Un bomber del genere, probabilmente, non nascerà più: record di reti e di presenze, grandissimo attaccamento alla maglia. i suoi tifosi lo hanno celebrato ieri, nel derby che il suo Chiasso ha vinto su rigore
CHIASSO - Da millenni si dibatte sulla questione se sia possibile avvertire la presenza di chi ci ha lasciati. Sovente qualcuno afferma di sì, o per consolarsi o perché magari particolarmente credente. Ieri sera allo stadio di Chiasso, forse più di uno alla domanda avrebbe risposto che sì, Puci Riva IV era lì.
Nel calcio d’oggi è difficile parlare di bandiere, è vero, e quando ad andarsene è colui che ha battuto tutti i record, da quello di presenze a quello di reti, senza mai lasciare quella maglia rossoblu, fa un certo effetto. La morte di Ferdinando Riva ha colpito tutti, dai tifosi più stagionati che lo ammiravano macinare gioco al vecchio Comacini, ai più giovani che lo hanno vissuto solo attraverso i discorsi. Tant’è che il minuto di silenzio, con la squadra di casa stretta a metà campo con la foto di Riva IV, è stato sentito davvero e non solo per doverosa circostanza, come spesso accade.
Poi, sul campo, ci è scrollata la commozione e si è giocato. Perché un derby per definizione non potrà mai essere una gara qualunque, e perché il Chiasso aveva bisogno di punti come il pane: per la classifica, e per l’autostima. Il Lugano veniva da una vittoria roboante, e di certo non ci stava a perdere. Chi si è lamentato dello spettacolo, forse non ha tenuto conto che la Challenge League attuale è questa, che i rossoblu erano contratti dalla paura di perdere ancora, e che i bianconeri avevano gli uomini contati. In effetti, il fatto che sia stato un rigore a decidere la sfida può dar ragione. Ma qualche occasione e alcuni spunti, nella ripresa soprattutto, si sono visti. Col Chiasso che non ha ancora segnato un gol su azione e vive grazie ai rigori del cecchino Alberto Regazzoni, però che in attesa di risolvere un problema che si può fare annoso si accontenta e sorride, e col Lugano che ha cercato una reazione senza trovarla.
Il tecnico Bordoli alla fine se l’è presa con l’arbitro, a suo dire troppo protagonista, per il penalty (netto) consesso agli avversari e per un gol annullato ai suoi per un fallo (che visto dalla tribuna pare esserci). Nel calcio, diceva qualcuno alla fine, ha ragione chi vince. Dunque, questa volta, il Chiasso, che respira e si prepara alla Coppa.
Certamente, un bomber come Ferdinando Riva, 522 presenze e 226 gol con i rossoblu, 22 gettoni e 3 marcature in nazionale, soprattutto un’offerta dalla Fiorentina neoscudettata rifiutata per non staccarsi dalle proprie radici, non nascerà più. Perché il gioco è cambiato e raggiungere quei numeri è quasi impossibile, e perché ormai si cambia maglia quasi ogni anno.
Però lo stadio pieno di ieri e la vibrante rivalità che si avvertiva fanno capire che, dopotutto, questo bistrattato calcio ticinese alla gente non dispiace così tanto. Lo si critica, ma continua a piacere, sotto sotto.
PB