“Su internet sono morti praticamente tutti, si tratta di un fenomeno diffusissimo in tutti i paesi che non conosce confini o scrupoli”, spiega l’esperto. Il motivo? “Scherzo, provocazione o, più spesso, la ricerca di facili prede allo spam”
LUGANO – L’annuncio della morte di un personaggio celebre è una delle bufale più presenti e ricorrenti nel web. Di una pio di settimane fa, ad esempio, la (finta) morte di Silvester Stallone. Oppure la dipartita, sempre recentemente, di Paolo Villaggio, che, come ha ironizzato lui stesso, “muore ormai una volta all’anno”, con la differenza che l’ultima volta a cascarci sarebbe stata (il condizionale è d'obbligo) anche l’ANSA, ma su questo punto torneremo più avanti.
Ma chi si nasconde dietro ai necrologi fasulli? E che vantaggi ne ricava? Sono queste le domande che giriamo all’esperto di bufale on line Paolo Attivissimo, a cui abbiamo chiesto di spiegarci meglio il fenomeno.
Su internet, racconta, in particolare su Twitter “sono morti praticamente tutti”. Attivissimo sfoglia quindi il suo ‘archivio’ (“Ne tengo traccia”, spiega) e a conferma ci elenca una lunga lista di ‘morti annunciate’: si va da Justin Bieber a Papa Benedetto XVI, da Michael Jackson a Britney Spears, da Kanye West a Gabriel Garcia Marquez, e questo solo per citare qualche nome.
Attivissimo spiega infatti che si tratta “di un fenomeno diffusissimo in tutti i paesi che non conosce confini o scrupoli”. Le motivazioni che muovono i ‘becchini della bufala’ sono tante, ma riconducibili a tre grandi categorie: “C’è chi lo fa per scherzo, solo per vedere quanti ci cascano e chi, invece, lo fa per provocazione, per sollevare la questione dell’attendibilità delle fonti giornalistiche”.
Capita infatti non di rado che le bufale, legate alla morte di un personaggio o ad altri temi, diventino ‘notizia’ venendo riprese dai giornali, spesso i portali web: “Chi immette le bufale sul web con questo intento vuole proprio portare alla luce questo problema deontologico e mostrare come lavorano male alcune redazioni, che non si prendono il tempo di verificare l’affidabilità e la veridicità delle fonti”.
Ma il motore più diffuso alla base di questi post o cinguettii rimane lo spam. Spiega Attivissimo: “Spesso il tutto ha origine da un twit creato da un account fasullo. Questi imbroglioni usano nomi molto simili ai canali ufficiali dell’informazione, ad esempio possono mimare il nome della CNN registrandosi come “CCN Breaking”. In questo modo la gente ci crede, si fida, e comincia a seguire il profilo, perché è quello che ha le notizie in anteprima, quello che arriva prima degli altri”.
Si tratta quindi, in ultima analisi, di una tecnica, di abbastanza sicuro successo, messa in atto da chi vuole fare pubblicità attraverso i social, per acquisire seguaci. Infatti, dopo qualche tempo questi profili si riempiono di post contenenti offerte promozionali o pubblicità.
Il meccanismo però funziona sempre, anche quando non viene adottato il mezzuccio del ‘nome verosimile’: anche nel caso di un creatore anonimo, basta infatti che il posto o il twit venga ripreso da qualcuno che ha molti seguaci ed ecco che questi inoltrano sui propri social la (finta) notizia e la bufala si alalrga a macchia d’olio.
E allora, come sempre quando si ha che fare con il web, l’invito è quello alla prudenza e a un po’ di sano scetticismo: “Purtroppo – conclude infatti Attivissimo – il mercato della tragedia è sempre florido e può contare su questa foga che abbiamo di esser i primi ad annunciare qualcosa. Questo perché si prova una sorta di gratificazione nell’essere ‘quelli che sanno prima degli altri’, ma è un esercizio di vanità che va poi a causare questi incidenti. La regola dovrebbe quindi esser sempre quella di verificare la fonte prima di ripubblicare qualcosa andando a controllare sul sito reale, ufficiale, degli organi di informazione, anche perché, appunto, su Facebook e Twitter i nomi di possono falsificare facilmente”.
La morte di Paolo Villaggio e lo scivolone dell’ANSA
Come detto, l’attore comico italiano, muore praticamente almeno una volta all’anno, tant’è che Villaggio ironizza ormai senza remore sulle sue dipartite. Ma in occasione dell’ultima, di qualche settimana fa, a far notizia è stato lo scivolone dell’ANSA. Dilagante sul web infatti lo screenshot che mostra il post sulla pagina Facebook dell’agenzia, in cui si annunciava l’addio dell’Italia al suo Fantozzi (vedi foto).
Con una ricerca sommaria su Google si scopre che l’ANSA sarebbe cascata nella bufala solo per qualche minuto e che avrebbe poi eliminato il post. La realtà è invece che ci troviamo in una ‘bufala’ nella bufala: il post sarebbe infatti un falso a opera di qualche burlone, come ci spiega ancora Paolo Attivissimo.
ibi