Intervista a Grégoire Meier, esperto ed autore del blog "Serpenti del Ticino". GUARDA LE FOTO
LUGANO – La segnalazione ci è giunta da un lettore, che ha condiviso l’incontro fatto durante una passeggiata: lì, acciambellata tra l’erba a godersi i primi tepori primaverili, una vipera (vedi gallery). Se infatti queste, e i serpenti più in generale, sono animali autoctoni, che da sempre condividono con noi il territorio, la loro vista non lascia indifferenti suscitando fascino e timore. Questo avvistamento diventa l’occasione per una chiacchierata con Grégoire Meier esperto di serpenti la cui passione si è anche tradotta in un blog e in una pagina Facebook dedicata ai ‘Serpenti del Ticino’, per informare e ricordare che “non si tratta di animali pericolosi”, sensibilizzando quindi le persone sulla loro tutela.
In Ticino, racconta infatti Meier, vivono sette specie di serpenti, tra cui solo due di vipere. “Le uniche velenose. Sono la Vipera aspis, che si può trovare su tutto il territorio, essendo presente dai 500-700 metri di altitudine in poi in quasi tutte le valli, e la Vipera berus, che è però raro incontrare dato che vive in una zona limitata del cantone: il Monte Camoghè e la Val Morobbia”.
L’habitat dei serpenti è quello che permette loro di nascondersi e a seconda delle specie possono prediligere le rive di fiumi e laghi o luoghi più aridi. “Sono animali schivi, amano quindi ambienti dove c’è una fitta vegetazione, i roveti, i muri a secco o i diroccati. Ambienti, insomma, in cui possono stare nascosti”. E questo, potenzialmente, a tutte le altitudini. “Purtroppo nelle zone di pianura abbiamo distrutto gran parte dei loro habitat tagliando i boschi e cementando. Una situazione di cui questi animali soffrono parecchio e che li sta quindi vedendo sempre più scomparire a basse quote”.
Qualche incontro, in pianura, come, soprattutto, nelle vallate e montagne, è possibile. “Li si possono osservare facilmente nel periodo caldo al mattino o nel tardo pomeriggio. Nel pieno della giornata, se la temperatura è troppo alta, preferiscono invece starsene rintanati. Oppure dopo i periodi di pioggia, quando, dopo esser rimasti nascosti per qualche giorno, escono quasi tutti allo scoperto per riprendere calore”.
Ma come riconoscerli e capire se siamo di fronte a un esemplare velenoso? Prima di rispondere Meier tiene a fare una precisazione, che è anche un appello. “Tutti i serpenti da noi sono protetti, non si possono ammazzare perché velenosi e non c’è perciò motivo di volerli identificare per ucciderli”.
Riconoscerli, spiega, è complesso. “In Ticino i serpenti velenosi hanno la pupilla verticale, come quella dei gatti, mentre i colubri, quello innocui, rotonda”. Un metodo che non è però consigliabile: “Per vedere l’occhio bisogna avvicinarsi troppo e se uno non li conosce o non lo fa per scopi “scientifici” è sempre bene che li osservi a debita distanza”. Perciò, in generale, può valere la regola che i colubri sono abbastanza lunghi e slanciati e di impatto, alla vista, le spire sono lucide e brillanti. Mentre le vipere sono più corte, tracagnotte e opache.
Da sfatare quindi il luogo comune della testa triangolare. “O almeno in parte. Il collo delle vipere si stringe alla base del cranio, facendo sembrare che abbiano come delle guanciotte, da cui la forma della testa a triangolo. Ma molti serpenti, quando si sentono minacciati, si appiattiscono, dando la stessa impressione”.
Meier racconta poi di aver spesso ricevuto segnalazioni su vipere che nuotano in laghi o fiumi da parte di bagnanti preoccupati. Un altro mito da sfatare: le vipere possono vivere sì nei sassoni in riva ai corsi d’acqua, ma non si tuffano né si immergono. “Si tratta in realtà della natrice tassellata, un serpente innocuo che si nutre di pesci e che vive in riva ai laghi o ai larghi fiumi”, dovesse anche capitare di calpestarlo, tranquillizza, scapperebbe semplicemente via.
Venendo alle precauzioni da prendere per evitare un ‘incontro ravvicinato’, Meier ricorda che se non si infastidisce il serpente, colubro o vipera che sia, non si avrà nessun problema. “Non sono animali che attaccano l’uomo, per loro non siamo cibo, perciò non hanno alcun interesse a morsicarci. Quando ciò avviene è perché, volontariamente o meno, si è innescata un azione di difesa da parte del serpente, sorprendendolo, infastidendolo o cercando di catturarlo o ammazzarlo”.
I morsi capitano più per imperizia umana: quando si spostano mucchi di ramaglia o si mettono le mani in un cespuglio è quindi sempre bene farlo con la dovuta attenzione, indossando un paio di guanti spessi e smuovendo prima la vegetazione con un forcone o un bastone. E anche durante le passeggiate nella natura valgono le stesse precauzioni di sempre: indossare un paio di scarpe adeguate e non camminare, soprattutto nell’erba alta, in sandaletti o a piedi nudi. E se il serpente dovesse invece trovarsi sul nostro cammino, basta mantenere un buon metro di distanza e picchiettare a terra, con un bastone o battendo i piedi, lasciandogli una via di fuga. Può capitare infatti “di sorprenderli in mezzo a un sentiero. Ciò accade soprattutto al mattino presto, quando sono ancora un po’ freddi e lenti nelle reazioni”.
Per evitare poi di averli come vicini nelle cascine o nelle baite, basta “tenere il posto pulito”. Nelle vicinanze di queste case si vedono spesso cataste di legno, lamiere, o “l’angolino del rüt”. Tutti posti, spiega Meier, “che attirano i topi. E se ci sono loro, ci saranno anche i loro predatori. Se si eliminano questi spazi e si tiene il prato tagliato e pulito, si renderà l’ambiente inospitale e gli animali si allontaneranno dalla cascina”. Nel caso in cui, aggiunge, si notasse un serpente che vive nel proprio giardino, basta rivolgersi ai vari enti – come la protezione animali o lo stesso Meier – che si occupano di fare un sopralluogo e far ‘traslocare’ l’inquilino indesiderato senza che né serpente né umano si facciano del male.
Ma che fare se, nonostante tutte le precauzioni, si viene morsi da una vipera? “In Svizzera è dagli anni ’60 che non muore nessuno a causa del morso di un serpente indigeno”, rassicura Meier. “La prima cosa da fare è quindi quella di cercare di restare tranquilli e non andare nel panico, perché questo, oltre ad accelerare il circolo sanguigno, scatena una serie di reazioni, anche psicologiche, che peggiorano la situazione. Poi non resta che andare il più rapidamente possibile in ospedale”. Ma da evitare assolutamente, conclude, “sono i tagli, i lacci emostatici, il bere alcolici… tutte quelle scene da film da non ripetere mai”.
ibi