Sono 190 i volontari che hanno partecipato all’ultimo ciclo di test su farmaci sperimentali: oltre il 90% proviene dall’Italia, spiega il Farmacista cantonale e presidente del Comitato etico Giova Maria Zanini
MENDRISIO – Sono soprattutto giovani uomini e quasi tutti lombardi quanti in Ticino si sottopongono alla sperimentazione di nuovi farmaci. A spiegare prassi e anatomia delle moderne cavie umane è Giovan Maria Zanini, Farmacista cantonale e presidente del Comitato etico che controlla e disciplina i test medici, al Corriere della sera che affronta la questione in un articolo odierno.
Viagra generici, antidiabetici, antiipertensivi: la lista dei medicamenti da testare è molto varia. La sperimentazione si svolge genericamente nell’arco di un paio di giorni: dopo un primo contatto tra cavia e ricercatori e una visita medica, si passa alla prima fase dello studio in cui il volontario viene ricoverato in una clinica per 24/48 ore a seconda del tipo di studio. Qui viene somministrata la prima dose di farmaco e vengono effettuati prelievi di sangue a scadenza regolare per monitorarne gli effetti. C’è poi la visita medica finale, prima della dimissione dalla struttura, dove si accerta che il volontario sia ancora in buona.
Tutto questo per un cachet che varia dai 500 ai 1'000 franchi, ma che può aumentare, di molto, a seconda della complessità dello studio. In un caso, spiega ad esempio Zanini, si è anche arrivati ai tremila franchi.
Sono stati 190 i volontari che hanno preso parte, negli scorsi mesi, all’ultimo ciclo di sperimentazioni, come figura da un registro dell’Ufficio del Farmacista Cantonale che ne raccoglie nominativi e ‘storia’. Si tratta, spiega Zanini, soprattutto di persone di sesso maschile (il 75%) e in giovane età , ma non mancano anche anziani o persone di mezza età .
Sui 190 volontari, aggiunge Zanini, “più del 90% proviene dalla Lombardia e la gran parte di queste persone risiede in un raggio di 50-100 chilometri dal luogo della ricercaâ€. Sono quindi soprattutto milanesi, seguiti a ruota da varesini e comaschi. La ‘vicinanza’, aggiunge il Farmacista cantonale, è infatti un requisito insindacabile per diventare una cavia umana nella Svizzera italiana, dove le regole sono state codificate in modo chiaro fin dagli anni Novanta. Ossia da quando si è assistito alle prime delocalizzazioni di imprese italiane operanti in questo settore. “È una questione di sicurezza – spiega Zanini –: se qualcosa va storto dobbiamo capire subito qual è il problema e come agireâ€.
Varia poi la tipologia delle cavie, ma fra loro figurano tanti studenti universitari: i volontari ideali, sottolinea Zanini. “Arrivano con il bagaglio culturale più idoneo: capiscono e sanno cosa vuol dire fare sperimentazioneâ€. Quei mille franchi, aggiunge, possono servigli per permettersi una vacanza o comprarsi uno scooter.
Fra loro però non possono esserci disoccupati. A inizio intervista Zanini lo dice chiaramente: la cavia umana si inserisce nello stesso contenitore della prostituzione, “è una forma di sfruttamento del corpo umano per conseguire dei soldiâ€. In questo contesto, nei confronti di chi si trova senza lavoro si pone un problema etico importante. “Il disoccupato non può sottoporsi ai test – dice fermamente Zanini –: è troppo dipendente dai soldi che gli verrebbero dati, per cui è molto meno libero di scegliere e valutare se davvero lo vuole fare o no. Ha un incentivo dettato dai debiti troppo forte e perciò in questi studi non ci deve entrareâ€.