LUMINO – Fare l’orto resta un hobby e una passione per molti, qualche consiglio su come prendersene cura al meglio torna quindi sempre utile. A fornirceli è Tiziano Pedrinis, esperto di orticoltura presso il Centro Mezzana a Mendrisio.Vista la morfologia del Ticino, racconta, dove si spazia dai 200-300 metri sul mare delle pianure e collinari ai 1500 dei villaggi della montagna, è difficile dare indicazioni generali sulla scelta degli ortaggi. Ma fino ai 600 metri, “è possibile coltivare l’intero assortimento più comune: dalle varie insalate al sedano, dalle coste ai rapanelli, dai pomodori alle melanzane, … Poi, più si va in altitudine, più l’assortimento si restringe. Per esempio, sopra i 1000 metri sono da evitare melanzane e peperoni. Mentre il pomodoro deve essere possibilmente piantato in angoli riparati, contro un muro magari”.Una varietà di possibilità che non cambia nonostante il clima sia leggermente cambiato negli ultimi anni: “Non ha avuto grande influenza sulle condizioni di coltivazione. Precipitazioni intense, periodi di calure, sbalzi termici fra giorno e notte, hanno sempre fatto parte della meteorologia ticinese”, commenta. “L’importante per la coltura degli ortaggi è una regolare disponibilità di acqua, che deve quindi essere garantita durante i periodi con poche precipitazioni, in modo particolare in terreni leggeri e sabbiosi, tipici della maggior parte del Ticino e del Grigioni italiano”.E veniamo quindi proprio al terreno: prima di piantare semi e piantine, Pedrinis, nonostante qualche teoria contraria, consiglia di vangare l’orto, rivoltando bene la terra, in modo arieggiarlo (“così le radici respirano”) e da riportare in superficie le sostanze nutritive andate in profondità. Proprio per permettere all’ossigeno di penetrare attorno alle radici delle piante coltivate, durante la stagione di coltura il deve esser tenuto ‘pulito’, eliminando le malerbe, la vegetazione indesiderata. Inoltre, “il suolo e la vita che contiene – batteri, funghi, lombrichi, insetti utili, … – deve essere nutrito con l’apporto di sostanze organiche come letame, composto, o altre materie di origine organica”. Ma per gli ortaggi, spiega ancora, “è importante un buon contenuto di potassio nel terreno, che è presente in quantità insufficiente ne concimi organici”. Deve quindi essere dato alla terra con un concime minerale (il solfato di potassio o Patentkali, considerati prodotti biologici), oppure, prima della vangatura, con buona cenere di legna. Mentre i terreni eccessivamente acidi possono essere corretti con apporti di calce. Durante l’estate, aggiunge, “le piante possono essere concimate con un concime minerale contenente azoto: il nitrato ammonico, ad esempio, per chi opera secondo il metodo convenzionale o la ricciolina di corna-cornunghia per chi segue i principi bio”.Citati i principi bio, pensando a come combattere malattie e parassiti, chiediamo a Pedrinis: i prodotti chimici vanno usati o no? Quali sono pro e contro dei due sistemi? “Non si può parlare di vantaggi e inconvenienti dei metodi di coltivazione convenzionale e biologica. La coltivazione biologica a livello professionale non si limita unicamente alla questione dei prodotti fitosanitari, ma ha un disciplinare che va molto lontano e riguarda i terricci impiegati, la lavorazione del suolo, la rotazione delle colture, il modo di gestire dell’azienda, ...”L’orto, continua, “deve dare la possibilità di ottenere prodotti in grado di darci soddisfazione al momento del raccolto e del consumo a tavola!” Per Pedrinis, dunque, “bisogna fare uso di prodotti antiparassitari solo in caso di effettivo bisogno, poiché l’orto deve essere un appezzamento di terra condotto secondo principi ecologici, indipendentemente dal fatto se si faccia uso di prodotti biologici o meno”. Anzi, “talvolta l’applicazione di un insetticida biologico è meno ecologica di un insetticida convenzionale perché questo elimina anche gli insetti utili, mentre alcuni convenzionali li rispettano”. Il consiglio di Pedrinis resta in ogni caso quello di intervenire, nel caso di parassiti animali come insetti o acari, solo una volta constata la sua presenza. Mentre “se si vuole avere una certa sicurezza contro le poche malattie fungine che di regola coinvolgono le colture dell’orto si deve intervenire preventivamente”.Ma in generale, salvo i casi di pomodori e cucurbitacee (zucchine, cetrioli) soggetti, rispettivamente, alla peronospora e allo oidio, secondo Pedrinis “non è necessario prevedere interventi con prodotti convenzionali (diverse preparazioni) o biologici (rame e zolfo)”.E proprio su queste due specie ortive più delicate, Pedrinis conclude con qualche consiglio puntuale. Cominciamo dal pomodoro: “coprirli con un tettuccio o coltivarli in piccole serre – spiega – è una misura utile per prevenire la peronospora, sua malattia principale”. Mentre per le zucchine, un buon metodo per evitare l’insorgere di malattie fungine è quello di “procedere a più trapianti nel corso della stagione, in modo da avere in produzione piante giovani e robuste, meno sensibili al parassita”.