La mostra si propone come un saggio dei beni culturali che il suggestivo convento custodisce e si inserisce nel quadro di attività promosse dagli “Amici del Bigorio”, associazione nata per contribuire alla sua sopravvivenza
MENDRISIO – È stata presentata questa mattina in conferenza stampa la nuova mostra che occuperà gli spazi della Pinacoteca Züst di Rancate dal 19 aprile fino al 13 settembre. Al suo centro alcuni dei dipinti del Settecento lombardo provenienti dalla quadreria del Convento di Santa Maria Assunta del Bigorio.
A 480 anni dalla fondazione di quella che fu la prima sede in Svizzera dei frati cappuccini, la mostra, voluta dall’Associazione Amici del Bigorio, si propone come un saggio ‘extra-muros’ dei beni culturali che questo prezioso luogo custodisce.
Guardare la quadreria, ha esordito Edo Bobbià presente alla conferenza stampa in qualità di membro di comitato dell’Associazione amici del Bigorio, che per chi, come lui, frequenta regolarmente il convento “è come vedere certi film: “si guardano e riguardano come ci si avvolge in una coperta in cui riscaldare le emozioni”.
E da ‘momò’, ha aggiunto, “sono particolarmente fiero, da momò, che un pezzetto importante del Bigorio sia per un po’ qui da noi”. Una presenza che, oltre a far conoscere i tesori nascosti di “uno dei siti più belli del Cantone, sia per la sua posizione geografica dominante, sia per un alone di particolare fascino”, si spera possa anche contribuire alla sua sopravvivenza.
Questa iniziativa, ha spiegato Bobbià, si inserisce infatti nel quadro di attività proposte dagli “Amici del Bigorio” mirate a far conoscere ed apprezzare il Convento. Ma anche a garantirne i mezzi finanziari necessari alla sua esistenza. L’Associazione, fondata nel 2011, “è in sostanza un gruppo di 7 amici che una volta al mese si riunisce, sotto la presidenza di Bruno Lepori e opera per assicurare lunga vita al Convento”, grazie alle attività culturali e di ricerca fondi.
Sette amici in appoggio a Fra Roberto, con il “compito di aiutarlo nella non facile gestione” del Convento che, ha voluto sottolineare ancora Bobbià, vive proprio grazie a quest’ultimo. “Un religioso, un uomo, un ispiratore di eccezionali qualità umane e, visto il momento odierno, anche artistiche, sia per i suoi quadri, sia per le sue vetrate. Noi “Amici del Bigorio” gli siamo grati e riconoscenti per la sua fresca e innata vitalità che sembra non conoscere l’usura degli anni, che sono 81”.
Bobbià ha quindi concluso augurandosi che gli amici e sostenitori, anche grazie a questa importante manifestazione, possano ulteriormente aumentare: “Senza di loro, già saremmo in serie difficoltà. Non facciamo morire il Bigorio”.
Tra le mura del Bigorio
La ricca quadreria cappuccina conta una settantina di tele risalenti perlopiù ad un periodo che va dal tardo Rinascimento all’Ottocento. Nelle sale della Pinacoteca Züst si potranno vedere una decina tele settecentesche particolarmente significative.
Gli autori dei dipinti esposti vanno ricercati tra i protagonisti più prestigiosi della pittura lombarda del Settecento, testimonianza dei legami culturali e artistici che il convento intratteneva con Milano e con la provincia: da Giuseppe Antonio Petrini di Carona a Pietro Antonio Magatti di Varese, da Giuseppe Antonio Felice Orelli di Locarno al milanese Federico Ferrario.
Selezionate secondo un criterio cronologico, le opere propongono tematiche sacre differenziate, legate sia alla loro destinazione per edifici religiosi sia al collezionismo privato, costituendo nel contempo un arricchimento delle conoscenze del corpus artistico di questi artefici.
L’esposizione, curata da Edoardo Agustoni e Ivano Proserpi, è accompagnata da un catalogo con saggi sulla storia del convento, sulla formazione della sua quadreria e con schede delle opere in mostra.
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