi pendenti su persone con domicilio o sede in Ticino che, vuoi per loro volontà, vuoi perché irreperibili, continuano a sottrarsi alla notifica.
E irreperibile, diciamo, è il destinatario del milionario avviso emesso dall’Ufficio esecuzione di Lugano. Si tratta infatti, come si legge su LaRegione di stamani, di Rocco Zulino: un 50enne, ex broker e bancario che dal maggio scorso è finito in carcere a Napoli in seguito a una inchiesta della Procura napoletana con al centro la sparizione di ingenti somme e il riciclaggio di denaro – sette milioni di euro secondo gli inquirenti – appartenente al clan camorristico dei Polverino.
A Lugano, Zullino era presidente della Rz et Associés Lugano con sede in via Albonago a Lugano-Viganello. Una Sa attiva nella consulenza, nell’amministrazione e nella gestione di patrimoni e investimenti, che ‘vanta’ ora numerosi clienti che si ritengono danneggiati avendo visto sparire, con Zullino, anche il loro denaro.
E in particolare uno di questi, un cittadino estero che vanta il credito di 10,8 milioni apparso sul Foglio, cerca ora di batter cassa intentando causa. Causa che, al momento, è ancora a livello civilistico. A LaRegione, l’avvocato dell’uomo spiega che questo passo ha lo scopo di bloccare la prescrizione, ma, aggiunge, “temiamo tuttavia che questo non sortirà alcun effetto, visto che Zullino si trova in carcere a Napoli e che, a nostra conoscenza, la sua società non possiede più un solo centesimo”.
All’inchiesta della procura di Napoli, che ha portato all’incarcerazione di Zullino, parteciparono, su fronte elvetico, anche il capo della sede distaccata di Lugano del Ministero pubblico della Confederazione, Pierluigi Pasi, il pm federale Stefano Herold e il professore Alessandro Bernasconi.